Le indimenticabili sigle TV degli anni Sessanta

Le canzoni (e i brani musicali), come sigla – iniziale o finale – di un programma televisivo, non s’usano più molto, o almeno non si usano più nello stesso modo. Ma agli inizi della storia della televisione italiana sono state molte le canzoni che, dall’essere proposte come sigle di apertura o chiusura di un programma, sono diventate grandi successi popolari. Mi fa piacere riproporvene qualcuna.
1960 - “Canzonissima”
Iniziata in radio nel 1956 con il titolo “Voci e volti della fortuna”, la trasmissione legata alla Lotteria di Capodanno in onda tradizionalmente sul Programma Nazionale nei sabato sera invernali cambiò nome in “Canzonissima” nel 1958, al suo secondo anno televisivo, e nelle prime annate ebbe sigle cantate da un coro oppure strumentali (scritte da Gorni Kramer e Berto Pisano). Nel 1960, però, “Canzonissima” – l’edizione fu condotta da Alberto Lionello, Lauretta Masiero e Aroldo Tieri, e fu vinta da Tony Dallara con “Romantica” – ebbe una sigla iniziale e una sigla finale cantate, che diventarono entrambe popolarissime.
La sigla iniziale era cantata da Alberto Lionello, era scritta da Amurri e Chiocchio, e s’intitolava “La, la, la, la”:
La sigla finale era cantata dai concorrenti della puntata, si intitolava “Tu lei lui voi noi”, e qui la voce femminile principale è quella di Wilma De Angelis:
1961 - “Studio Uno”
Se qualche mese prima “Giardino d’inverno” era stato la prova generale della formula - un varietà classico ad alto budget e con una squadra professionale di primissimo livello – la prima edizione di Studio Uno, in onda dal 21 ottobre 1961 sul Programma Nazionale (autori Antonello Falqui e Guido Sacerdote, rispettivamente anche regista e produttore, e Dino Verde; Carlo Cesarini da Senigallia, scenografo; Gino Landi e Don Lurio, coreografi; Folco, costumista; Gorni Kramer, direttore musicale), con tutti gli ingredienti classici del genere (canzoni, balletti, numeri comici) passa alla storia come un esempio di grandissima televisione – e infatti arriverà alla quinta edizione. La prima, quella del 1960, fu condotta da Mina e dalle gemelle Alice e Ellen Kessler (che avevano debuttato in Italia proprio con “Giardino d’inverno” pochi mesi prima); e a loro due toccano le sigle del programma.
La sigla iniziale è la celeberrima “Da-da-umpa”, cantata e ballata dalle gemelle Kessler e dai gemelli Blackburn, con testo di Dino Verde su musica di Bruno Canfora:
la sigla finale è l’altrettanto famosa “Sabato notte”, sempre di Verde e Canfora, cantata da Mina:
1962 - “Rinaldo in campo”
Nel 1961 si svolsero i festeggiamenti per il centenario dell’unità d’Italia. Anche il mondo dello spettacolo si mobilitò per l’occasione, e due mostri sacri come Garinei e Giovannini scrissero, sceneggiarono, produssero e diressero “Rinaldo in campo”, una commedia musicale ambientata nella Sicilia del secolo precedente, durante l’occupazione borbonica e prima dell’arrivo di Garibaldi. A scrivere le musiche e a interpretare il protagonista, Rinaldo Dragonera, chiamarono l’allora popolarissimo Domenico Modugno, che aveva vinto il Festival di Sanremo nel 1958 con “Nel blu dipinto di blu” e nel 1959 con “Piove” (lo rivincerà nel 1962 con “Addio... addio”), e che aveva già esperienze teatrali e cinematografiche. L’anno seguente, nel 1962, la commedia musicale (interpretata anche da Delia Scala, Paolo Panelli, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia) viene rimessa in scena per la TV con la regia di Carla Ragionieri, e trasmessa in tre puntate dal 24 novembre all’8 dicembre.
La sigla iniziale è inevitabilmente cantata da Domenico Modugno, e s’intitola “Notte chiara”
ma la canzone che diventa più popolare ed è rimasta nella memoria collettiva è “Tre somari e tre briganti”, cantata in trio da Modugno, Franchi e Ingrassia.
