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«SOMETIMES YOU HURT THE ONES YOU HATE - Damien Jurado» la recensione di Rockol

Damien Jurado, un eccellente e liberissimo cantautore

"Sometimes you hurt the ones you hate" è l'ennesimo album di grandissimo livello qualitativo

Recensione del 18 apr 2023 a cura di Ernesto Assante

Voto 7.5/10

La recensione

Tra i musicisti emersi dalla scena di Seattle negli anni Novanta, la personalità di Damien Jurado brilla per molti motivi. Il primo è la prolificità tutt’altro che casuale, non legata a esigenze di mercato, che francamente non ha mai avuto, ma solo e soltanto alla sua curiosità, alla ricchezza dei suoi interessi, alla vastità della propria vena compositiva.

Dal 1997 a oggi ha pubblicato una ventina di album e, potete confermarlo voi stessi ascoltandoli sulle piattaforme, quasi mai questi album sono scesi sotto il valore dell’eccellenza. Eppure non è una star, non è nemmeno, in fondo, un personaggio di culto, non ha un seguito oceanico e forse nemmeno un vero e proprio fan club. Ma non è neanche, se possiamo dirlo, un incompreso, di quelli che avrebbero meritato di scalare le classifiche e ai quali invece la sorte o il maligno mercato lo hanno impedito.

Jurado è un eccellente e liberissimo cantautore, che fa quello che vuole, come vuole, quando vuole, dando gioia, vera, a chi lo ascolta attraverso le sue registrazioni o ha la fortuna di incrociarlo dal vivo. Questo per dire che anche questo ennesimo album mantiene un grandissimo livello qualitativo, il che essendo a occhio e croce il ventesimo o giù di li della sua carriera è già di per se una notizia.

Ma non basta, perché “Sometimes you hurt the ones you hate” è anche un lavoro ricchissimo in termini sentimentali e musicali, in grado di passare dalle ballate sentimentali e acustiche (“Mr. Frank Dell” è in heavy rotation nelle mie personali playlist) a pezzi di impianto rock di grande forza (anche se la parola rock non vuol dir nulla ascoltando la forza e il suono di “James Hoskin” che apre meravigliosamente l’album), attraversando tutto quello che ci può essere in mezzo.

Non c’è un minuto di noia in “Sometimes…”, Jurado canta con passione e intensità, con uno stile che non imita davvero nessuno ma che contiene le lezioni dei più grandi cantautori americani e, francamente, anche britannici (non è impossibile riconoscere l’amore per John Martyn), pezzi interi di tradizione portati nella contemporaneità e bellissime intuizioni futuribili.

È un gran bel disco, senza se e senza ma.

Tracklist

01. James Hoskins (03:02)
02. Neiman Marcus (03:35)
03. A Lover, a Balcony Fire, an Empty Orchestra (02:37)
04. Mr. Frank Dell (02:33)
05. Match Game 77 (Episode 1097) (02:39)
06. In a Way Probably Never (02:40)
07. A Buildings Kind of Building (02:27)
08. I Was a Line (03:10)
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