Diodato: "Sono molto grato a 'Fai rumore' e a Sanremo"
A distanza di quattro anni dalla vittoria con "Fai rumore", Diodato torna in gara al Festival. Il brano che il cantautore presenta alla settantaquattresima edizione del Festival di Sanremo è "Ti muovi", da lui portata sul palco dell'Ariston con una performance emozionante, arricchita dalla presenza del corpo di ballo.
"Sono molto grato a 'Fai rumore', a tutto quello che ha portato. Credo abbia definito ciò che in qualche modo voglio essere", spiega Diodato, ospite della Rockol Lounge, presso la sede del Club Tenco. Aggiunge: "Non sento assolutamente il peso, sento le emozioni ogni volta che è la canto".
Oltre a ricordare ciò che di più assurdo e stravagante gli è capitato durante il Festival, come le serate con Roy Paci nel 2018, l'artista racconta la scelta di portare la cover di “Amore che vieni, amore che vai” di Fabrizio De André nella serata di venerdì con Jack Savoretti, il prossimo tour e la storica canzone sanremese a cui è più legato.
Rockol: Partiamo da “Ti muovi”. È la tua sesta partecipazione, tra gara e ospitate.
Diodato: L’idea di tornare su questo palco è nata dall'ascolto del provino di “Ti muovi”, che avevo realizzato a casa. E a un certo punto avevo realizzato questa parte di archi, che si muoveva, che in qualche modo raccontava musicalmente quel senso di abbandono a quelle emotività che stavo provando in quei giorni. E ho sentito che questa canzone poteva mostrare anche un nuovo aspetto di me, che sta emergendo, che sta avendo fuori sempre di più, anche musicalmente, in questi ultimi mesi, ma forse anche anni.
Ho pensato che quella musicalità lì potesse essere amplificata ancora di più da un palco come quello dell’Ariston, in cui hai a disposizione un’orchestra. Ed è una bellissima occasione per comunicare il tuo stato a milioni di persone e dire: “Se volete poi ci possiamo incontrare e parlare di questo”.
Rockol: Com’è nata la performance sul palco, con il corpo di ballo?
Diodato: Salla collaborazione con Irma Di Paola che è stata al mio fianco anche all'Eurovision di Torino. Irma è proprio una compagna di vita, la conosco da tantissimi anni, mi segue da tanto tempo, abbiamo avuto tante interazioni umanamente, ci vogliamo un bene dell’anima. Ed è una coreografa, è un’artista, molto attenta al significato delle cose e al loro valore artistico: volevo che in qualche modo la performance fosse un corpo vivo, anche capace di mutare, di adeguarsi alle sensazioni che si provano.
Rockol: Il palco dell’Ariston ti ha regalato la vittoria 4 anni fa, “Fai rumore”, canzone entrata nell'immaginario collettivo. Quanto Quanto sei grato a quella canzone e quanto può diventare un po' ingombrante?
Diodato: Sono molto grato tutto quello che ha portato. L'emotività, la voglia di stare insieme, la voglia di scambiarsi qualcosa: questo è quello che cerco di fare io con la musica: mi ha dato tutto ciò, continua a darmelo, continua a vivere una sua vita indipendente, come è giusto che sia, e continua ad essere di tante, tante persone, non solo mia. Spero di sentirle anche con "Ti muovi", perché voglio raccontare quella cosa lì.
Rockol: Un’altra canzone a cui devi tanto, che è stata un po' la scintilla della tua carriera è “Amore che vieni, amore che vai”, che porti nella serata delle cover.
Diodato: “Amore che vieni, amore che vai” ha innanzitutto cambiato il mio rapporto con Fabrizio De André, perché io venivo da ascolti che erano principalmente di rock inglese. Ero un po' lontano dalla musica italiana in quel periodo: lui, in qualche modo, mi ha preso per mano e mi ha detto: "Vuoi scrivere canzoni? Devi tornare prima a casa”.
Quella cover mi portò a una collaborazione, la mia prima con il cinema, con Daniele Luchetti in "Anni Felici”: accese un piccolo faretto di attenzione su di me, e quello, forse, mi portò proprio sul palco dell'Ariston la prima volta. A 10 anni, dalla prima partecipazione al Festival di Sanremo, a 25 dalla scomparsa di De André, mi piaceva l'idea di rendergli omaggio a pochissimi chilometri da casa sua, su un palco che in realtà non lo ha mai rappresentato più di tanto, ma che è così importante per la musica italiana. Ho chiesto di essere al mio fianco a un amico, Jack Savoretti, che è un cantautore britannico, ma che ha sangue e cuore genovese, quindi mi sembrava perfetto. Ci sono delle belle vibrazioni, insomma, sono contento.
Rockol: Tornando a Sanremo: qual è la cosa più assurda che ti è successa al Festival, durante i tuoi anni di partecipazione?
Diodato: Il Festival ti regala un sacco di esperienze assurde. È veramente un luogo imprevedibile, può accadere qualsiasi cosa. Ricordo prima della finale del 2020, di essermi addormentato sul letto dopo una giornata di interviste, il sabato sera, poche ore dalla finale:. Qualcuno è venuto a svegliarmi e quindi mi sono alzato, mi sono buttato sotto la doccia e sono arrivato giusto in tempo per cantare. Il sabato, di solito, è il giorno in cui mi sfogo poi. Sono tranquillissimo fino al sabato sera, e poi dopo se mi incontrate posso essere pericoloso, mi piace tanto fare festa. Serate molto rock and roll, il festival di Saremo è anche questo.
Rockol: Sempre a proposito sempre di Saremo: una canzone della storia del Festival a cui sei particolarmente legato?
Diodato: Una delle canzoni che amo di più, per me forse anche la più bella, comunque nella top 5 delle canzoni, è sicuramente: “Almeno tu nell’universo": lo considero un capolavoro assoluto dalla musica mondiale.
Rockol: Dopo Saremo un tour nei teatri e cos'altro?
Diodato: Dopo Saremo tour nei teatri, forse il mio primo vero tour real teatrale. Bella sfida, ci sto pensando tanto. Il teatro ti dà l'opportunità di avere un contatto diverso con il pubblico, molto molto diretto, di percepire tutto, perché sei in quel sacro silenzio e anche forse di sperimentare tanto. Quindi, sto ragionando su cosa fare, mi piacerebbe fare qualcosa di molto speciale.