1963 - “Almanacco”
“Almanacco” – il titolo completo era “Almanacco di storia, scienza e varia umanità” – è stato un programma televisivo di divulgazione culturale, andato in onda dal 1963 al 1968 sul Programma Nazionale con cadenza settimanale, inizialmente il giovedì e in seguito il mercoledì.
Nei primi quattro anni la trasmissione era presentata da Giancarlo Sbragia, negli ultimi due da Nando Gazzolo. Nel comitato di redazione figuravano studiosi e docenti universitari come Ginestra Amaldi (moglie del fisico Edoardo Amaldi), Carlo Bo, Alfonso Gatto e Gabriele De Rosa; come è evidente, un bell’esempio della televisione “educativa”, com’era previsto che fosse la televisione di Stato negli anni Cinquanta e Sessanta.
Coerentemente con l’alto livello culturale della trasmissione, la sigla iniziale era una musica tratta dal poema sinfonico “Les Préludes” di Franz Liszt. La sigla finale, “La ballata del tempo”, era invece una canzone, ma di nobili origini: la musica era firmata dal maestro Gino Peguri, stimato autore di colonne sonore; il testo era stato scritto nientepopodimeno che dal poeta Alfonso Gatto; e per cantarla si era scomodata un’attrice di prima grandezza come Lea Massari, che solo l’anno prima si era cimentata nella canzone in quanto fra le interpreti, nel ruolo di Rosetta, della commedia musicale “Rugantino” di Garinei e Giovannini, Pasquale Festa Campanile, Massimo Franciosa, Luigi Magni, le cui canzoni erano state scritte da Armando Trovajoli.
Ecco qui di seguito “La ballata del tempo”:
1963 - “TV7”
La prima puntata di “TV7” andò in onda domenica 20 gennaio 1963, naturalmente sul Programma Nazionale – c’era solo quello... Prototipo del rotocalco giornalistico di approfondimento, negli anni (ne sono state trasmesse, fino al 1971, quasi trecento puntate) ha visto passare diversi curatori e responsabili (Corrado Augias, Andrea Barbato, Gianni Bisiach, Furio Colombo, Tullio De Mauro, Ugo Gregoretti, Arrigo Levi, Pier Paolo Pasolini, Emilio Ravel...) e anche diverse collocazioni in palinsesto. Il programma è stato riportato in vita nell’agosto del 1993: attualmente è curato da Maria Luisa Busi.
La sigla invece è sempre rimasta la stessa: un brano del jazzista Stan Kenton intitolato “Intermission riff”.
Dal 1968, la versione originale di Stan Kenton fu sostituita da una versione dell’Equipe 84 di Maurizio Vandelli, inclusa nel celebre album “StereoEquipe”:
1964 - “Il giornalino di Giamburrasca”
“Il giornalino di Gian Burrasca” è stato uno sceneggiato televisivo trasmesso dalla RAI, in otto puntate, il sabato, in prima serata, dal 19 dicembre 1964 sul Programma Nazionale. Sceneggiato da Lina Wertmuller e Luigi Bertelli, era liberamente ispirato all'omonimo romanzo per ragazzi scritto da Vamba nel 1907.
In un cast di grandi attori (Ivo Garrani, Valeria Valeri, Milena Vukotic, Elsa Merlini, Paolo Ferrari, Arnoldo Foà) l’outsider era proprio la protagonista: Rita Pavone, fresca di grande successo come cantante, per l’occasione nei panni del ragazzino Giannino Stoppani. Lo sceneggiato ebbe un grande successo, così come le canzoni della colonna sonora (le musiche erano firmate da Nino Rota, i testi dalla Wertmuller). Chi scrive ebbe in regalo il 33 giri con la colonna sonora, della quale ricorda con particolare tenerezza una canzone intitolata “Le piccole stazioni”.
Ma la canzone che ebbe il maggior successo è quella della sigla iniziale: “Viva la pappa col pomodoro”, che fu una hit da classifica e che qui di seguito vi facciamo riascoltare:
1964 - “Le inchieste del Commissario Maigret”
“Le inchieste del commissario Maigret” è stata una serie televisiva di sedici sceneggiati, in bianco e nero, tratti da altrettanti romanzi e racconti di Georges Simenon che hanno per protagonista il Commissario Maigret.
