La verginità di Lorde, che torna allo spirito degli esordi
La verginità che ha ispirato il titolo dell’album non è quella sessuale, anche se nei testi delle canzoni - e nelle interviste - Lorde parla di riappropriazione del proprio corpo. La popstar neozelandese ha spiegato che cercava una metafora che rappresentasse la sensazione di rinascita che stava vivendo mentre scriveva e registrava le canzoni contenute in "Virgin", il quarto disco della sua carriera, in uscita domani. “Solar power” è stato un incidente di percorso, mettiamola così. Necessario, però, per permettere a Ella Yelich-O’Connor di conquistare una nuova maturità e nuove consapevolezze: il disco del 2021 divise la critica, rivelando che in fondo anche la cantautrice che David Bowie un giorno prese per mano e definì «il futuro della musica» non era infallibile, e lasciò a bocca amara anche i fan, spiazzati dalla svolta tra indie folk e pop psichedelico della voce di “Royals”. Con “Virgin” Lorde torna a vestire i panni della brat girl ante litteram (l’espressione è stata coniata solo lo scorso anno da Charli XCX), che mischiando elettronica, pop, hip hop e dance in canzoni come “Tennis court”, “Ribs”, “Buzzcut season”, “Team” e “White teeth teens” una decina di anni fa mise in musica la mondanità degli adolescenti, tra party in discoteca e materialismo come vie per esorcizzare le paure e l’ansia del futuro.
Godere del momento e ballare come se non ci fosse un domani: a pensarci oggi, fu una sorta di precorritrice del partito delle “brat girlz”. Per via dello spirito naïf e dell’attitudine do-it-yourself che caratterizzava la sua musica si ritrovò ad essere investita del ruolo di alternativa al pop plasticoso e fasullo che popolava le classifiche in quel momento. Con le canzoni di “Virgin” Lorde proverà in qualche modo a rivendicarlo. L’album è il primo in otto anni che Ella Yelich-O’Connor incide senza Jack Antonoff, il guru della musica pop di questi anni, capace di spaziare dalla collaborazione con Taylor Swift a quelle con Lana Del Rey e St. Vincent. C’era il suo zampino dietro a “Melodrama”, l’album che nel 2017, quattro anni dopo il folgorante esordio con “Pure heroine”, permise a Lorde di consacrarsi, e insieme lavorarono anche a “Solar power”. Lorde nelle interviste concesse alla vigilia dell’uscita di “Virgin” ha preferito rimanere vaga sui motivi della rottura, spiegando di aver ascoltato «il suo intuito» e parlando di Antonoff come di un «collaboratore positivo e di supporto». Al suo posto ora c’è Jim-E Stack, vero nome James Harmon Stack, californiano di San Francisco, classe 1992, già al fianco delle Haim, di Caroline Polachek e della stessa Charli XCX.
Insieme a lui Lorde ha provato a recuperare con “What was that” - il singolo che ha inaugurato questa nuova era della sua discografia, seguito da “Man of the year” e “Hammer” - e gli altri brani contenuti in “Virgin” lo spirito degli esordi, rinunciandio ai fricchettonismi di “Solar power”. Misurando se - e quanto - la sua fanbase sia ancora dalla sua parte. Le reazioni dei fan alle prime anticipazioni dell’album sono state buone. «Penso davvero che questa canzone sia la musica della mia rinascita. È una delle canzoni che preferisco di più tra tutte quelle che ho scritto e prodotto», ha detto Lorde quando ad aprile ha pubblicato la stessa “What was that”. “Hammer” ha conquistato l’attenzione dei media per via dei versi in cui Lorde canta: «Alcuni giorni mi sento una donna, altri un uomo». In fondo già nel 2013, mentre scalava le classifiche mondiali con “Royals”, a soli 16 anni, la popstar neozelandese si mostrava spesso in abiti maschili.
Alla produzione dei brani contenuti in “Virgin” hanno partecipato anche Dev Hynes (Solange, Florence and the Machine), Dan Nigro (Olivia Rodrigo) e Buddy Ross (Vampire Weekend, Frank Ocean), mentre il mixaggio del disco porta la firma di Spike Stent, veterano degli ingegneri del suono statunitensi, una vita a muovere le dita sui dischi di Madonna, U2, Beyoncé, Depeche Mode. Il tour partirà il 17 settembre da Austin, in Texas, e arriverà in Italia per un’unica data in programma il 29 novembre all’UnipolArena di Bologna: sarà il primo show di Lorde nel nostro Paese in tre anni.