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Biagio Antonacci, 'Sapessi dire no': 'Perché certe volte vale più di un sì'

Biagio Antonacci, 'Sapessi dire no': 'Perché certe volte vale più di un sì'

La negazione come senso di responsabilità. "Perché un uomo che sa dire 'no' è un uomo che non ha paura di dire 'sì'", dice Biagio Antonacci, che oggi - qualche ora prima del suo concerto al cinema Odeon di Milano (che verrà trasmesso in diretta in una trentina di sale sparse in tutta Italia) - ha chiamato a raccolta la stampa per presentare il suo nuovo album, "Sapessi dire no", in uscita domani, 17 aprile: "Dire 'no' ai figli è difficile, ma i 'sì' troppo facili sono spesso sinonimo di debolezza e di paura delle responsabilità. Ne parlo in una canzone del nuovo disco, 'Evento', proprio perché di questi tempi un 'no' è un vero e proprio evento. I sì sono più facili, aprono infinite possibilità, ma un uomo che dice no a una donna per mantenere una fedeltà è una cosa rara. E bellissima". Con una copertina di lusso disegnata dal maestro del fumetto tricolore Milo Manara ("L'ho conosciuto grazie a Vincenzo Mollica. Poi ho scoperto che sua moglie è una mia fan, e questo può avere facilitato le cose. E' venuto in studio, ha ascoltato le canzoni e mi ha detto: 'Ti vedo come un angelo'. Che è una bella responsabilità. Poi, quindici giorni dopo, mi ha mandato un bozzetto di quello che poi è diventato il cover artwork"), "Sapessi dire no" torna a sancire la collaborazione tra il cantautore di Rozzano e Michele Canova, produttore di punta della scena pop italiana: "Già, lui sta producendo i dischi di tutti i grandi: è inevitabile che lasci un marchio sui lavori che firma", risponde Biagio a chi gli ventila il rischio di omologazione - almeno nei suoni - tra il suo e i dischi dei suoi colleghi, "Però anche Brian Eno ha un suo suono e ha fatto degli ottimi lavori con i dischi di tanti artisti diversi. Io non mi preoccupo di 'spersonalizzare' le mie canzoni perché quando gli presento il materiale da lavorare gli presento canzoni già fatte e finite. Poi è lui, con il suo mestiere, ad assemblare i tutto e a renderlo perfetto".

Un disco, "Sapessi dire no", nato in corso d'opera, mentre Antonacci già si trovava in studio: "Fare un nuovo album è sempre come ripartire da capo: ogni volta si prova la stessa emozione. Poi, sarà anche banale, ma come dicono tutti questo è il mio disco più bello. Sono entrato in sala di registrazione che non avevo ancora tutto il materiale, poi - grazie alle vibrazioni positive scatenatesi durante le session - ho avuto l'impulso di continuare a scrivere". Le canzoni, quindi. "Naturale": "Non vi dirò nemmeno sotto tortura di chi parla. Vi dico solo che c'è certa gente che viene cambiata in maniera radicale dalla popolarità. La fama ti gonfia, specie quella televisiva, ma il problema è la post-popolarità. Anche perché non tutti meritano di essere famosi". E il protagonista del brano? "Ah, lui oggi se la passa benissimo. E più rimane in televisione meglio sta". "Non vivo più senza te": "Quasi una pizzica, la storia di un uomo che sceglie il Salento per dimenticare un amore finito e che vive a sorpresa un'avventura con una donna più grande...". Non manca, alla fine dei crediti del disco, una dedica a Lucio Dalla, scomparso all'inizio del mese scorso a Montreaux, in Svizzera: "Sono cresciuto con le sue canzoni, ho imparato a cantare facendo le sue cover nei locali di Brera e dei Navigli, a Milano. Il mio disco è stato il primo a venire pubblicato da un suo 'collega', immediatamente dopo la sua scomparsa, e così la dedica mi è sembrata per lo meno doverosa. Lui è stato per la musica quello che Chagall è stato per la pittura: sapeva far volare le immagini che cantava...".

Non mancano, tra le tracce che compongono il disco, accenni alla situazione socio-politica attuale, come in "Con infinito onore": "E' la storia di un politico che sa di essere fuori dal tempo e fuori dal mondo, tuttavia incapace di uscire dal suo status. E' la foto della situazione italiana attuale. Che, attenzione, rappresenta una grande occasione. Io sono anni che non voto, e ho intenzione di continuare su questa linea: se, tuttavia, gli italiani, con uno scatto d'orgoglio, riuscissero a fare piazza pulita del vecchio establishment politico per tornare a candidare persone comuni, reali, a conoscenza dei veri problemi della gente, allora potrei pensare di dare il mio sostegno a qualcuno. Per dire, trovo giusta l'istanza che vorrebbe cancellare il sovvenzionamento pubblico ai partiti...". Tentazioni grilline? "Beppe lo conosco, è un amico, ed è da tanti anni che dice queste cose. Io voglio vedere in faccia i suoi candidati, voglio sentire parlare i suoi ragazzi. Di certo la politica rappresentata dai partiti è finita. Nel mio lavoro, come in tutti gli altri, quello che conta è il merito: una volta la gente comprava i dischi a scatola chiusa, adesso - invece - prima li vuole ascoltare. Ed è giusto che anche chi ci governa faccia i conti con questo sistema".

"Sapessi dire no" verrà supportato dal vivo per mezzo di un tour che prenderà il via il prossimo 5 maggio dal Pala Fiorio di Bari ("Quindici giorni dopo la pubblicazione del nuovo album", osserva lui: "Praticamente sarà la coda della tournée di 'Inaspettata', che discograficamente ha avuto una vita molto lunga. Il pubblico dovrà avere il tempo di assorbire le nuove canzoni, ma è bella l'idea di svelarle dal vivo ai fan, come farò stasera") e che vedrà la prima tranche chiudersi, quasi un mese dopo, il 30 al Palaevangelisti di Perugia, per poi ripartire in autunno con date in città più grandi come Milano (dove sono già state annunciate due date al Forum di Assago il 9 e 10 ottobre). Lui, che dopo la tragedia che colpì Laura Pausini ("Per la quale sarei disposto a scrivere un album intero da farle cantare", assicura) si disse disposto a chiedere garanzie riguardo la sua attività dal vivo, ha le idee molto chiare su cosa fare on the road: "In scena ci sarà musica, e basta. Niente fronzoli, megaschermi, effetti speciali o altro: solo le luci, io, e il gruppo che mi accompagnerà, su un palco largo 5 metri e lungo 25 che taglierà in due i parterre dei palazzetti che ospiteranno i mio show. La sicurezza? C'è poco da dire: a fare autocritica dobbiamo essere noi artisti per primi", assicura lui, spalleggiato da Ferdinando Salzano di Friends & Partners, agenzia che cura i suoi interessi live, "Fermare i concerti? No, la musica non si può fermare. Si può invece mettere un freno al gigantismo di certe produzioni, e solo gli artisti, facendo un passo indietro, ci possono riuscire. Anche perché bisogna sempre tenere presente che i palasport, almeno in Italia, non sono strutture destinate ad ospitare spettacoli dal vivo, ma eventi sportivi. Il parquet di un campo di basket è progettato per sostenere il peso di un giocatore di basket, non di un palco alto 25 metri carico di megaschermi. Nel nostro Paese di strutture progettate per i concerti non ce ne sono. Quando ci vedete suonare nei palazzetti dovete sempre pensare che siamo ospiti. Esattamente come quando andiamo in TV...".

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