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«MOON MUSIC - Coldplay» la recensione di Rockol

"Moon music", il pop massimalista dei Codlpay

La band di Chris Martin torna con un album ricco di suoni idee ospiti. Pure troppo...

Recensione del 04 ott 2024 a cura di Gianni Sibilla

Voto 7/10

La recensione

Ad un certo punto della loro carriera i Coldplay hanno iniziato a seguire la traiettoria degli U2: produzioni gigantesche, mega show, e dischi che oscillano tra il mainstream e qualche sperimentazione - ma progessivamente allontandosi dai livelli delle origini. Il gigantismo ha generato anche una buona dose di  hater, ma intanto il loro ultimo tour, che va avanti da più di due anni, è uno dei più visti di sempre.

Poi ci sono gli album, appunto: un'altra espressione delle ambizioni della band. Un pop colorato, multiforme, ricco di suoni, idee, ospiti. Certe volte anche troppo, perdendo di vista l'obbiettivo finale.
La buona notizia è che "Moon music" è un disco decisamente più a fuoco del predecessore "Music of the spheres", uscito 3 anni fa e di cui è (teoricamente) un sequel.  Ci sono temi simili, a partire dall’immaginario astronomico: là i pianeti, qua la luna. Al fianco della band c’è un cast ormai consolidato: il produttore Max Martin (il Re Mida svedese del pop), l’Italiano Davide Rossi agli arrangiamenti orchestrali, il producer John Hopkins, Brian Eno. E  anche qua si passa per molti generi, dal pop epico all’elettronica, da ballate per piano ai suoni acustici ed orchestrali, con interludi tra un brano e l'altro. Ma “Moon music” suona più organico del suo predecessore: i Coldplay sembrano voler fare un riassunto delle loro carriera, mettendo assieme le loro diverse anime.

Quando è uscito il primo singolo “feelslikeimfallinginlove”  ho pensato ho pensato che i Coldplay fossero diventati la cover band di se stessi, con quel “I know, lalalala” che sembrava messo a caso per mancanza di idee liriche. Una canzone che sembrava fatta con l'intelligenza artificiale.
Ma i Coldplay di “Moon Music” sono molto meglio di quella copia sbiadita di loro stessi: e si capisce fin dal primo brano, la title track, brano con Jon Hopkins. Il producer collabora con la band da 16 anni ma per la prima volta viene accreditato come featuring: è una delle cose più belle del disco, si sente la sua mano nell’introduzione strumentale che si apre in una bella ballata. Funzionano i suoni acustici di “Jupiter”, con abbondante presenza di cori e degli archi di Davide Rossi, con un finale che sembra citare “Viva la vida”, mentre ‘iAAM’ (“I Am a Mountain”) ricorda il pop-rock dei primi album; “Good feelings” è un funk pop con Nile Rodgers.

Certe volte si torna ad esagerare: “AETERNA” è elettronica con la cassa dritta che termina con un coro africano che non c’entra nulla con il brano: il tutto stride pure con i brani precedenti. “We pray” invece mette assieme troppe cose: archi, i beat e il rap. Poi però piazzano ballate al piano come “All my love” o pezzi quasi ambient come la conclusiva “One world” (con Brian Eno), che sanno ancora commuovere e stupire. 

I Coldplay dicono che smetteranno al 12° album: "Moon music" è il decimo, per fermarsi c'è ancora tempo.  Intanto c'è l'ottimismo di queste canzoni: buoni sentimenti, melodie, per 45 minuti di sollievo dai conflitti e dalle brutte notizie che ci circondano. Il pop è fatto di queste cose, e i Coldplay lo sanno interpretare bene: certe volte si fanno prendere troppo la mano, ma questa volta - pur nel loro massimalismo - hanno realizzato un disco a fuoco.

 

TRACKLIST
‘Moon Music’ 
‘feelslikeimfallinginlove’ 
‘We Pray’ (ft. Little Simz, Burna Boy, Elyanna & Tini) 
‘Jupiter’ 
‘Good Feelings’ (ft. Ayra Starr) 
'Alien hits Alien radio'
‘iAAM’ 
‘Aeterna’ 
‘All My Love’ 
‘One World’ 

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