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«NEVERMIND THE TEMPO - I Hate My Village» la recensione di Rockol

I Hate My Village: un secondo disco storto, distorto e visionario

“Nevermind The Tempo” è un attentato alle convenzioni e alle architetture musicali.

Recensione del 16 mag 2024 a cura di Claudio Cabona

Voto 7.5/10

La recensione

Può un progetto musicale, nel 2024, non seguire, per davvero, le regole? Non per scelta fatta a tavolino, se fosse tutto pianificato sarebbe semplicemente l’altra faccia della medaglia del marketing, ma per vocazione. Una vocazione ad andare fuori strada, a far sbandare il suono per vedere come rimbalza, come reagisce all’idea che bisogna distruggere per costruire qualche cosa di nuovo. “Nevermind The Tempo” degli I Hate My Village, in questo senso, è un meteorite, è l’album che segna il ritorno della super band formata da quattro protagonisti assoluti della nostra musica “diversa”: Adriano Viterbini (Bud Spencer Blues Explosion), Fabio Rondanini (Calibro 35, Afterhours), Marco Fasolo (Jennifer Gentle) e Alberto Ferrari (Verdena).

Senza sembrare un turista bianco

Il gruppo nasce nel 2018 nel segno dell’amore per la musica africana, di cui in questo capitolo rimane il ritmo, lo scheletro che danza, ma su cui la formazione è andata a realizzare un sound anarchico, storto, distorto e visionario, con la voce di Ferrari che sembra quella di uno sciamano in acido. “Questo disco racchiude lo spirito e gli intenti che animano la band fin dalla sua nascita, nel 2018: dieci tracce che mostrano come viaggiare attraverso i suoni dell’Africa senza sembrare un turista bianco, come autodistruggersi in modo creativo e come far transitare parole e suoni, senza badare troppo alla narrazione”, ha scritto Adriano Viterbini nella presentazione del disco. Viene fotografato in questo modo: “È molto più di un semplice album: è una presa di posizione nel mondo, una orgogliosa campagna per la salvaguardia della bellezza dell’imperfezione in una società che anela con ipocrisia all’impeccabilità”.

Una purezza quasi nietzschiana

Ma c’è di più: il progetto insegue una purezza quasi nietzschiana, ovvero priva dei codici che un musicista acquisisce nel tempo. È come se il gruppo, trasformato magicamente in una band di bambini, mettendo al centro il divertimento e l’estro, in alcuni frangenti avesse puntato sul non seguire in modo pedissequo quello che è stato appreso in carriera, ma sull’imboccare altre strade non battute, figlie di esperienze. Non è un album facile, è più una goduria dei sensi, un movimento sclerotico del corpo che un progetto da ascolto lineare. A tratti può sembrare asfissiante, ma è proprio in quel momento che il suono si fa più morbido e la ritmica aiuta a deglutire. Anche per questo raggiunge il suo apice nel rito, ovvero nei live, non potrebbe essere altrimenti. Dalla jam vorticosa registrata su nastro dal vivo e avvolta in una nebbia psichedelica di “Artiminime” a quella ipnotica, tribale e futuristica dalla quale sgorga “Water Tanks”, popolata da visioni d’oltremare e strani segnali remoti, il disco si accende sin dai primi minuti.

Scalare il K2 in ciabatte

“Italiapaura” è una giostra di sibili, ritmi e rullanti, mentre “Eno Degrado” prova a restituire l’atmosfera umida del giorno grigio in cui è nata. “Mauritania Twist” è una cavalcata nel deserto con i Flaming Lips, “Erbaccia” è più ancorata alle emozioni sotterranee. “Jim” invece è una canzone soul che si scioglie. Apparentemente spensierata, è piena di dubbi e malcontento, spaesata, dolorosa. L’unica traccia strumentale del disco, “Dun Dun”, è in bilico tra stasi e costante movimento. “Come una poliziotta” nasce invece in un garage di Castel Gandolfo. Infine, “Broken Mic”, una meditazione senza pretese dove la chitarra suona come un pianoforte, la batteria canta e la voce stride come una radiolina. Il risultato finale del disco è un arcobaleno di colori e suoni mentre il cielo è ancora ombroso e carico di pioggia: ricercare certezze o appigli in “Nevermind The Tempo” è come scalare il K2 in ciabatte. Non va capito, la sua forza e bellezza è nella possibilità di abbandonarcisi dentro.

Tracklist

01. Artiminime (03:25)
02. Water Tanks (02:32)
03. Italiapaura (02:28)
04. Eno degrado (04:12)
05. Mauritania Twist (03:29)
06. Erbaccia (04:35)
07. Jim (03:10)
08. Dun dun (04:25)
09. Come una poliziotta (03:30)
10. Broken Mic (03:15)

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