Duran Duran: il ritorno dal vivo in Italia, tra Måneskin e Verdi

Il periodo attuale è per i Duran Duran un momento di carriera più che positivo, segnato da avvenimenti importanti e traguardi prestigiosi. Oltre ad aver recentemente ricevuto la notizia di essere stata introdotta nella Rock and Roll Hall of Fame, infatti, la band ha anche ripreso con le attività live dopo la crisi che ha colpito il mondo degli spettacoli dal vivo a causa della pandemia ed è pronta a tornare a suonare in concerto anche in Italia. L’evento che segnerà il primo passaggio di Simon Le Bon e soci nel nostro Paese in quasi cinque anni è fissato per il prossimo 23 giugno, quando i Duran Duran saliranno sul palco della prima edizione de La Prima Estate. Il nuovo festival, in programma al Parco Bussoladomani di Lido di Camaiore dal 21 al 26 giugno con una line up composta da numerosi artisti sia italiani che internazionali, la stessa sera della formazione britannica vedrà andare in scena anche la reunion dei Bluvertigo.
“Abbiamo fatto diverse cose con Morgan ed ci è capitato diverse volte di incontrare i Bluvertigo”, ha raccontato Nick Rhodes, che insieme a John Taylor ha incontrato alcuni giornalisti italiani via Zoom in vista del prossimo show in Italia del gruppo. Ha aggiunto: “Da quello che ho capito, non pubblicano un album da molto tempo e per loro sarà una sorta di reunion. Non vedo l’ora di sentirli dal vivo e so che nella line up del festival ci sono altri artisti italiani che sono curioso di ascoltare”.
Il ritorno in Italia dei Duran Duran e il loro rapporto con il nostro Paese
Per il loro primo concerto nel Belpaese dopo diverso tempo, i Duran Duran stanno pensando a una scaletta in grado sia di onorare la loro lunga carriera, soprattutto in occasione del 40esimo anniversario dell’uscita del loro album “Rio”, originariamente pubblicato 10 maggio 1982, che di regalare sorprese al pubblico. Sul palco de La Prima Estate, quindi, la formazione inglese farà ascoltare sia i suoi grandi successi che brani estratti dal suo più recente album, “Future Past”, arrivato sui mercati lo scorso ottobre.
“‘Rio’ è un grande evento per noi. Quest'anno è il 40° anniversario del nostro album forse più importante, in un certo senso. È stato sicuramente l'album che ha portato la musica dei Duran Duran davvero nel mondo, attirando un pubblico mondiale”, ha spiegato John Taylor alla stampa italiana:
“Penso che ‘Rio’ esemplifichi davvero la chimica della band: quando ascolti quel disco, puoi apprezzare davvero ciò che ha reso i Duran Duran. La musica dell'album ‘Rio’ è più che presente nello spettacolo che porteremo in Italia quest'estate, ci sono diverse canzoni tratte da quel disco. Ma suoneremo anche diversi brani da ‘Future Past', ovviamente. Crediamo che il nostro pubblico non voglia solo ascoltare vecchie canzoni, ma che si sentano più appagati quando ascoltano qualcosa di nuovo. Ed è qualcosa che io e Nick preferiamo, per trasmettere l'idea di essere ancora in attività e in piena creatività, per cui il concerto non è solo una retrospettiva”.
A lui ha fatto eco Nick Rhodes, che ha affermato: “Il nostro intento è sempre quello di mettere insieme uno spettacolo che sia un viaggio per le persone. Quando vai a sentire live qualche giovane o nuovo artista, che non ha un vasto repertorio, non conosci davvero tutto il suo materiale. Ma quando si tratta di una band come la nostra, con anni di storia alle spalle, qualcuno del pubblico vuole ascoltare quella canzone e qualcun altro magari quell’altro brano. Noi, in quanto artisti, dobbiamo quindi trovare un equilibrio. Siamo ovviamente fortunati ad avere molte canzoni conosciute e con cui la gente ha familiarità, ma anche per aver appena pubblicato un nuovo album dopo oltre quarant’anni di carriera”. Ha continuato: “Quindi per i live cerchiamo di trovare le canzoni che funzionino. Per il nostro nuovo album abbiamo fatto un paio di canzoni con Giorgio Moroder che funzionano particolarmente bene, soprattutto dal vivo. Penso che la canzone 'Tonight united', per esempio, funzioni davvero bene. Inoltre, il nostro scopo è di riunire le persone e il nostro sforzo è di lasciare un messaggio positivo. Penso che nessuno di noi possa ignorare ciò che di brutto sta accadendo nel mondo, ma non ci si può crogiolare continuamente su questo. Quindi noi cerchiamo di rendere il nostro spettacolo come qualcosa di positivo. Come ha detto John menzionando l’album 'Rio', portiamo dal vivo anche qualcosa del nostro passato, ma includiamo anche alcune sorprese per non proporre uno show prevedibile suonando una hit dietro l’altra: diventerebbe ripetitivo, visto che molte persone sono già state a un nostro concerto. Ogni volta cerchiamo di reinventare i nostri live e di fare qualcosa di speciale. Inoltre, questa volta in Italia suoneremo a un festival in Toscana vicino al mare, che ha in programma anche set di altri artisti, che è sempre una cosa entusiasmante”.
