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La storia di "Cumuli", che Max Pezzali non ha cantato per 30 anni

"Cumuli di roba e di spade", cantavano gli 883 nel 1993. E no, non parlavano di armi.
La storia di "Cumuli", che Max Pezzali non ha cantato per 30 anni

È il maggio del 1993 quando nei negozi di musica arriva “Nord sud ovest est”, il secondo album degli 883. A un anno dal clamoroso exploit con “Hanno ucciso l’Uomo Ragno”, 700 mila copie vendute - quando i dischi si acquistavano davvero, dieci anni prima dello streaming - grazie a hit come “Non me la menare”, “6/1/sfigato”, “Con un deca” e naturalmente “Hanno ucciso l’Uomo Ragno”, Max Pezzali e Mauro Repetto si ripresentano sulle scene. Sin da subito, centinaia di migliaia di giovanissimi prendono d’assalto in tutta Italia i negozi di musica, pronti a portare a casa il cd o la musicassetta del nuovo lavoro del duo lanciato da Claudio Cecchetto e a consumarli. “Nord sud ovest est”, trainato in classifica dal singolo “Sei un mito”, con il quale Pezzali e Repetto partecipano al Festivalbar, riprende lo stile che aveva caratterizzato “Hanno ucciso l’Uomo Ragno” e lo perfeziona: tra pop, rock e pure un po’ di rap, Pezzali e Repetto tornano a raccontare il mondo della provincia di quel preciso momento della storia del nostro Paese («Tappetini nuovi, Arbre Magique / deodorante appena preso che fa molto chic»: i primi due versi di “Sei un mito” rimangono puro zeitgeist, lo spirito del tempo di quegli anni), ma anche la voglia di evadere da quello stesso contesto («Nord, sud, ovest, est / e forse quel che cerco neanche c’è»). Ma c’è un pezzo che in qualche modo stride con il resto del disco, almeno a livello di atmosfere e di umore. E no, non è “Come mai”, l’unica ballata del duo, un pezzo destinato a diventare un classico del pop italiano. Quando i fan mettono nello stereo il cd o la musicassetta di “Nord sud ovest est” e arrivano alla traccia numero nove, dopo le varie “Sei un mito”, “Rotta x casa di Dio”, “Nord sud ovest est”, “Ma perché” e “Weekend”, si ritrovano ad ascoltare un brano spiazzante. A tratti anche struggente. Si intitola “Cumuli” e nel testo Max Pezzali canta di «spade per riempire il vuoto dentro di noi».

Qui il testo completo di "Cumuli"

La piaga dell'eroina nell'Italia degli Anni '90

A qualunque ragazzo dell’Italia di quegli anni il vero significato del termine «spade» è noto. Non si tratta delle armi. Le spade in questione sono le siringhe per iniettarsi l’eroina. La diffusione della sostanza era esplosa in Italia negli Anni ’70 e ’80, per raggiungere picchi allarmati proprio all’inizio degli Anni ’90. Nel 1991 si stimavano circa 200 mila eroinomani in tutta la Penisola e Milano, distante appena quaranta chilometri dalla Pavia di Repetto e Pezzali, secondo le statistiche dell’epoca era tra le città più colpite. Secondo i rapporti del 1993, l’89,1% dei nuovi ingressi nei servizi di trattamento per le dipendenze da droghe in Italia riportava l’eroina come droga principale e uno studio sui decessi per overdose nella zona nord-est dell’Italia evidenziò come tra i 2.708 decessi correlati all’eroina il 37% fosse dovuto a overdose (e il 32,5% all’Aids). Nel testo di “Cumuli”, firmato da Mauro Repetto, gli 883 si rivolgono ad un amico. La prima strofa è una fotografia nitida delle abitudini dei ragazzi di provincia: «Moto da cross, tu eri capace e io no / Zündapp su in due, io e te / cercando la tettona a Barona che non c'era mai, seh-eh-eh / tosti da Dio, convinti che il futuro era nostro / a casa mia, io e te, a ridere dei porno di mio papà». Ma quei versi sono solo dei ricordi. L’amico si è perso per strada: «Poi col tempo forse ti ho perso un po’ / ti vedevo in giro a sbatterti / mi chiamavi solo per prestiti / ti guardavo in faccia e non eri tu», canta Pezzali nel bridge. Poi arriva il ritornello ed è una sassata: «Cumuli di roba e di spade, per riempire il vuoto dentro di noi / cumuli di cazzi tuoi, per riempire il vuoto dei cazzi tuoi». I cumuli, naturalmente, sono proprio quelli dell’eroina.

