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«DEATH WISH BLUES - Samantha Fish» la recensione di Rockol

Il blues del 2023 secondo Samantha Fish e Jesse Dayton

"Death wish blues" è l'album a quattro mani dei due musicisti statunitensi

Recensione del 24 mag 2023 a cura di Paolo Panzeri

Voto 8/10

La recensione

Una vecchia equazione ci spiega che due cuori sono meglio di uno. Traslando, si potrebbe non sbagliare affermando che due chitarre sono meglio di una. A rinforzo del concetto si potrebbe aggiungere che quando due talenti remano insieme, all'unisono, in un'unica direzione, quella della musica, non può che essere un successo. La coppia evocata nelle righe più sopra sono Samantha Fish (al suo settimo album) e Jesse Dayton. Lei 34enne di Kansas City è una delle realtà blues più potenti e celebrate aldilà dell'Atlantico, lui texano con un paio di decenni in più sulle spalle ha frequentato in passato tipi pericolosi come Waylon Jennings, Johnny Cash e Willie Nelson oltre a - fuori dagli steccati della musica country - i punk losangeleni X, ma anche Duff McKagan dei Guns N' Roses: insomma un tizio che va dritto al punto. Per completare la presentazione va aggiunto che i due sono magistralmente diretti in sede di produzione da uno sperimentatore secondo a nessuno, il signor Jon Spencer. A dare supporto ai titolari della cattedra pensano il bassista Kendall Wind, il tastierista Mickey Finn e il batterista Aaron Johnston. Gli ingredienti sul tavolo ci sono tutti per fare sì venga realizzata una torta piuttosto gustosa. Ebbene, dal dire al fare nulla si è guastato e l'album a quattro mani intitolato "Death Wish Blues" si guadagna l'applauso.

Sporco, torrido, irrefrenabile

L'album esce dai blocchi con una partenza parecchio fulminea, di quelle che al pensiero prediligono dirigersi verso l'istinto. "Deathwish", "Down in the mud", "Riders" e il singolo "Settle for less" si immergono mani e piedi in un blues rock sporcato da mille venature black che mira al cuore della gente piuttosto che alla ragione. Il ritmo incalza inesorabile, Samantha e Jesse si alternano e si scambiano i ruoli tra voce principale e supporto, la band non cede mai il passo assecondando gli umori dei band leader. Solidità è il sostantivo adatto a descrivere il tutto, i due, inoltre, non si risparmiano quanto ad assoli (vedi "Trauma") e la trazione è decisamente rivolta in avanti. La corsa conosce una pausa con la languida "No apology", ma è solo un attimo. Si riparte pigiando sul gas con "Flooded love", con gli influssi rockabilly di "Lover on the side", la testa dondola avanti e indietro sulle note di "Rippin' and runnin'", ogni forma di autodifesa è caduta, quindi si capitola all'ascolto di "Dangerous people". "Supadupabad" fa storia a sè nella scaletta dell'album: una divertente e sudata libera uscita che richiama il funk. A chiudere è la country song "Know my heart" che profuma schifosamente delle difficoltà dell'amore, e qui la musica, per una volta, scala in secondo piano ed è subordinata alle parole.

Con la mano di Jon Spencer

Non vi è nulla di particolarmente innovativo in "Death Wish Blues", ma quel che c'è basta e avanza. La visione sperimentatrice di Jon Spencer - mai troppo maledetto per avere congelato a tempo indeterminato la sua Blues Explosion - è tangibile: il suo è un lavoro davvero egregio a esplodere il talento a disposizione. Ma i complimenti vanno rivolti soprattutto a Samantha Fish e Jesse Dayton. Questi sono tempi in cui le chitarre stanno tornando al centro del villaggio, Sam e Jesse non si sono tirati indietro e, in questo senso, hanno dato una grande mano.

Tracklist

01. Deathwish (02:39)
02. Down In The Mud (02:52)
03. Riders (03:40)
04. Settle For Less (03:08)
05. Trauma (03:06)
06. No Apology (04:16)
07. Flooded Love (02:39)
08. Lover On The Side (02:48)
09. Rippin' And Runnin' (04:21)
10. Dangerous People (03:31)
11. Supadupabad (02:06)
12. Know My Heart (03:47)
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