Il cantautorato lisergico di Dola: la recensione di "Mentalità"
Dopo aver provato a sfondare come cantautore già nei primi anni Duemiladieci, Dola aveva riposto la chitarra nell'armadio e si era messo a lavorare prima come backliner e poi come driver per Coez e Giorgio Poi. Ora ci riprova: ecco com'è "Mentalità".
Non è semplicissimo raccontare l'album d'esordio di Dola, nuova scommessa di Undamento, la piccola etichetta indipendente di base a Milano che negli ultimi tempi si è segnalata con proposte interessanti come Frah Quintale, Dutch Nazari e Ceri.
Se non altro perché Dola - che dopo aver provato a sfondare come cantautore già nei primi anni Duemiladieci aveva riposto la chitarra nell'armadio e si era messo a lavorare prima come backliner e poi come driver per Coez e Giorgio Poi - è forse il più eclettico tra tutti i cantautori di nuova generazione, quelli del giro dell'ItPop per intenderci: troppo rapper per essere considerato un cantautore puro, troppo cantautore per essere considerato un rapper puro. Parlano per lui le sue canzoni, in bilico tra cantautorato lisergico, elettronica e attitudine DIY, do-it-yourself. Dopo i due Ep "SNLRNZ 01" e "SNLRNZ 02", ispirati alle avventure di Dola nel quartiere romano di San Lorenzo, uno dei centri nevralgici - insieme al vicino Pigneto e a Trastevere - della movida della Capitale, arriva questo "Mentalità", nove canzoni che ci aiutano a conoscerlo più da vicino.
La sincerità prima di tutto: a spingerci verso questa recensione è stata "Lil Pump", la canzone
scelta da Dola come secondo singolo per anticipare il disco
, dopo "Shampoo". È un piccolo gioiellino, una "Albachiara" cantata nello stile di Rino Gaetano - fatevi andare bene questo paragone - e scritta con uno stile di scrittura che usa e fa propri gli strumenti e i contenuti del mondo dell'hip hop, applicati però ad un cantautorato scuro, acustico, incazzato e quasi urlato: "Io poi con gli occhi ti comincio e toccare / e la tua amica che continua a parlare / ma m'è simpatica quindi può restare / Anche a ballare, uoh-oh / con noi Gucci Gang". Vasco e Rino Gaetano, a pensarci bene, rappresentano i due appigli ai quali aggrapparci per non perdere il filo tra le canzoni di "Mentalità": del primo Dola sembra riprendere il modo ironico e anche un po' epico di raccontare la provincia (tra bevute al bar fino a quando non arriva il momento di tirare giù la saracinesca, stagnole che brillano, puttane, biglietti e treni persi), mentre del secondo riprende - oltre al timbro, ruvido e sabbiato - l'attitudine scanzonata e provocatoria.
Se "Mentalità" - scritto e prodotto insieme a MNTL, vero nome Leonardo Milani - fosse stato tutto come "Lil Pump" Dola avrebbe vinto a mani basse.
Invece, anche se l'eco dello stile di Vasco (peraltro citato esplicitamente nel testo di "Collare") e di Rino Gaetano aleggia in più di una canzone del disco, nel complesso "Mentalità" è una collisione allucinata di generi e attitudini. C'è la provincia, il disagio di una generazione (quella di chi è nato negli anni '80), la paranoia, un certo romanticismo urban, testi che raccontano di voci impastate, lampioni, risate, pugni chiusi dentro le tasche, sangue che cola dal naso e mostri nascosti sotto al letto: il tutto raccontato spostandosi continuamente tra hip hop ("Maschi", "Sogni"), elettronica ("Shampoo", "Mostri", "Supermercato", quest'ultima prodotta da Ceri) e cantautorato ("Non esco").
Sarà la rivelazione del 2019? Ne riparleremo a fine anno: ma se volete un consiglio, ascoltatelo. Magari tra qualche mese vi vanterete con i vostri amici di averlo scoperto prima di tutti gli altri.
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