Il protagonista della canzone

Il protagonista della canzone, l’amico al quale Pezzali e Repetto si rivolgono, esiste davvero. È uno di quei ragazzi che in quegli anni finiscono per riempire il vuoto che hanno dentro proprio con l’eroina. A rivelare la sua identità sarà lui stesso, un anno dopo l’uscita di “Nord sud ovest est”: è Alberto Marchesi, detto “Yè Yè”, un amico dei due, cresciuto insieme a loro a Pavia, che racconta la sua storia nel libro “Cumuli di roba e spade” (sottotitolo: “Dalla canzone degli 883 la storia narrata dal protagonista”), oggi diventato un oggetto da collezione tra i fan di vecchia data degli 883, parlando del suo percorso di disintossicazione. «Eccoti qui, contento che ti abbiamo aspettato, racconta un po’, che cos’è che ti facevan fare in comunità, siam fieri di te», cantava Pezzali nei versi di “Cumuli”, dal lieto fine.

Una canzone diventata un culto

Per trent’anni “Cumuli” è rimasta un brano di culto: dopo il tour di “Nord sud ovest est” non l’ha più cantata. Fino a sabato sera, quando dopo aver ascoltato le richieste degli 85 mila spettatori che si sono presentati al mega-raduno di “Max Forever Grand Prix” all’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola si è finalmente deciso a rispolverare la canzone: «Il tema era sensibile: parlava di eroina. Oggi con questo pezzo ci ho fatto pace», ha detto. Del resto in questi anni a cementificare lo status di culto di “Cumuli” ci hanno pensato anche omaggi speciali. Nel 2023 Zerocalcare inserì la canzone nella colonna sonora della sua serie animata Netflix “Questo mondo non mi renderà cattivo”, un tuffo negli Anni ’90 italiani: «Posto che per me gli 883 sono la cosa migliore che sia capitata al mainstream italiano negli ultimi 30 anni – spiegò Zerocalcare a AdnKronos – l'epica degli sfigati che crescono in posti sfigati prima mi ha fatto sentire meno solo, poi ha plasmato la mia visione del mondo e di conseguenza il mio lavoro». Coez, invece, ha dichiarato di essersi ispirato proprio al brano del 1993 per “Estate 1998”, una delle canzoni contenute nel suo ultimo album “1998”: «Il tema è quello (la tossicodipendenza, ndr). Però io non spiego tutto, non entro in modo così profondo sulla questione, perché alla fine il protagonista di questa canzone è una persona che tutti almeno una volta nella vita potremmo aver incontrato, potremmo essere proprio noi quella persona - ha detto il cantautorapper romano a Rockol - il pezzo parla di chi se ne va. La mia canzone, al contrario di “Cumuli”, rimane “aperta”, non spiega nulla per filo e per segno. Per me le canzoni devono essere così».

Il caso di "Se tornerai"

Quattro anni dopo “Cumuli” Max Pezzali, nel frattempo rimasto orfano di Mauro Repetto, tornerà a parlare in una sua canzone della piaga dell’eroina. Lo farà con “Se tornerai”, incisa nel 1997 per l’album “La dura legge del gol!”: «Ti ho rivisto stamattina, sul giornale la tua foto / steso su quella panchina, non sembravi neanche tu / forse te la sei cercata, forse non sei stato forte / non m'importa, ma non so s'eri pronto per la morte». Gli Anni ’90 sono stati anche e soprattutto questo.

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