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«HUMANISE - HAAi» la recensione di Rockol

L'elettronica umana di HAAi

"HUMANiSE", secondo album della produce, tra Depeche Mode e Jon Hopkins

Recensione del 15 ott 2025 a cura di Gianni Sibilla

Voto 7.5/10

La recensione

L’elettronica può essere umana? Certo che sì. Chiedete ai Depeche Mode, la band che l’ha portata nel mainstream fino a riempire gli stadi. E chiedete ad HAAi, producer australiana autrice di uno dei dischi più belli (e accessibili) del genere di quest’anno, “Humanise”, appunto. I gradi di separazione sono minimi: HAAi è stata scoperta da Daniel Miller, il boss della leggendaria etichetta Mute, che ha dato il via alla carriera dei Depeche. Era stato proprio Miller a parlarmene, qualche mese fa, quando l’ho intervistato, indicandomela come artista che meriterebbe di più – e di uscire dal circuito della musica elettronica più raffinata.

Il nuovo album va in questo senso, spostandosi vicino alla forma-canzone, con l’uso della voce a dare un tono nuovo. L’altro suo mentore è Jon Hopkins, con cui ha frequentemente collaborato, e l’idea di “umanizzare” l’elettronica nasce proprio da lì: in studio con Hopkins si imbatte in un plug-in vocale che si chiama “Humanise”. “Ci siamo messi a ridere per l’assurdità della cosa: che un’interfaccia digitale ti dia l’opzione se suonare più o meno umano. Poi c’è stato un attimo di silenzio. E ci siamo detti: sarebbe un titolo perfetto per un disco”, mi racconta.

Rispetto al debutto “Baby, We’re Ascending”, “HUMANiSE” è un disco più caldo, più strutturato, più esplicitamente canzone. Senza perdere la fascinazione per l'elettronica che arriva dall'indie – quella frequentata da Hopkins, per intenderci – l’album aggiunge qualcosa di nuovo: la sua voce. “Sentivo di avere qualcosa da dire”, spiega, “e venendo da band shoegaze dove suonavo la chitarra e cantavo, mi è sembrato naturale mostrare un lato più vulnerabile e onesto della mia scrittura”. Questo spostamento verso una dimensione più personale si riflette in una forma musicale che rimane radicata nella club culture ma si apre a una dimensione più emotiva.
Non è un caso che a segnare il passo dell’album sia proprio “Satellite”, brano composto insieme a Jon Hopkins, con le voci di Obi Franky, ILĀ e del coro Trans Voices. Un pezzo costruito su elettronica minimale e aperture melodiche, in linea con il suo mentore.

“HUMANiSE” è un disco che parla del rapporto tra esseri umani e tecnologia, di emozioni raccontate con il suono dei sintetizzatori e dei beat, come si sente molto bene in “Can’t Stand to Lose”, altro pezzo centrale dell’album, sospeso tra glitch e melodie. Ma è anche un lavoro che non dimentica la dimensione politica della musica, intesa come spazio per immaginare un mondo diverso. HAAi racconta di un workshop con Brian Eno, in cui hanno discusso proprio di questo: del ruolo dell’artista con una piattaforma, e di come arte e attivismo siano sempre andati di pari passo.
Ed è la voce, anzi le voci, ad aggiungere una dimensione politica: l’idea di comunità attraversa tutto il disco, che HAAi ha voluto dedicare esplicitamente alla sua famiglia queer e trans. “Essere queer e trans in modo visibile è politico”, afferma, “e riuscire a farlo attraverso la musica, oggi, è una delle forme di resistenza più forti che possiamo avere”.

Nel suo piccolo, “HUMANiSE” riesce in questa missione: costruire un mondo sonoro caldo, che si muove tra l’elettronica e la canzone, tra temi fondamentali dell’umanità e ganci pop. Un album elettronico che suona umano, e se vi piacciono nomi come Jon Hopkins, Brian Eno, Fred Again, Kelly Lee Owens, Bicep – è assolutamente da ascoltare.

Tracklist

01. Satellite (Intro) (02:13)
02. Satellite (04:24)
03. All That Falls Apart (03:15)
04. Comes Together (03:03)
05. Stitches (04:23)
07. Shapeshift (04:50)
08. Voices (05:38)
09. Go (Intro) (00:31)
10. Go (04:23)
11. HUMANiSE (03:47)
12. Hey! (Intro) (00:24)
13. Hey! (03:45)
14. Rushing (Intro) (00:27)
15. Rushing (03:53)
16. New Euphoria (05:19)
17. HQ (03:13)
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