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Frank Sinatra, centestimo anniversario: la biografia di The Voice

Frank Sinatra, centestimo anniversario: la biografia di The Voice

Figura capace di trascendere il mero ambito musicale, icona di un'epoca e di un modo di essere - il suo, come ribadì per gran parte della sua carriera sulle note di "My way" - The Voice, nato da genitori italiani a Hoboken, New Jersey, il 12 dicembre del 1915, fu folgorato nei primi anni di vita dalla voce del leggendario crooner Bing Crosby, che lo portò prima a cimentarsi come cantante da locale e poi a assemblare un vero e proprio gruppo, gli Hoboken Four. La dura gavetta, fatta di residency da venti date alla settimana, lo portò a collaborare con l'orchestra di orchestra di Harry James, con la quale - nel 1939 - registrò il suo primo brano, "All or nothing at all", che subito riscosse grande successo. La seconda guerra mondiale lo portò ad intrattenere le truppe di stanza oltremare - anche in Italia - prima di compiere la vera e propria svolta, nel 1942, firmando un contratto con la Columbia Records, grazie al quale - tra il '43 e il '44 - finì più di venti volte in vetta alle classifiche di vendita americane.


Il mito di Frank Sinatra nacque proprio in quegli anni: in radio spopolano le sue canzoni, e gli impegni dal vivo lo portano ad esibirsi dal Madison Square Garden di New York alla Cuba pre-rivoluzionaria di Batista. Titolare di una doppia carriera che lo vede dividersi tra microfono e macchina da presa, il cantante viene messo in crisi, nel '50, dalla scadenza del contratto con la Metro Goldwyn Mayer: per colmare il brusco calo nel reddito Ol Blue Eyes intensifica l'attività dal vivo, arrivando a soffrire di un'emorragia alle corde vocali dovuta all'eccessiva frequenza delle esibizioni. La crisi dura poco: un nuovo contratto con la Capitol nel '53 e la ripresa delle attività a Hollywood lo rilanciano. E proprio verso la metà dei Cinquanta arriva la consacrazione: sfiorato l'Oscar come miglior attore protagonista per la sua parte in "L'uomo dal braccio d'oro" di Otto Preminger, in quegli anni Sinatra registra alcuni dei brani che lo consegneranno agli annali, come "My funny valentine" e "I've got you under my skin". La leggenda dell'italiano dagli occhi blu riempie le pagine sui giornali: le cronache narranno delle memorabili scorrerie del "Rat pack", gruppo di viveur del quale facevano parte - oltre allo stesso Sinatra - Dean Martin, Sammy Davis Jr., Peter Lawford e Joey Bishop nelle migliori sale di Las Vegas.


Tanta esposizione per certi versi inizia a rivelarsi un boomerang: J. Edgar Hoover, il leggendario primo direttore dell'FBI, apre un fascicolo da oltre duemila pagine su di lui, data la contiguità ad ambienti non sempre specchiati. La carriera di Sinatra non ne risente, anzi: nel 1965 vince un Grammy Award alla carriera, al cinema e in televisione i lavori abbondano, e nel '66 la sua immortale "Strangers in the night" conquista il numero uno delle chart.


Ma i tempi stanno cambiando, come cantava un suo (allora) giovane collega, e le istanze del '68 mal si conciliano a un crooner in odore di conservatorismo: Sinatra arriva ad accarezzare l'idea di tirare i remi in barca, e fino ai primi anni Settanta tiene il regime al minimo. Poi ricominciano le residency al Caesar's Palace di Las Vegas e al Madison Square Garden di Manhattan, e il bagno di folla che lo accoglie lo convince a cambiare idea. All'arrivo degli anni Ottanta, Sinatra è un'autentica leggenda vivente: divo nel vero senso della parola, The Voice non si fa mancare sontuosi tour mondiali, tutti immancabilmente accolti da interminabili standing ovation. Ormai al di là delle mode, Ol' Blue Eyes viene idealmente omaggiato dalla nuova generazione di musicisti nel '95, quando a premiarlo sul palco dei Grammy Awards per l'album "Duets II" venne chiamato Bono degli U2.


Senza più niente da dimostrare a nessuno, Sinatra nel '95, con ottant'anni (dei quale sessanta di carriera) sulle spalle, chiude la sua carriera dal vivo con una grande festa a Los Angeles - battezzata "Sinatra: 80 years my way" - alla quale prendono parte, tra gli altri, oltre allo stesso Bono, Tony Bennett, Bob Dylan, Bruce Springsteen, Little Richard e molti altri. Ritiratosi in una casa con vista mare a Malibù, fiaccato nel fisico da tre infarti e un ictus, "la voce" si spegne la sera del 14 maggio 1998.

 

 

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