Dato il noto apprezzamento che il pubblico italiano nutre da anni nei confronti di Simon Le Bon e soci, nel corso della chiacchierata via Zoom con la stampa John Taylor e Nick Rhodes hanno raccontato di amare il nostro Paese e di essere contenti a tornare ogni volta a suonare nella Penisola considerando “speciale “ogni show in Italia. Proprio per questo i due musicisti britannici hanno spiegato di “sentire sempre un po’ di pressione”, sottolineando che “vogliamo sempre proporre qualcosa di speciale, non vogliamo fare la stessa cosa presentata la volta prima”. Anche Taylor e Rhodes, inoltre, hanno i loro artisti italiani preferiti. “Sono un grande fan di Måneskin e conosciamo quei ragazzi”, ha infatti narrato John che a proposito del quartetto capitolino - con cui, fra le altre cose, ha condiviso il palco lo scorso settembre in occasione dell’evento “Global Citizen Live” a Londra - ha poi detto:
“Adoro la loro attitudine. Penso che siano musicisti straordinari e amo davvero il loro percorso. Riflettendo sul percorso che stanno facendo, dai loro primi lavori di musica italiana al pop globale che stanno facendo ora, penso che siano una band davvero importante. Apprezzo il fatto che tutti i componenti hanno caratteri molto forti. E penso che stiano davvero portando la cultura pop italiana contemporanea in giro per il mondo, in un modo molto positivo. Penso che siano il gruppo più forte uscito dal pop italiano da un po' di tempo”.
Dal canto suo, Nick Rhodes ha parlato del suo amore per la musica classica e i compositori italiani, e ha raccontato: “Sono d'accordo: penso che i Maneskin siano davvero bravi. Io amo moltissimo la musica classica italiana: Verdi, Puccini. Queste sono le cose che ispirano davvero melodie straordinarie e strutture diverse nella musica”. E ancora: “Secondo me, il motivo per cui l'opera funziona così bene in italiano è: primo, per la bellezza del suono della vostra lingua; ma anche perché nell'opera in Italia si ha più possibilità, ci sono tante sillabe nelle parole italiane (la maggior parte terminano in vocale). Questo, però, può essere una penalità per la musica pop e non aiutare la costruzione di ritornelli semplici e accattivanti. Come abbiamo visto, non è impossibile per alcuni artisti italiani, ma è molto più difficile che in lingua inglese, dove hai più scelte. Ma per quanto riguarda l’opera, dove ti è permesso anche cambiare melodia, l’italiano non potrebbe che essere la lingua migliore”.
L’induzione alla Rock and Roll Hall of Fame e il concerto per la Regina Elisabetta II
Il ritorno in tour, l’ingresso nella Rock and Roll Hall of Fame e anche l’imminente concerto per il Giubileo di Platino della Regina Elisabetta II d'Inghilterra, che il prossimo 4 giugno vedrà esibirsi a Buckingham Palace i Duran Duran, i Queen, Diana Ross e molti altri: come Simon Le Bon, Nick Rhodes, John Taylor e Roger Taylor vivono, quindi, questo grande momento?
“Quando ho ricevuto la notizia dell’induzione dei Duran Duran nella Rock and Roll Hall of Fame mi sono bloccato per un momento”, ha narrato Rhodes alla stampa italiana su Zoom: “È inoltre fantastico poter tornare a suonare in concerto, poter comunicare con le persone. È però una sensazione agrodolce, per tutti i casini che sappiamo accadere nel mondo in diversi modi - profondamente sconvolgente. Ovviamente, per quanto ci riguarda, come band siamo felici: abbiamo pubblicato un nuovo album, possiamo suonare in concerto e poi c’è l'ingresso nella Hall of Fame. Ma, come tutti, siamo consapevoli che in altre parti del mondo c’è chi sta affrontando delle serie e difficili situazioni. Voglio dire, tutti sono preoccupati in modo profondo per la situazione in Ucraina. Come potremmo non esserlo?”.
