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«1989 (TAYLOR'S VERSION) - Taylor Swift» la recensione di Rockol

"1989 (Taylor's version)": genealogia di una popstar

Taylor Swift reincide e ripubblica il disco del 2014, confermando quanto fosse avanti già all'epoca.

Recensione del 15 nov 2023 a cura di Mattia Marzi

Voto 8/10

La recensione

Genealogia di una popstar destinata a fare scuola: ecco cos’è (ri)ascoltare “1989”, a distanza di - quasi - dieci anni. Sì, perché nella discografia di Taylor Swift c’è un prima e un dopo questo disco. Era il 2014 e il mondo intero scoprì che oltre la cantautrice country degli esordi c’era di più, molto di più. L’album segnò la svolta elettropop della star della Pennsylvania, che chiuse in soffitta i maglioncini stile Abercrombie & Fitch per rivelarsi una delle popstar più influenti e determinate della sua generazione. Alla manciata di canzoni incluse nel disco Swift lavorò insieme a maestri del pop d’alta classifica come - tra gli altri - Ryan Tedder e Greg Kurstin. L’obiettivo, dichiarato anche nel titolo (la data di nascita della cantautrice), era quello di recuperare le atmosfere e i suoni della musica pop degli Anni ’80 e di riattualizzarli, in un modo o nell’altro. Ci riuscì, guardando a Madonna, Annie Lennox e Peter Gabriel. La critica la premiò (“1989” vinse due Grammy Awards come Album dell’anno e Miglior album pop). E quello stile retrofuturistico e ultracitazionista fece scuola: la “future nostalgia” di Taylor Swift anticipò di sei anni quella di Dua Lipa. Il disco torna ora nei negozi e sulle piattaforme di streaming per la serie “Taylor’s version”, la collana di reincisioni da parte della cantautrice dei dischi incisi agli esordi, dopo essere riuscita a riappropriarsi dei maester dei suoi vecchi lavori dopo la disputa legale con la sua ex etichetta discografica.

Fu anche grazie all’impatto di “1989” se il pop brillantinoso e glitterato cominciò ad essere preso seriamente da molti guardiani della cultura (un anno dopo l’uscita dell’album Ryan Adams sfidò puristi e talebani del rock alternativo pubblicando una sorprendente versione tutta sua dell’intero lavoro della Swift). Pitchfork, per dire, non si prese nemmeno la briga di recensire il disco fino al 2019: oggi riconosce che “dopo l’uscita di ‘1989’ tutti sono diventati Swiftie, sia il vicino di casa di 65 anni che taglia il prato che il bambino di tre anni a cui piace ‘Shake it off’ grazie a ‘Sing’”. L’album segnò uno spartiacque nella storia della popstar, che cominciò a costruirsi l’identità di “una divinità pop invulnerabile” - scrive ancora la “Bibbia” dell’indie - dolcemente machiavellica, che arrangia la sua musica e il mondo intorno a lei con la stessa precisione”. “Reputation” del 2017 e “Lover” del 2019 permetteranno alla cantautrice di espandere il suo impero pop.

Reincidendo le canzoni incluse in “1989”, Taylor Swift ha portato l’esperienza da diva del pop accumulata in questi anni nelle canzoni di dieci anni fa. Se già all’epoca dimostrò di aver maturato, oltre al talento per la scrittura che aveva affinato con il country, anche quello per la produzione in un contesto pop, qui lo conferma. Oggi che, a differenza di allora, nel mondo post-rock il pop d’alta classifica viene preso più seriamente, “1989” brilla molto di più. E il pregio di questo disco - le nuove registrazioni sono fedelissime a quelle del 2014 - è quello di suonare attualissimo, come se fosse stato scritto, composto, registrato e prodotto nel 2023, anziché nove anni fa. Ad affiancare Taylor Swift nell’operazione ci ha pensato Jack Antonoff, che cominciò a lavorare con la popstar proprio durante le sessions di “1989”, diventando presto il braccio destro della cantautrice: all’epoca, appena uscito dai Fun, era un musicista stimatissimo nel circuito indie-rock, oggi è il produttore di riferimento del pop di qualità, vedi alla voce St. Vincent, Lana Del Rey, Lorde.

Come per i precedenti capitoli della collana, anche in “1989 (Taylor’s Version)” Swift ha voluto includere alcuni inediti (ri)pescati dagli archivi. I fan, che hanno mandato sold out le copie fisiche del disco non appena la popstar, lo scorso agosto, ha dato il via ai preordini, aspettavano con curiosità di ascoltare “Slut!”, anche e soprattutto per quel titolo (letteralmente: “Troia”). Il brano è uno sfogo scritto da Taylor Swift nei confronti dei gossip sulla sua vita privata: “But if I’m all dressed up / they might as well be lookin' at us / and if they call me a slut / you know it might be worth it for once / and if I'm gonna be drunk / I might as well be drunk in love”, canta. “Say don’t go” è un brano oscuro ed enigmatico, caratterizzato da atmosfere eteree à la Lana Del Rey, ma in versione Anni ’80: Swift lo scrisse insieme a Diane Warren, pluripremiata autrice statunitense che negli anni ha firmato hit come “I don’t want to miss a thing” degli Aerosmith, “If i could turn back time” di Cher, “Because you loved me” di Celine Dion. Ma l’inedito più sfizioso è “Suburban legends”, che vede la popstar scrivere nello stile denso, in gran parte senza rima, che una decina d’anni dopo avrebbe caratterizzato dischi come “Folklore” e “Midnights”.

Tracklist

01. Welcome To New York (Taylor's Version) (03:32)
02. Blank Space (Taylor's Version) (03:51)
03. Style (Taylor's Version) (03:51)
04. Out Of The Woods (Taylor's Version) (03:55)
05. All You Had To Do Was Stay (Taylor's Version) (03:13)
06. Shake It Off (Taylor's Version) (03:39)
07. I Wish You Would (Taylor's Version) (03:27)
08. Bad Blood (Taylor's Version) (03:31)
09. Wildest Dreams (Taylor's Version) (03:40)
10. How You Get The Girl (Taylor's Version) (04:07)
11. This Love (Taylor’s Version) (04:10)
12. I Know Places (Taylor's Version) (03:15)
13. Clean (Taylor's Version) (04:31)
14. Wonderland (Taylor's Version) (04:05)
15. You Are In Love (Taylor's Version) (04:27)
16. New Romantics (Taylor's Version) (03:50)
17. "Slut!" (Taylor's Version) (From The Vault) (03:00)
18. Say Don't Go (Taylor's Version) (From The Vault) (04:39)
19. Now That We Don't Talk (Taylor's Version) (From The Vault) (02:26)
20. Suburban Legends (Taylor's Version) (From The Vault) (02:51)
21. Is It Over Now? (Taylor's Version) (From The Vault) (03:49)
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