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«11 - SAULT» la recensione di Rockol

Un pieno di Sault: la recensione dei 5 dischi "offerti a Dio"

Il 1 novembre il collettivo dei Sault ha messo online gratis cinque nuovi lavori. Ve li raccontiamo

Recensione del 10 nov 2022 a cura di Michele Boroni

Voto 8.5/10

La recensione

Con il tempo, a partire dal 2019, abbiamo iniziato a prendere confidenza e a “conoscere” i Sault. Le virgolette sono d'obbligo, perché in realtà non sappiamo molto di loro, dato che non c'è nessuna foto, non hanno mai fatto promozione e non si sono mai esibiti dal vivo. Quello che sappiamo è che un collettivo londinese guidato dal produttore Inflo (già dietro Michael Kiwanuka, Little Simz, Jungle e l'ultimo disco di Adele), che dentro ci sono le voci di Cleo Sol e della rapper Kid Sister, che si divertono a mescolare mille stili diversi con un approccio musicale molto vintage e si divertono a scardinare le poche regole rimaste del mercato musicale. 

Il 1 novembre ne hanno fatto un'altra. Hanno messo online gratuitamente sul loro sito cinque nuovi album come “un'offerta a Dio” per soli cinque giorni, a condizione di indovinare la password che dava accesso al download. In poche ore sui social si è sparsa la voce che la password era “godislove” e così ci siamo ritrovati sul nostro hard disk 56 canzoni nuove di zecca per quasi cinque ore di musica. Un'operazione, che non vogliamo giudicare, tanto si capisce che è una provocazione, ma che ci ha ricordato molto Prince nel suo periodo antisistema. 
Nelle recensione dei precedenti dischi dei Sault avevamo messo in luce la loro capacità di mixare tante influenze e generi differenti ma ben ancorati alla black music, sempre con grande qualità. Ecco, con questi cinque dischi - 11, (Untitled) God, Today & Tomorrow, Earth e AIIR - l'impressione è quella che abbiano voluto dedicare ciascun disco se non proprio a un genere singolo - c'è sempre comunque una gran bella miscellanea di tutto lo scibile musicale – ma dare un posizionamento e un messaggio ben definito a ogni singolo disco. Quindi passiamo a una breve recensione di ogni album che, al momento in cui scrivo, non compaiono in nessuna piattaforma di streaming, ma solo su Youtube (anche se non dalla pagina ufficiale). Le recensioni sono state quindi scritte senza aver nessun tipo di note e credits.

+++UPDATE: I 5 dischi dei Sault sono ora disponibili (a pagamento) nel Bandcamp del collettivo sia in forma digitale (anche in FLAC) sia in vinile sia in pre-order in cd. +++

11

“11” è, anche dal titolo, il naturale proseguimento di “Nine”, ovvero di un classico album dei Sault (X è un ep contenente una lunga canzone di 10:10 uscito il 10/10). Nelle 11 canzoni c'è l'r&b, la ballata soul (“Fight for love”, “River”), l'afrobeat (“Together”), il groove elegante (“Higher”), l'ispirazione psych delle colonne sonore anni 70 (“In the air”). Sicuramente è il disco più pop dei cinque, sebbene sempre caratterizzato da una grande produzione volutamente lo-fi di Inflo. Molte voci maschili: in “Fear No One” sembra che a cantare sia Anderson .Paak, mentre negli episodi più reggae c'è Chroonixx e Jack Peñate già presenti nel precedente ep. “11” si distingue dai precedenti dischi da una sfondo completamente rosso invece che nero, ma per il resto nessuna particolare sorpresa. 
VOTO: 8,5

(Untitled) God

Questo è il disco più lungo dei cinque (1 ora e 13 minuti) ed è anche quello sicuramente in cui vengono privilegiati i temi legati alla spiritualità e alla devozione. 
Qui evidentemente la matrice gospel è quella che emerge, ma mai in forma tradizionale: a volte sembra un appendice dei Sunday Service di Kanye West (“Spirit High”), altre volte si mescola con il disco funk secco tipico dei Sault (“Love is All I Know”), diventa poi morbido e jazzy (“Safe Within Hands”), e si fonda con il soul (“We are Gods”). 
Ma il disco contiene anche dei gioiellini pop come la princiana “I Surrender” e “Faith”. A un certo punto in “Free” fa anche capolino Little Simz con il suo rap inconfondibile, mentre nella dolce “Colour Blind” la voce sembrerebbe quella di Michael Kiwanuka. E poi groove a non finire, ma anche soul acustico, bossanova e per chiudere “Life We rent but love is rent free” (titolo bellissimo) che sembra uscire direttamente dagli anni 70.  Disco da ascoltare e riascoltare. 
VOTO: 9

Today & Tomorrow

Questo è sicuramente una delle grandi sorprese di questa cinquina. Già nei precedenti lavori dei Sault avevamo riscontrato una certa attitudine punk che qui prende il primo piano. Sono 10 canzoni che uniscono il funk elettrico al punk-rock. C'è il groove quadrato, la chitarra che mostra i denti, a metà tra il funk minimalista degli ESG (gruppo newyorkese no wave nato nei primi anni 80) e il groovy punk delle Slits (principale punk band femminile della Londra fine anni 70). In  “Money” sembra quasi di ascoltare i Bad Brains. A chiudere tre pezzi più downtempo, ma sempre con quell'approccio minimalista e con il coro seventies che ormai caratterizzano il suono dei Sault. 
VOTO: 8

Earth

L'altra novità di questa bizzarra uscita è questo “Earth” che evidenzia da un lato il tema ambientalista (sempre però visto in un contesto di spiritualità) e dall'altro una centralità della musica  popolare nera africana e in particolare sulla parte percussiva e sui ritmi afro che colorano la maggior parte dei pezzi. Afro-jazz spirituale, ancora gospel (nell'epopea “The Lord's With Me”)  e ritmi afro-brasiliani (magnifico “God Is In Control”, cantato in portoghese chissà da chi) e anche echi di Minnie Ripperton (“Stronger”).
VOTO: 8 

AIIR

Per finire AIIR, ovvero il proseguimento di AIR uscito nella tarda primavera. Un disco strumentale di cinque paesaggi sonori sinfonici: ottoni e archi opulenti, cori seventies molto cinematografici. Siamo sempre nella scia della neoclassica di Aaron Copland e David Axelrod. C'è da dire che a differenza del precedente AIR che era molto lungo, qui giova la breve durata e permette di godere meglio la ricchezza e la varietà di questa versione orchestrale dei Sault. 
VOTO: 7,5

Giudizio Finale

I Sault sono così: prendere o lasciare. E anche queste operazioni tra il guerilla e il carbonaro sono parte integranti del progetto artistico. 
C'è da dire che un po' dispiace che molti brani si perdano nella grande quantità di roba da ascoltare, perché qui dentro ci sono almeno 120 minuti di grandissima musica. 
Come dicevo sopra, ad oggi chi non si è scaricato il dropbox nei cinque giorni in cui era concesso, purtroppo può ascoltare i cinque dischi solo su YouTube (e chissà se resteranno, visto che non sono stati caricati dall'account ufficiale) e sarebbe davvero un peccato se non potessero ascoltati anche da chi ama la musica, ma che in quei cinque giorni aveva altro da fare. 

 

Tracklist

01. Glory (05:37)
02. Fear No One (02:50)
03. Morning Sun (03:59)
04. Together (03:39)
05. Higher (03:41)
06. Jack’s Gift (04:05)
07. Fight for Love (04:57)
08. Envious (02:33)
09. River (05:41)
10. In the Air (03:52)
11. The Circle (03:05)
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