Per questo John ha affermato poi: “Penso che il nostro scopo come band, anche come cantautori e artisti, sia sempre stato quello di riunire le persone. È il nostro scopo principale, davvero. Un concerto dal vivo o un incontro sportivo, per esempio, sono occasioni in cui le persone si riuniscono e, indipendentemente dalle loro affiliazioni politiche o dalle loro convinzioni, si uniscono per ballare, principalmente grazie a un reciproco interesse”. Ha continuato: “Penso che eventi come questi siano più importanti che mai onestamente. Non so quanto siano divisivi la politica e i media in Italia, ma nel Regno Unito e in America lo so. Penso di poter essere abbastanza orgoglioso che il nostro scopo sia invece quello di riunire le persone, da tutte le parti del mondo. Siamo orgogliosi quando vediamo le persone che vengono ai nostri concerti e di che tipo di persone sono. Penso sia importante stare insieme, così si possono trovare soluzioni. Mentre, se ci dividiamo, non troveremo mai soluzioni”.
Svelando come si stanno preparando per la cerimonia della loro induzione nel cosiddetto olimpo del rock, e per rispondere alla domanda se essa sarà anche l’occasione per vedere la band suonare ancora con gli ex componenti Andy Taylor e Warren Cuccurullo, John Taylor ha affermato:
“Non appena abbiamo ricevuto la notizia, abbiamo subito iniziato a parlare di come immaginare la performance. Ovviamente, una delle cose più eccitanti dell'entrare nella Rock and Roll Hall of Fame è la performance e la presentazione che faremo. Abbiamo già iniziato a parlato del mix di canzoni che vorremmo suonare. E sì, Warren e Andy faranno entrambi parte del mix”.
Rhodes ha quindi sottolineato: “Secondo il nostro istinto, pensiamo che sia Andy che Warren sono stati una parte importante della storia dei Duran Duran, hanno scritto molte delle nostre canzoni più famose con noi. Quindi sì, meritano di essere parte dell'evento in qualche modo. Però, dobbiamo ancora capire come far funzionare il tutto e come potrebbe funzionare musicalmente”. E ancora: “Non sappiamo ancora esattamente quanto tempo avremo per la performance o quali canzoni faremo. In un certo senso mi piacerebbe poter suonare brani del nuovo album ma non so ancora quanto spazio potremo riservargli. Ci stiamo lavorando”.
In merito alla partecipazione dei Duran Duran al “BBC’s Platinum Party at the Palace” per festeggiare i settant’anni di regno della sovrana britannica, John Taylor ha dichiarato: “Come avremmo potuto rifiutare l’invito a esibirsi per celebrare la persona più amata del pianeta? Siamo molto orgogliosi di farne parte e amiamo la nostra regina. È fantastico essere stati invitati. Avremo circa 10 minuti e sarà fantastico”. Rhodes ha aggiunto: “È un evento storico: probabilmente sarà difficile che un altro monarca riuscirà a regnare per 70 anni come lei: è straordinario”.
Cosa significa essere i Duran Duran oggi
Nel corso dell’incontro su Zoom tra i giornalisti italiani e Nick Rhodes insieme a John Taylor per il ritorno della loro band in Italia, c’è stato anche modo di riflettere sulla lunga carriera dei Duran Duran, della loro importanza e di quali sono - per esempio - gli aspetti positivi o negativi del far parte di una formazione iconica come la loro.
“La cosa migliore dell'essere un membro dei Duran Duran è che ovunque andiamo veniamo accolti davvero con amore - non importa se stiamo effettuando il check-in in un hotel o salendo su un aereo”, ha affermato John Taylor: “In questi 40 anni, in cui abbiamo scritto le nostre canzoni e suonato dal vivo la nostra musica, siamo riusciti ad avuto un impatto su molte persone. Nick ed io apprezziamo che siamo qui. Prima di tutto siamo fan della musica, abbiamo amato l'influenza della musica di David Bowie su di noi e sarò per sempre grato a David Bowie per la sua musica. L’abbiamo sentito per la prima volta quando eravamo giovani e poi da ragazzi abbiamo anche noi iniziato a pubblicare i dischi e poi a girare il mondo, visitando paesi come l'Australia o l’Italia. Siamo cresciuti che ovunque andavamo c’erano persone che ci conoscevano, che ci stavano aspettando a braccia aperte: è un modo straordinario di diventare grandi e crescere”. A suo modo, Rhodes ha sottolineato: “Quando sei un artista, sia che tu sia uno scrittore, un attore, un musicista o fai parte di una band, compi delle scelte su come presentare te stesso o il tuo gruppo”. E ancora: “Nel nostro caso, come Duran Duran, da subito abbiamo preso la decisione consapevole di essere apolitici, perché tutti abbiamo le nostre opinioni - alcune delle quali sono molto forti sulle cose che accadono nel mondo in questo momento. Abbiamo pensato che il nostro scopo fosse davvero quello di cercare di unire le persone e di sollevare il morale delle persone. Ci sono molti altri artisti che fanno canzoni più politiche. E non è una cosa sbagliata, alcuni di loro sono fantastici. Ma noi siamo diversi. Io penso che la politica debba essere per i politici e debba rispondere a scelte personali. Noi cerchiamo di unire le persone e portare un po' di gioia nella miseria che ci circonda”.
