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«MEMOIR OF A SPARKLEMUFFIN - Suki Waterhouse» la recensione di Rockol

Suki Waterhouse: scintille pop e un po' di indie rock

La cantante, modella e attrice britannica torna con un secondo album: luminoso, ma frammentario

Recensione del 26 set 2024 a cura di Elena Palmieri

Voto 6.5/10

La recensione

Modella, attrice e cantautrice: quello di Suki Waterhouse è un percorso contraddistinto dall’ecletticità. Originaria di Londra, classe 1992, ha mosso i suoi primi passi nel mondo dello spettacolo sui set e in passerella, conquistando con i suoi tratti british e la chioma bionda le copertine di magazine come Vogue, Marie Claire, Elle e Vanity Fair. Legata alla musica fin da piccola, è stato sul set della serie “Daisy Jones & the Six”, basata sull'omonimo romanzo di Taylor Jenkins Reid e ispirata alla storia dei Fleetwood Mac, che la vede interpretare il ruolo della tastierista di una rock band degli anni ’70, che Suki Waterhouse ha deciso di perseguire il suo talento musicale oltre la camera da presa. Dopo aver dato alle stampe il suo primo album “I can't let go” nel 2022 per la Sub Pop, la 32enne artista ha pubblicato in questo mese, sempre per la storica etichetta, il suo nuovo e secondo lavoro di studio, “Memoir of a sparklemuffin”.

La ragnatela di Suki Waterhouse

Lo sparklemuffin è un ragno pavone australiano dal manto variopinto, di recente scoperta, la cui particolarità è la danza di accoppiamento. “È incredibilmente colorato, esegue una danza sfarzosa e se la sua compagna non approva, se lo mangia. È una metafora della danza della vita, in cui siamo tutti coinvolti”, ha spiegato Waterhouse a proposito del titolo del disco.
“Memoir of a sparklemuffin” ha preso forma dopo la frenesia di un periodo fatto di tour, che ha portato la cantautrice fino al Lollapalooza di Chicago nel 2023, ed stato concluso negli ultimi mesi di gravidanza, mentre Suki era in dolce attesa della sua prima figlia con Robert Pattinson, per cui ha trasformato il soggiorno in uno studio di registrazione casalingo. Dopo essersi esibita al Coachella lo scorso aprile e aver calcato il palco dello stadio di Wembley per aprire una delle date londinesi dell’”Eras Tour” di Taylor Swift ad agosto, con il suo nuovo album Suki Waterhouse cerca di attirare gli ascoltatori nella sua ragnatela.
Come quella di un ragno pavone, la tela stilistica della cantautrice britannica tende a essere appiccicosa nelle varie sfumature sonore che colorano “Memoir of a sparklemuffin”. Tra i toni variopinti dell’album, attraversando diversi stati d’animo e atmosfere, con momenti brillanti e altri più cupi, Suki Waterhouse offre una sorta di diario musicale, dove si mescolano pensieri, frammenti di vita ed esperienze d’amore.

Per tessere la trama delle diciotto canzoni di “Memoir of a sparklemuffin”, per oltre 50 minuti di musica, Waterhouse si è circondata di una squadra che ha visto schierati produttori e autori come, tra gli altri, Eli Hirsch, Jonathan Rado (Weyes Blood, Father John Misty, Beyoncé), Brad Cook (Bon Iver, War on Drugs, Snail Mail), Greg Gonzalez (Cigarettes After Sex), Rick Nowels e (James Blake, Lana del Rey).
Nel dipingere la sua tela, Suki Waterhouse attinge a una serie di stili, combinando generi e suggestioni. Chitarre soffuse e voci eteree aprono l’album con "Gateway drug”, catturando l'ascoltatore prima di cedere il passo a una dinamica più pesante. La dolcezza della traccia di apertura si fonde alle distorsioni e ai sintetizzatori di “Supersad”, uno dei momenti migliori del disco. Il ritmo aumenta, mentre la cantautrice prende di petto la situazione: “There's no point in being supersad / All of the tears wish I never cried / End of the world 'til I'm doing fine / There’s no point in being supersad”. Su binari più accattivanti si addentra “Blackout drunk”, dove cori femminili orecchiabili e battimani celano temi più oscuri, ma la chitarra acustica di "Faded" raddrizza rapidamente la situazione.
Le influenze che guidano la direzione di “Memoir of a sparklemuffin” si rifanno a stili e situazioni varie, dal folk di “To get you” alla musica alternativa anni Novanta di “Big love”, dall’indie rock di “OMG” al pop di “Nonchalant” e “Model, actress, whatever”, fino a canzoni che mirano a uno stile confessionale alla Lana Del Rey come "Everybody breaks up anyway” (I know sometimes we fight, make you sad, make you crazy / I slide out the cigarette, forget you hate me", canta nel bridge) e “Could’ve been a star”.

Un po' di tutto

In “Memoir of a sparklemuffin” c'è un po' di tutto, e un po' di troppo, e la sua fantasia è anche il suo punto debole. Con il suo secondo album, Waterhouse rafforza la sua abilità nella scrittura e mostra con orgoglio le sue influenze. I difetti vengono sorvolati, mentre non si resta fermi troppo a lungo su una situazione, ma ci si lascia trascinare da un fascino variegato. Nel disco, però, molti momenti salienti e brillanti risultano frammentari in mezzo a troppe tracce, non sempre troppo avventurose. L’energia delle parentesi migliori non viene infatti mantenuta fino alla fine, in un progetto che è troppo denso per il suo bene. La speranza per Suki Waterhouse, una figura potenzialmente interessante nel panorama musicale odierno, è che per un prossimo lavoro di studio riesca a concentrarsi su una direzione e un’identità principali.

Tracklist

01. Gateway Drug (02:41)
02. Supersad (02:50)
03. Blackout Drunk (02:28)
04. Faded (02:55)
05. Nonchalant (02:20)
06. My Fun (02:42)
07. Model, Actress, Whatever (03:32)
08. To Get You (04:03)
09. Lullaby (02:03)
10. Big Love (03:19)
11. Lawsuit (02:35)
12. OMG (02:58)
13. Think Twice (03:12)
14. Could've Been A Star (02:49)
15. Legendary (03:19)
16. Everybody Breaks Up Anyway (02:36)
17. Helpless (03:01)
18. To Love (03:56)
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