Gli episodi furono divisi in quattro stagioni, per un totale di trentacinque puntate, andate in onda sul Programma Nazionale dal 1964 al 1972 per la regia di Mario Landi, con Gino Cervi nel ruolo di Maigret e Andreina Pagnani in quello della signora Maigret.
Altri interpreti fissi erano gli attori che impersonavano gli ispettori coadiuvanti il Commissario Maigret: Mario Maranzana (ispettore Lucas), Manlio Busoni (ispettore Torrence), Daniele Tedeschi (ispettore Janvier), Gianni Musy (il giovane Lapointe), e altri personaggi fissi: Oreste Lionello (il dottor Moers) e Franco Volpi (il giudice Comélieau). Ma nelle puntate della serie sono comparsi moltissimi altri grandi nomi del teatro, del cinema e delle TV italiana: Sergio Tofano, Marisa Merlini, Arnoldo Foà, Ugo Pagliai, Marina Malfatti, Loretta Goggi, Leopoldo Trieste, Gian Maria Volonté, Giuseppe Pambieri, Lydia Alfonsi, Cesco Baseggio, Vittorio Congia, Carlo Hintermann, Angela Luce, Anna Mazzamauro, Didi Perego, Silvano Tranquilli, Giusi Raspani Dandolo.
Il delegato di produzione per la RAI era Andrea Camilleri, ancora lontano dal diventare famoso come “papà” del commissario Montalbano (personaggio che deve più di un tratto a Maigret, e quindi a Simenon). La regia era di Mario Landi.
Il successo di pubblico e di critica degli sceneggiati fu vivissimo, e di Gino Cervi – indimenticabile Maigret, come è stato anche un indimenticabile Peppone nei film della serie “Don Camillo” tratti dai racconti di Guareschi – lo stesso Simenon ebbe a dire “E’ lui il mio Maigret” (un elogio grandissimo, considerando che in Francia i tre film con protagonista il commissario Maigret erano stati interpretati nientemeno che da Jean Gabin).
Ognuna delle stagioni di programmazione dello sceneggiato ebbe sigle iniziali e finali differenti.
Ecco quelle che ho scelto di farvi riascoltare.
Sigla iniziale della prima stagione: “Le mal de Paris”, cantata da Marcel Mouloudji.
Sigla finale della seconda stagione: “Un giorno dopo l’altro”, cantata da Luigi Tenco.
Sigla finale della terza stagione: “Frin frin frin”, cantata da Tony Renis.
Sigla iniziale della quarta stagione: “Il respiro di Parigi”, cantata da Amanda.
1965 - “Studio Uno”
“Studio Uno”, il varietà televisivo passato alla storia come un esempio di grande televisione, era andato in onda la prima volta fra il 1961 e il 1962, la seconda volta fra il 1962 e il 1963. Nel 1964 fu sostituito dalle otto serate di “La Biblioteca di Studio Uno”, con protagonista il Quartetto Cetra, la cui sigla finale era “Una notte così”, cantata da Connie Francis:
“Studio Uno” tornò sugli schermi dal 13 febbraio al primo maggio del 1965; la produzione e la regia erano sempre di Antonello Falqui e Guido Sacerdote, i testi stavolta erano firmati da Castellano e Pipolo, la conduzione era affidata a Mina, insieme alla quale c’erano Luciano Salce, Lelio Luttazzi, Paolo Panelli, Milly e le Gemelle Kessler. Particolare successo di vendita riscossero le due sigle del programma: “La notte è piccola”, cantata dalle Gemelle Kessler, e “Soli”, cantata da Mina, entrambe firmate da Castellano, Pipolo e dal maestro Bruno Canfora.
Qui di seguito ve le riproponiamo entrambe.
1967 - Sabato sera
“Sabato sera” era un programma televisivo italiano di varietà, trasmesso nel 1967 in dieci puntate sul Programma nazionale. Gli autori erano Antonello Falqui, Antonio Amurri e Maurizio Jurgens, le musiche erano di Bruno Canfora e la regia di Antonello Falqui.
Il programma, che era una sorta di rivisitazione di “Studio Uno”, il varietà andato in onda fino all'anno precedente, era condotto da Mina, affiancata da un conduttore che cambiava di puntata in puntata.
La sigla iniziale era cantata da Rocky Roberts, e divenne un grande successo di vendita nel 1967: si intitolava “Stasera mi butto”, ed era firmata da Antonio Amurri e Bruno Canfora.