Sulla longevità dei Duran Duran, Nick Rhodes ha infatti poi aggiunto:
“Dopo tutti questi anni, lavoriamo ancora allo stesso modo: ci troviamo tutti insieme e facciamo del nostro meglio cercando di isolarci. Dipendiamo tutti gli uni dagli altri e e la buona riuscita di un disco o di una performance dipende dal nostro essere una squadra. Ci rispettiamo a vicenda e lavoriamo sodo insieme: per questo che non ci siamo mai fermati e siamo ancora qui. Alcuni artisti credo si arrendano prima o poi: magari fanno un disco eccezionale, ma poi diventa difficile andare avanti. In generale non è facile, ci sono momenti in cui sei più produttivo e altri in cui devi lavorare duramente per ottenere un buon risultato. Noi siamo molto grati di essere ancora insieme e di avere l’opportunità di andare avanti”.
Per rispondere alla domanda se il gruppo ha mai pensato di porre la parola “fine” alla propria storia, Nick ha quindi spiegato: “Non abbiamo pensato proprio a scioglierci ma, com’è noto, la formazione ha subito diversi cambiamenti negli anni. John si è allontanato tra il 1997 e il 1998 per poi tornare intorno al 2001. E durante la sua assenza sembrava tutto diverso. Io, Simon e Warren penso che al tempo fossimo dolorosamente consapevoli che non eravamo affatto la stessa band, anche se ci chiamavamo ancora Duran Duran e suonavamo ancora le stesse canzoni. Ma avevamo un’anima completamente diversa”. Ha aggiunto: “È per questo che poco dopo quel periodo abbiamo riunito la formazione originale perché per quanto Warren abbia giocato un ruolo magnifico nella storia dei Duran Duran, avevamo perso la giusta via. Ci sono stati tanti alti e bassi, ma credo di essere a un punto in cui siamo più forti insieme. Il fatto che quatto di noi siano rimasti uniti per la maggior parte della nostra carriera è un bel risultato”.
Proprio perché, come spiegato da Nick Rhodes, i Duran Duran hanno “creduto in tutto quello che c’è stato”, il tastierista della band ha evidenziato come nessuno del gruppo abbia dei ripensamenti o la possibilità di pentirsi di qualcosa. “Penso che la psicologia del rimpianto sia davvero molto pericolosa e mi piace svegliarmi la mattina sentendomi positivo riguardo a chi sono e al mio posto nel mondo”, ha infatti aggiunto John Taylor, che ha poi narrato: “Ovviamente, non tutto quello che abbiamo fatto è sempre stato perfetto, anche perché poi entrano in gioco le vite personali di ognuno, ed è normale pensare che qualcosa sarebbe potuta essere gestita diversamente. Ma penso che sia giusto accettare quello che si è fatto. Per quanto riguarda il gruppo, poi, ogni decisione o scelta è stata presa perché in quel momento abbiamo ritenuto fosse la cosa giusta. Poi, solo il tempo e l’esperienza possono farti cambiare prospettiva. Ma sentirsi bene in merito a quelle decisione ci permette di alzarci bene la mattina”.
In merito a possibili consigli per i giovani artisti, Rhodes ha sostenuto: “Non so se qualcuno di noi può essere bravo a dare consigli perché la cosa importante è seguire il proprio istinto. Questo è il mio unico consiglio”. E ancora: “Quando John e io abbiamo formato la band era un periodo in cui c’erano molti artisti diversi in giro. Tutti suonavamo in modo diverso dagli altri. Mentre ora capita di non sapere di chi sia una canzone che si ascolta perché i suoni sono gli stessi di altri pezzi e la produzione è simile ad altre. All’epoca, invece, c’erano gruppi post punk come Siouxsie and the Banshees o Cure da una parte, i Kraftwerk dall’altra e David Bowie continuava a fare dischi fantastici mentre poi nascevano band come gli Smiths o altri. Ognuno aveva la propria identità ed erano tutti grandiosi. Quindi noi sapevamo di dover trovare la nostra identità. Se copiavi qualcun altro non significava nulla. Anche noi ci siamo lasciati influenzare dagli artisti che amavamo, da Giorgio Moroder ai Sex Pistols e Clash, ma ci siamo impegnati a formare la nostra identità”.