Rockol Mixtapes
2001
Depeche Mode
Il nuovo Depeche Mode si intitolerà 'Exciter'
Francesco De Gregori
De Gregori e Venditti insieme dopo trent’anni
John Lee Hooker
Ciao John Lee Hooker, leggenda del blues
Valeria Rossi
In ‘Tre parole’ tutto il mondo di Valeria Rossi
Robbie Williams
Robbie Williams, il 19 novembre l'album swing
Vasco Rossi
Vasco Rossi vince il Festivalbar
George Harrison
E' morto George Harrison
“Amnesiac” o “Kid B”? Il gioco di parole è fin troppo facile e ce lo perdonerete. Rockol ha scovato in rete il nuovo disco dei Radiohead, e le prime impressioni sono che non si tratti del ‘disco commerciale” che qualcuno aveva annunciato, ma della logica prosecuzione dell’acclamato/discusso “Kid A”.
Dopo una serie di falsi allarmi e anteprime parziali di alcuni brani, di cui vi abbiamo reso abbondantemente conto, il disco è ora interamente disponibile su Internet. Non solo su Napster, ma anche all’interno di fan-site come “At Ease”, (http://www.ateaseweb.com/news.htm). La pagina succitata contiene gli MP3 di tutte le canzoni, nonché testi e commenti.
La prima traccia la dice lunga su come procede il disco: “Packt like sardines in a crushed tin box” è un brano elettronico alla “Idioteque”, con ritornello accattivante. Segue “Pyramid song” , già ampiamente disponibile in rete da tempo: una ballata ipnotica basata su piano e archi: una delle cose più belle mai fatte dai Radiohead. La prima sorpresa arriva con “Pulk pull revolving doors”, brano stralunato basato solo su percussioni elettroniche e voce filtrata, sullo stile di “Kid A” e “Fitter/Happier”. “You and whose army?” è un altro brano conosciuto: una ballatta sussurrata, che ricorda vagamente “Karma police”, con una bella apertura finale. “I might be wrong” è il brano più rock della raccolta: basato su un ripetitivo riff di chitarra elettrica, accompagnato da una batteria elettronica, con una pausa verso la fine che spezza la tensione. “Knives out” è una canzone molto nota, una delle prime svelate dal gruppo in webcast e concerti. La versione di “Amnesiac” è molto simile a quelle già conosciute: chitarre in bella evidenza, melodia vocale, ritornello che recita “I want you to know/I’m not coming back”; quanto di più simile allo stereotipo Radiohead c’è in questo disco. “Morning bell/Amnesiac” è una nuova versione del brano già presente su “Kid A”: cambia l’arrangiamento, basato su chitarre acustiche ed effetti “space”. “Dollars and cents” è un brano claustrofobico dall’incidere irregolare, con archi e una chitarra appena accennata, su cui domina la voce di Yorke. “Hunting bears” è un bizzarro strumentale basato su arpeggi di chitarra quasi ambient; segue “Like spinning plates”, il pezzo più sperimentale del disco: base elettronica, suoni in reverse, ritmo irregolare e voce filtrata. Chiude “Life in a glass house”, il capolavoro del disco: una ballata per piano e fiati jazz, una sorta di “Radiohead a New Orleans”, logico completamento dell’altrettanto nera ma più veloce “The national anthem” su “Kid A”.
Ad un primo ascolto, effettivamente il disco contiene canzoni più dirette del suo predecessore, e segna un ritorno delle chitarre (quasi assenti su “Kid A”); almeno da questo punto di vista è più accessibile di “Kid A”. Ma Thom Yorke e soci non hanno perso la voglia di sperimentare, come dimostra l’ancora largo uso di elettronica, effettistica e l’inclusione di brani strumentali e/o con la voce filtrata. Insomma, chi si aspettava un “The bends 2” o un “Ok computer 2” rimarrà deluso. “Amnesiac” è un disco concepito insieme a “Kid A”: questo lo si coglie fin dal primo ascolto. Come “Kid A” è un disco che richiede molta attenzione e diversi ascolti prima di essere compreso. Da questo punto di vista che il disco, la cui uscita è prevista solo per il 4 giugno prossimo, sia stato fatto circolare con così tanto anticipo non pare un caso.
Dopo una serie di falsi allarmi e anteprime parziali di alcuni brani, di cui vi abbiamo reso abbondantemente conto, il disco è ora interamente disponibile su Internet. Non solo su Napster, ma anche all’interno di fan-site come “At Ease”, (http://www.ateaseweb.com/news.htm). La pagina succitata contiene gli MP3 di tutte le canzoni, nonché testi e commenti.
La prima traccia la dice lunga su come procede il disco: “Packt like sardines in a crushed tin box” è un brano elettronico alla “Idioteque”, con ritornello accattivante. Segue “Pyramid song” , già ampiamente disponibile in rete da tempo: una ballata ipnotica basata su piano e archi: una delle cose più belle mai fatte dai Radiohead. La prima sorpresa arriva con “Pulk pull revolving doors”, brano stralunato basato solo su percussioni elettroniche e voce filtrata, sullo stile di “Kid A” e “Fitter/Happier”. “You and whose army?” è un altro brano conosciuto: una ballatta sussurrata, che ricorda vagamente “Karma police”, con una bella apertura finale. “I might be wrong” è il brano più rock della raccolta: basato su un ripetitivo riff di chitarra elettrica, accompagnato da una batteria elettronica, con una pausa verso la fine che spezza la tensione. “Knives out” è una canzone molto nota, una delle prime svelate dal gruppo in webcast e concerti. La versione di “Amnesiac” è molto simile a quelle già conosciute: chitarre in bella evidenza, melodia vocale, ritornello che recita “I want you to know/I’m not coming back”; quanto di più simile allo stereotipo Radiohead c’è in questo disco. “Morning bell/Amnesiac” è una nuova versione del brano già presente su “Kid A”: cambia l’arrangiamento, basato su chitarre acustiche ed effetti “space”. “Dollars and cents” è un brano claustrofobico dall’incidere irregolare, con archi e una chitarra appena accennata, su cui domina la voce di Yorke. “Hunting bears” è un bizzarro strumentale basato su arpeggi di chitarra quasi ambient; segue “Like spinning plates”, il pezzo più sperimentale del disco: base elettronica, suoni in reverse, ritmo irregolare e voce filtrata. Chiude “Life in a glass house”, il capolavoro del disco: una ballata per piano e fiati jazz, una sorta di “Radiohead a New Orleans”, logico completamento dell’altrettanto nera ma più veloce “The national anthem” su “Kid A”.
Ad un primo ascolto, effettivamente il disco contiene canzoni più dirette del suo predecessore, e segna un ritorno delle chitarre (quasi assenti su “Kid A”); almeno da questo punto di vista è più accessibile di “Kid A”. Ma Thom Yorke e soci non hanno perso la voglia di sperimentare, come dimostra l’ancora largo uso di elettronica, effettistica e l’inclusione di brani strumentali e/o con la voce filtrata. Insomma, chi si aspettava un “The bends 2” o un “Ok computer 2” rimarrà deluso. “Amnesiac” è un disco concepito insieme a “Kid A”: questo lo si coglie fin dal primo ascolto. Come “Kid A” è un disco che richiede molta attenzione e diversi ascolti prima di essere compreso. Da questo punto di vista che il disco, la cui uscita è prevista solo per il 4 giugno prossimo, sia stato fatto circolare con così tanto anticipo non pare un caso.
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