Gli stessi Amurri e Canfora sono gli autori di “Conversazione”, la canzone della sigla finale di “Sabato sera”, interpretata da Mina.
1968 - “Canzonissima”
La trasmissione invernale di RAI Uno abbinata alla Lotteria Italia, che si era intitolata per le prime cinque edizioni (dal 1958) “Canzonissima” e per un certo periodo aveva cambiato titoli di anno in anno (“Gran Premio”, “Napoli contro tutti”, “La prova del nove”, “Scala Reale”, “Partitissima”), tornò a intitolarsi “Canzonissima” nel 1968, in una delle sue edizioni più memorabili per diversi motivi (la vinse Gianni Morandi con “Scende la pioggia” doppiando per numero di voti ricevuti dal pubblico il secondo classificato, Claudio Villa). Prodotta da Guido Sacerdote, scritta da Marcello Marchesi, Terzoli e Vaime, diretta da Antonello Falqui, fu condotta dal trio Mina – Paolo Panelli- Walter Chiari. La presenza di Mina come presentatrice (e prevista interprete di un medley di canzoni nel corso della trasmissione) suscitò le proteste di alcuni dei cantanti italiani in gara, infastiditi dalla presenza di una collega in un ruolo da non concorrente. La protesta venne fatta rientrare, Mina rinunciò al medley, ma la trasmissione ottenne comunque grandi risultati di pubblico e di critica.
La sigla iniziale, scritta da Bruno Canfora e Antonio Amurri e intitolata in origine “Una banda nella testa”, per l’occasione ribattezzata “Zum zum zum”, veniva cantata (in playback) dal gruppo dei 48 cantanti in gara, affiancati da 70 coristi adulti, 62 del Piccolo Coro dell'Antoniano, 25 pianisti con pianoforte a coda, 100 violinisti, 30 arpisti, 70 suonatori di trombone, 50 suonatori di timpani eccetera eccetera: 543 persone in totale. Si ipotizzò di pubblicare su disco la sigla com’era cantata e suonata in TV, ma risultò impossibile mettere d’accordo tutte le etichette discografiche dei 48 concorrenti. In attesa di risolvere la situazione venne sospesa la pubblicazione del 45 giri di “Zum zum zum” nell’interpretazione di Mina; approfittò abilmente della situazione Sylvie Vartan, incidendo il singolo di “Zum zum zum” e portandolo in classifica. Il 45 giri cantato da Mina, uscito in ritardo, non riuscì ad ottenere lo stesso successo di quello della cantante francese.
Senza rivali invece il disco di Mina con la sigla finale di “Canzonissima 68”: “Vorrei che fosse amore”, sempre di Amurri e Canfora.
1969 e 1970 - “Doppia coppia”
“Doppia coppia” era un programma televisivo italiano di varietà, trasmesso nel 1969 e 1970 sul Programma Nazionale.
Gli autori erano Antonio Amurri e Dino Verde, la regia di Eros Macchi. Il programma era strutturato su due coppie di artisti, da cui il titolo: una delle due curava la parte comica del programma, l'altra la parte musicale.
Nella prima edizione, andata in onda dall'8 marzo al 26 aprile del 1969 per sette puntate, il programma fu condotto da Alighiero Noschese, Bice Valori, Lelio Luttazzi e Sylvie Vartan, con la partecipazione dell’imitatore Alighiero Noschese. La coppia comica Noschese-Valori fu confermata per la seconda serie, andata in onda dal 2 maggio al 6 giugno del 1970 per 6 puntate, mentre Luttazzi e la Vartan furono sostituiti da Massimo Ranieri e Romina Power. Le sigle dell’edizione 1969 erano “Buonasera, buonasera” (sigla di apertura) e “Blam blam blam” (sigla di chiusura), entrambe cantate da Sylvie Vartan. Le sigle dell’edizione 1970 erano “Io sono per il sabato” (sigla di apertura), cantata da Romina Power, e “Sei l’amore mio” (sigla di chiusura) cantata da Massimo Ranieri. Fra queste, l’unica ad ottenere successo commerciale fu “Buonasera, buonasera” di Sylvie Vartan, di Antonio Amurri, Franco Pisano e Dino Verde – e qui di seguito potete riascoltarla.