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«ATUM (ACT 1) - Smashing Pumpkins» la recensione di Rockol

Gli Smashing Pumpkins e il (presunto) sequel di "Mellon Collie"

La prima parte della rock opera "Atum", presentato come seguito del capolavoro della band...

Recensione del 24 nov 2022 a cura di Gianni Sibilla

Voto 6.5/10

La recensione

Benvenuti al seguito di "Mellon Collie and the inifinite sadness": fa una certa impressione dirlo, eh?
Per chi è cresciuto con il rock anni '90, quell'album rimane non solo un capolavoro, ma una pietra miliare della propria formazione musicale. “Atum”, così introdotto da Billy Corgan, è una rock opera pubblicata una canzone alla volta, con tre atti che sono tre dischi che confluiranno in unico mega-album che verrà completato la prossima primavera.
Il primo atto è qua, ma forse questa definizione di “Mellon Collie 2” (anzi 3, visto che già “Machina”, nel 2000 venne presentato come seguito) è un po’ esagerata.

Lo “Storytelling” degli Smashing Pumpkins

Tra le parole più abusate negli ultimi anni ci sono “storytelling” e “narrazione”: come se fosse una rivelazione, ci viene spiegato che ogni comunicazione, per avere successo, deve fare parte di uno storytelling.
Ma raccontare è una delle azioni più antiche del mondo, è la base della cultura. E sì, anche nella musica, si fa “storytelling” da prima che lo si chiamasse così. Billy Corgan ne è un maestro, nel bene e nel male: prova ne è che avere raccontato “Atum” come il seguito di “Mellon Collie” ha generato un’attenzione notevole attorno all'album. U
na mossa furba, ma non inedita: gli Smashing Pumpkins si erano già giocati un altro racconto classico, “Il disco del ritorno”, per “Shiny and Oh So Bright” (2018), il primo album con una formazione originale per 3/4  (Corgan, James Iha, James Chamberlin). “Cyr” (2020) era invece “l’album contemporaneo”.

Gli elementi che giustificano l’etichetta di “aequel” sarebbero due: il ritorno del personaggio di “Mellon Collie”, e una tendenza dell’album a esplorare direzioni e suoni diversi. Ok la teoria, ma la pratica?

Forma e sostanza

Quello che conta, che stostiene il racconto, sono le canzoni: e qua, spiace dirlo, siamo lontani anni luce da “Mellon Collie”. Non fraintendiamoci: il primo atto di “Atum” non è male: suona meglio del tastieroso “Cyr”, ci sono più chitarre e brani discreti, come quelli iniziali, dopo l’intro strumentale di “Atum”: “The good goodbye” è un bel rock, “Embracer” ha molte tastiere ma una bella melodia aperta.

Poi, come spesso capita, Corgan tende un po’ a perdersi, fino alla terribile disco di “Horray!”, poco più che uno scherzo - probabilmente funzionale al racconto e al concept del disco. Il finale del primo atto, “The gold mask" ha tastieroni e batteria dritta da anni ’80: potrebbe stare in “Stranger things”.  “Beguiled”, il primo singolo di lancio del progetto (pardon, dello “storytelling”…) è un discreto rock che però farà parte del secondo atto.
Ma le canzoni e le idee di "Mellon Collie" rimangono di un altro pianeta: paragonare i due album è ingeneroso.

Speravo meglio

Insomma: se, quando abbiamo ascoltato “Shiny and Oh So Bright” abbiamo pensato “Gli Smashing Pumpkins? Pensavo peggio” qua la reazione è “Il seguito di Mellon Collie? Speravo meglio”. Vediamo come proseguirà il resto di questa “rock opera”, ma certe volte raccontare le cose con troppa enfasi produce aspettative che poi è difficile mantenere…

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