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Neneh Cherry, l'urban music prima dell'urban music

La cantante ha reinciso "Buffalo stance" con Robyn: negli anni '80 fu rivoluzionaria
Neneh Cherry, l'urban music prima dell'urban music

Nel 1988 Neneh Cherry si presenta a Top of The Pops, lo storico programma della TV inglese in grado di determinare la fortuna di singoli, o di certificarne il successo mainstream.
Come tutti, canta in playback: ma lo fa con una sicurezza fuori dal comune, con un brano che unisce pop, r 'n' b e hip hop. È incinta di 7 mesi: un giornalista le chiederà se non era rischioso esibirsi "in quelle condizioni": "La gravidanza non è una malattia", lo mette a tacere. 

La canzone è "Buffalo stance", che arriverà al terzo posto delle classifiche: assieme a quel passaggio è considerato uno dei momenti di svolta della musica inglese. L'urban prima dell'urban, come lo chiamiamo oggi: Neneh Cherry è un'artista che che ha cambiato le carte in tavola della musica di quel periodo, e non solo. E rimane geniale, pure con una carriera discontinua, fatta di lunghe pause e ritorni. Ha appena ripubblicato "Buffalo stance", in un duetto con Robyn, altra popstar svedese fuori dagli schemi. È una versione che non toglie e non aggiunge nulla all'originale, ma permette di ricostruire una grande carriera.

Il pop inglese, riscritto: gli esordi

Nella seconda metà degli anni '80 il pop inglese è dominato dal trio di produtturi Stock Aitken Waterman, autori di un suono pop plasticoso e riconoscibilissimo, che porta al sucesso una giovane Kylie Minogue (nota come attrice di soap opera), Rick Astley, Bananarama, Dead or Alive. La prima versione di "Buffalo stance" è un lato b di un singolo (di scarso successo) prodotto dal trio, "Looking Good Diving" del duo Morgan-McVey, 1987. Cameron McVey le chiede di intervenire sulla canzone. Neneh ha un background multiculturale: è figlia adottiva del jazzista Don Cherry, ha vissuto tra Svezia e New York prima di arrivare a Londra, ha cominciato con il punk militando in diverse band.

Nel 1988 la canzone viene trasformata da McVey in un singolo di Neneh Cherry, che diventerà simbolico sia per il tema (quello che oggi chiameremmo "empowerment femminile", la celebrazione dello street style), sia per l'unione di un ritornello pop su strofe rappate: tutte cose oggi molto normali, ma al tempo assolutamente all'avanguardia. L'anno dopo esce "Raw like sushi", in cui McVey mette assieme quello che è un dream team di menti che cambieranno la musica inglese: Tim Simenon (noto come Bomb The Bass), i Massive Attack (di cui lo stesso McVey produrrà "Blue lines"): pop, rap, trip hop. Il disco è stato celebrato poco tempo fa con una versione per i 30 anni: "quando fu pubblicato per la prima volta, l'allora venticinquenne Cherry fu acclamata come una visionaria per mescolare le varie influenze con un atteggiamento sfrontato e determinato che oggi le giovani pop star danno per scontato". Neneh Cherry sfiorò il Grammy nel 1990 come miglior nuova artista: venne vinto dai Milli Vanilli, a cui però venne in seguito ritirato per il noto scandalo (si scoprì che non cantavano le loro canzoni).

La prima fase della carriera proseguì con un altro singolo di grande impatto (Una rielaborazione di "I've Got You Under My Skin" in chiave hip-hop per un album per raccogliere fondi per la lotta all'AIDS) e altri due album, sempre realizzati assieme a McVey, sposato nel 1990. Il più maturo "Homebrew" (1992) che al pop e al rap univa anche il rock (memorabile un duetto con Michael Stipe su una chitarra campionata degli Steppenwolf, in "Trout"), ebbe minor successo. "Man" invece arrivò nel 1996, dopo il successo mondiale del duetto con Youssou N'Dour su "7 seconds" (1994), e conteneva citazioni e rielaborazioni di James Brown e Marvin Gaye. Poi una lunga pausa.

Il ritorno e l'elettronica

Il disco successivo di Neneh Cherry sarebbe arrivato quasi 20 anni dopo, nel 2014: in mezzo la band "famigliare" cirKus, con il marito Cameron McVey e Lolita Moon (la figlia Tyson di cui era incinta durante la famosa esibizione dell'88 a ToTP - un'altra figlia, Mabel, è diventata a sua volta una popstar).

Poi un album di cover in chiave nu-jazz con il gruppo The Thing, rinominato The Cherry Thing, nel 2012. "The blank project" del 2014 è il primo vero album solista inaugura la collaborazione con il producer inglese Four Tet: un disco minimale, meno pop e più sperimentale, acclamato dalla critica. Nel 2018 un nuovo capolavoro: "Broken politics", sempre con Four Tet: si sente più la mano del producer, attraverso basi che giocano con l'elettronica minimale e la voce e l'approccio lirico unico della cantante.

Ora un altro ritorno: la nuova versione di "Buffalo stance" (a cui hanno collaborato anche Mapei e Dev Haines) dovrebbe far parte di un (non ancora annunciato) album di collaborazioni e di rielaborazione di brani dei primi tre album, quelli della prima fase della carriera. 

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