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«I'M NOT SORRY, I WAS JUST BEING ME - King Hannah» la recensione di Rockol

Il dream rock dei King Hannah

Una band inglese che suona americana: il disco d'esordio di  Hannah Merrick e Craig Whittle, tra Kurt Vile e Mazzy Star

Recensione del 07 mar 2022 a cura di Gianni Sibilla

Voto 7.5/10

La recensione

I King Hannah sono una di quelle band dove la musica è tutto, senza nient'altro attorno. Non hanno una gran storia, non c'è qualche espediente per renderli interessanti oltre le canzoni,  la loro origine non dice granché: Hannah Merrick e Craig Whittle si conoscono a Liverpool, Lei è originaria del Galles, si trasferisce in città da giovane e incontra il collega lavorando in un bar. Iniziano a fare musica assieme e vengono notati dalla benemerita City Slang (l'etichetta di Calexico, Lambchop, Tindersticks e Caribou). Poco più di un anno fa pubblicano un EP ("Tell Me Your Mind and I'll Tell You Mine") già molto maturo. Ora arriva "I'm Not Sorry, I Was Just Being Me" che espande quel mondo sonoro consolidandone le fondamenta.

Il risultato è suono elettrico e un po' psichedelico, sognante: più americano che altro, se volessimo dare una collocazione geografica. I King Hannah sembrano avere riferimenti abbastanza precisi, un mix tra il dream rock di nomi d'oltreoceano con qualche riferimento allo shoegaze inglese

Se vogliamo fare il gioco delle citazioni, vengono in mente le chitarre alla Kurt Vile, i Mazzy Star, o atmosfere vocali alla Beach House in versione più elettrica. In "Big baby" arrivano a citare tanto lo Springsteen di Nebraska quanto i Suicide che lo avevano ispirato: non a caso, tempo fa, avevano inciso una cover di "State trooper". In altri episodi si lasciano andare a cavalcate elettriche che talvolta ricordano Neil Young, come in "The Moods That I Get In"  probabilmente il pezzo centrale dal disco. In altre più provano a costruire un muro del suono, come in "It's Me and You, Kid".

Sono canzoni come queste che, personalmente, mi fanno venire una gran voglia di vedere i King Hannah dal vivo. Presto passeranno nel nostro paese (il 12 aprile a Milano, il giorno dopo a Genova): non perdeteli. Intanto, se volete farvi un'idea, questa è una versione di "Meal deal", dall'EP precedente, incisa per Rockol.

 

 

Tracklist

01. A Well-Made Woman (05:19)
02. So Much Water so Close to Drone (00:33)
03. All Being Fine (03:29)
04. Big Big Baby (03:01)
05. Ants Crawling on an Apple Stork (03:12)
06. The Moods That I Get In (07:43)
07. Foolius Caesar (03:46)
08. Death of the House Phone (01:27)
09. Go-Kart Kid (Hell No!) (05:42)
10. I'm Not Sorry, I Was Just Being Me (04:30)
11. Berenson (03:01)
12. It's Me and You, Kid (04:03)
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