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«MA IO SONO FUOCO - Annalisa» la recensione di Rockol

Annalisa vuole "incendiare" palazzetti, arene, stadi

“Ma io sono fuoco” è pensato per i live ed è in continuità con il precedente.

Recensione del 13 ott 2025 a cura di Claudio Cabona

Voto 7/10

La recensione

Annalisa torna letteralmente in pista con “Ma io sono fuoco”, un album che prosegue nel percorso tracciato da “E poi siamo finiti nel vortice”, uscito nel 2023, che le ha permesso di diventare una delle popstar italiane più importanti e premiate. In questo progetto, anch’esso a livello sonoro molto granitico e legato agli anni ’80, rabbia, paure e ansie mutano in qualcos’altro, tra sarcasmo, positività e synth, senza troppa voglia di farne una lezione di vita. D’altronde non è la prima volta che la cantautrice cambia pelle, creando dei veri personaggi anche a livello visivo come ricordano i tre volti di “Bellissima”, “Mon amour” e “Sola”.

Il trasformismo continua anche in questo capitolo come dimostra “Maschio”, dove veste i panni di un uomo. L’ironia è uno dei punti di forza della penna di Annalisa e in generale del disco, che inizia così: “Ho pianto tutta la sera però non ti ho detto niente, a cena verrò con le mitragliette”, canta in “Dipende”. In “Delusa”, che ha venature funk, provoca facendo l’occhiolino e dicendo “Credo che Gesù fosse una lei”, mentre in “Esibizionista”, dopo aver descritto diversi uomini in modo dissacratorio, sentenzia “meglio sola, meglio una pistola”. Le storie, come ci ha raccontato nella nostra intervista, sono un mash up che arriva da distante e non sono necessariamente personali, anche perché lei adesso è felicemente sposata. Sull’improbabile triangolo di “Emanuela” ci mette una croce e ci balla sopra, mentre con “Amica” scava in profondità in modo più crudo, descrivendo una relazione tossica. Tra le sue influenze, cita Kate Bush, Raffaella Carrà, Donatella Rettore, Alice, Giuni Russo, Celentano e Morandi, anche se, dal punto di vista sonoro, lo sguardo è evidentemente verso Lady Gaga, Dua Lipa e The Weeknd, oltre che a Moroder, un padre per chiunque si rifaccia a un certo tipo di elettronica.

Il disco, nel bene e nel male, cerca sempre "l'effetto hit" ed è un blocco unico, se si esclude “Piazza San Marco” con Marco Mengoni che ha sonorità e atmosfere nostalgiche diverse dalle altre tracce. Interessante “Avvelenata” con Paolo Antonacci che da autore passa al microfono, fondendo il suo bel timbro quasi femminile con quello di Annalisa. Il pezzo finale “Una tigre sul letto continua a parlarmi” è la reazione a tutto quello che ha vissuto, al vortice a cui ha resistito, trasformandosi in fuoco e reagendo alle avversità. Ogni brano è ballabile, cantabile, ha elementi divertenti, è insomma pensato per essere vissuto e portato sul palco. Annalisa, con questo album, ha un obiettivo dichiarato: vuole incendiare palazzetti, arene, (presto anche stadi?), inserendo nel suo repertorio pezzi che spingano, che creino elettricità nel pubblico, che diano vigore a un repertorio che, fino a “E poi siamo finiti nel vortice”, era più incentrato sulle ballate classiche. “Ma io sono fuoco” è un disco pop derivativo immaginato per scatenarsi sulle rovine sentimentali e abbracciare, come in un grande rito, il più ampio pubblico possibile.

Tracklist

01. Dipende (03:27)
03. Delusa (03:04)
04. Esibizionista (03:27)
05. Maschio (03:24)
07. Emanuela (03:13)
08. Chiodi (03:13)
09. Io sono (03:30)
10. Amica (03:32)
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