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«THE SHOW - Niall Horan» la recensione di Rockol

Adesso sì che comincia lo "Show" di Niall Horan

Al terzo disco da solista dopo gli One Direction il cantautore irlandese spiazza: la recensione.

Recensione del 23 giu 2023 a cura di Mattia Marzi

Voto 7.5/10

La recensione

Quei coretti à la Beach Boys di “Good vibrations” e la citazione esplicita di Brian Wilson e soci (“God only knows”) in “Heaven” non sorprendono: in fin dei conti già gli One Direction flirtavano nei loro dischi con il classic rock, tra strizzatine d’occhio ai Clash, agli Who e via dicendo. La band di “Pet sounds” non è l’unica reference di tutto rispetto di “The show”: qui e là, nei dieci pezzi che compongono il suo terzo album da solista, Niall Horan cita come fonti di ispirazione addirittura Crosby, Stills e Nash, Jackson Browne e altre icone della scena musicale degli Anni ’60 e ’70 di Laurel Canyon, il rifugio della cultura alternativa statunitense di quegli anni magici e irripetibili. Tutta roba già rielanorata e rivisitata da un altro ex Directioner, Harry Styles: è proprio all’ex compagno di band che il 29enne cantautore irlandese sembra guardare. Pazienza che Harry la sua maturità l’abbia raggiunta praticamente subito dopo lo scioglimento degli One Direction (i diretti interessati non pronunciano mai quella parolaccia: sostengono che il gruppo si sia solamente preso una pausa a tempo indeterminato), incidendola già nel 2017 nell’eponimo album d’esordio, quello di “Sign of the times”, mentre Niall ci sia arrivato solo ora, al terzo disco. “Una cosa che ho imparato nel corso degli anni è che la società ama farci pressione per farci raggiungere determinati traguardi entro una certa età. In realtà dovremmo basarci sul nostro istinto. Ho cercato di lasciar andare queste aspettative e di seguire il mio cuore”, dice lui. Forse doveva prima soddisfare il grande pubblico con una veste più semplice e tradizionale, più in linea con il pop adolescenziale della boy band da oltre 100 milioni di copie vendute, prima di poter spiazzare.

Se “Flicker” del 2017 e “Heartbreak wather” del 2020, che pure hanno permesso al cantautore irlandese di prendersi le sue soddisfazioni in classifica al di qua e al di là dell’Atlantico (il primo conquistò pure la vetta della Billboard 200, la classifica dei dischi più popolari negli Usa), erano stati liquidati dalla critica internazionale come due dischi mediocri, “The show” è già una delle sorprese discografiche di questa stagione. Ed è esattamente quello che il fatidico terzo disco rappresentava un tempo, prima della musica liquida, nella carriera di un artista: l’album della maturità. Listen without prejudice, diceva qualcuno.



Nei dieci pezzi contenuti nel suo terzo album Niall Horan canta e suona la sua crescita, le sue consapevolezze. Li ha registrati qui e là negli Stati Uniti, tra Nashville, Hollywood, Auckland, Joshua Tree, avvalendosi della collaborazione di hitmaker come Tobias Jesso Jr, John Ryan, Joel Little, Mike Sabath, Jamie Scott, Mark Landon, James Napier, pluripremiati autori, produttori e musicisti già al fianco di artisti come Adele, Sia, One Republic, Lorde, Taylor Swift, Imagine Dragons, Sam Smith, Selena Gomez, Justin Bieber e Ed Sheeran: praticamente un all-star team. Si sente, ascoltando i brani: dalla stessa “Heaven” a “Must be love”, da “If you leave me” a “Science”, passando per “Meltdown”, “Never grow up”, “The show”, “You cold start a cult”, “Save my life” e “On a night light tonight”, le canzoni sono tutte potenziali hit scalaclassifiche.



Poco importa che si tratti di ballad (“The show”, “Science”), pezzi più elettropop (“If you leave me”, “Save my life”, “Meltdown”, che con quei coretti e quel ritornello iper appiccicoso è praticamente la “As it was” di Niall), altri dalle venature folk (“Never grow up”, “You could start a cult”) o indie-rock (“On a night like tonight” e “Must be love”): il disco ha una sua coesione, una sua coerenza, nel modo in cui il cantautore racconta la sua versatilità. E si fa ascoltare volentieri, non solo dalle (ex) fan degli One Direction, che a quest’ora avranno mariti e figli. Niall Horan cerca di scrollarsi definitivamente di dosso un passato un po’ troppo ingombrante e dimostrare che oltre quel passato c’è di più: ora si che comincia lo "Show". 

Tracklist

01. Heaven (03:06)
02. If You Leave Me (02:59)
03. Meltdown (02:33)
04. Never Grow Up (03:29)
05. The Show (03:11)
06. You Could Start A Cult (03:20)
07. Save My Life (02:57)
08. On A Night Like Tonight (03:07)
09. Science (02:45)
10. Must Be Love (03:09)
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