Anche Biagio Antonacci è intervenuto, via Facebook, sulla tragedia di Reggio Calabria, che - alle due di questa notte - ha visto perdere la vita Matteo Armellini, elemento della technical crew (nello specifico, rigger, ovvero arrampicatore, addetto al lavoro su carichi sospesi) di Laura Pausini, travolto dal collasso della struttura in fase di allestimento al Pala Calafiore di Reggio Calabria.
"Sono preoccupato", scrive il cantautore lombardo: "Matteo, un'altra vittima, un altro ragazzo muore per montare qualcosa che deve portare gioia. Che senso ha allora questa gioia? E' vero, è un incidente, però adesso sono troppi. Ora voglio garanzie, ora voglio sapere di più: il mio tour è imminente ma voglio capire cosa si può fare per evitare la morte di chi lavora. Scusate lo sfogo: sono vicino a Laura, che ovviamente non ha colpe, ma soprattutto alle famiglie di questi ragazzi. Il team lavorativo è sicuro, ma sicuro forse non basta più: bisogna fare altro. Più prevenzione, più attenzione anche da parte degli artisti. Spostamenti, km, ecc ecc... insomma. Stare più attenti tutti. Nella disgrazia non esiste una sola colpa, questo è certo".
Le parole di Antonacci recuperano, in sostanza, quelle riferiteci dal presidente di Assomusica, l'associazione di categoria dei promoter italiani, Alessandro Bellucci, lo scorso 17 gennaio: "Il problema (...) è il rapporto con l'artista, o meglio la coscienza e la conoscenza di ciò che li circonda e che li porta ad esibirsi", ammise Bellucci a Rockol: "Lui è il dominus, sia per i soldi che chiede per un suo show sia per il tipo di produzioni che richiede per lo stesso. Negli ultimi anni c'è stata una vera e propria corsa alla scenografia più mozzafiato, al palco più elaborato, ai carichi sospesi più elevati e via dicendo. (...) E' proprio su questo piano che gli artisti si sono in concorrenza, rincorrendo la produzione più mastodontica, il più straordinario impianto scenico, e il maggior numero di paganti. La crisi del disco li ha portati a chiedere sempre più date, e con produzioni sempre più grandi, senza chiedersi, salvo rarissime ed eccellenti eccezioni, che cosa significhi tutto questo per i tanti lavoratori che concorrono alla realizzazione dei loro show, in termini di ricaduta economica e di sicurezza".