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«SOUVENIRS - Pale Blue Eyes» la recensione di Rockol

Signore e signori, da Totnes (Britannia del sud) i Pale Blue Eyes

"Souvenirs" è il titolo del buon esordio discografico del terzetto inglese

Recensione del 09 set 2022 a cura di Paolo Panzeri

Voto 8/10

La recensione

"Souvenirs" è l'album d'esordio dei Pale Blue Eyes (sì, proprio come la canzone dei Velvet Underground), terzetto basato a Totnes, città del sud dell'Inghilterra, nella contea del Devon, che le cronache ci riportano essere uno dei centri di maggiore sviluppo della filosofia New Age, forse anche per questo motivo da una quindicina di anni a questa parte vi è in atto un progetto – il Transition Town Totnes – sostenuto dalla cittadinanza volto a creare un futuro più salutare e sostenibile. I Pale Blue Eyes sono molto legati alla realtà in cui vivono, a Totnes hanno infatti costruito uno studio di registrazione e il loro disco è stato in parte sponsorizzato da alcune imprese locali.

Marito, moglie e bassista

I tre Pale Blue Eyes sono i coniugi Lucy (alla scuola d'arte fece una tesi sulla scena musicale di Sheffield negli anni Settanta e in particolar modo sui Cabaret Voltaire, band inglese di musica elettronica sperimentale degli anni Settanta, che una qualche influenza deve averla lasciata) e Matt Board (affascinato dalle atmosfere degli islandesi Sigur Ros), alle prese con la batteria lei, mentre lui canta e suona la chitarra, a completare il combo pensa Aubrey Simpson (lui invece fan della Motown) che si cura delle parti di basso. Lucy ha spiegato che l'album ha quale titolo "Souvenirs" perché “le canzoni racchiudono i ricordi e le esperienze di alcuni anni: tempi di cambiamento e tristezza personale. Le canzoni erano per noi uno sfogo e ora servono come souvenir di quei tempi”.

Elettro pop d'autore

I souvenir del gruppo britannico riportano a sonorità del passato limitrofe al post punk, alla new wave, al shoegaze, stanno da qualche parte tra la fine degli anni Settanta e quella degli Ottanta. Ci sono i synth e l'elettronica, ci sono echi dei Cure, si colgono i New Order, si materializza il krautrock, così come la lezione di svariati altri capiscuola di un certo ambito musicale ma, assorbita e mandata a memoria la lezione impartita dalla storia, le canzoni dei Pale Blue Eyes, lontane dall'essere una pedissequa e stantia riproposta, risultano fresche e del tutto attuali. E' proprio questo il grande pregio dei dieci brani di questo esordio discografico: sono una moderna e credibile rilettura più pop, quindi meno rigida e oltranzista di quanto proposto in precedenza. Un pop di raffinata virtù figlio e perfettamente in linea con i nostri tempi.

Made in Totnes

Come avrete compreso se siete giunti a leggere sino a qui, quella dei Pale Blue Eyes non è musica da stadio e non possiede neppure tutti quegli atout necessari per conquistare le classifiche, le loro sono canzoni che molto probabilmente al di fuori della natia Gran Bretagna non avranno innumerevoli occasioni di essere ascoltate se non da una ristretta cerchia di fortunati. Augurandomi comunque di sbagliare questa previsione, rimane il fatto che il gruppo possiede ottima qualità. Quanto a voi: non negatevi il piacere di godere dei tre quarti d'ora della volatile magia evocata da "Souvenirs". Dalle parti di Totnes una musica più salutare e sostenibile è possibile.

Tracklist

01. Globe (03:35)
02. TV Flicker (03:07)
03. Little Gem (03:05)
04. Dr Pong (07:22)
05. Honeybear (04:59)
06. Star Vehicle (03:26)
07. Champagne (04:12)
08. Sing It Like We Used To (04:49)
09. Under Northern Sky (04:47)
10. Chelsea (05:27)
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