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«CLANCY - Twenty One Pilots» la recensione di Rockol

Twenty One Pilots: “Clancy” è la fine di una saga

Il settimo album della band chiude la serie iniziata nel 2015 con “Blurryface”.

Recensione del 07 giu 2024 a cura di Claudio Cabona

Voto 6.5/10

La recensione

Dopo “Trench” del 2018, disco in cui il loro pop impazzito e imprevedibile aveva raggiunto un picco, i Twenty One Pilots nel 2021 hanno pubblicato “Scaled and Icy”, un progetto senz’altro figlio delle insicurezze della pandemia, ma insapore. Chi ha visto il duo dal vivo almeno una volta sa quanto possa essere elettrico, folle, pericoloso, con il cantante Tyler Joseph che si arrampica ovunque e stuzzica il pubblico, tra macchine in fiamme e oggetti devastati, ma allo stesso tempo dolce, empatico e ricco di canzoni profonde. Quello dei Twenty One Pilots, per certi aspetti, è un universo sonoro fatto di estremi.

In “Scaled and Icy” tutto questo, almeno sul fronte del sound, scompariva: un disco piatto in cui il vecchio immaginario dinamitardo e struggente veniva appiattito per lasciare spazio a una sorta di ottimismo. Il titolo di quel disco, infatti, è l’anagramma di "Clancy is dead". Sì, perché quel mondo arrivato fino alle colonne di “Trench”, con protagonista il combattente Clancy, simbolo della narrazione del duo, non c’era più. Ma ora quel viaggio fatto di suoni e parole che si mischiano in modo folle e suadente, con il loro nuovo progetto, è tornato. Il nuovo capitolo, ambientato in una città futuristica e distopica, racconta, attraverso 13 canzoni, il ritorno a casa di Clancy. Il duo formato dal cantante, tastierista e bassista Tyler Joseph e dal batterista Josh Dun, in qualche modo prova a tornare alle origini, ma non tutto è a fuoco e funziona, spesso si sprofonda nel “già sentito”.

“Clancy” è senz’altro una sorta di grande summa di questi dieci anni di percorso tra rap, pop ed elettronica, in cui, però, alla fine, una mancanza di una reale identità, preferendo essere un progetto multistrato, fa sentire il suo peso. Pezzi come “Overcompensate”, “Routines In The Night”, “Midwest”, “Oldies Station” e altre, arricchiscono in modo deciso la scaletta dei live dove la band esprime il meglio di sé, ma “Clancy” non ha colpi illuminanti o evoluzioni, che nell’arco di un decennio ci si aspetterebbe da una formazione.

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