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«L'AMORE È LA CURA - Elton John» la recensione di Rockol

Elton John - L'AMORE È LA CURA - la recensione

Recensione del 18 set 2012

(Bompiani, 209 pagine, 16 euro)

Voto 7/10

La recensione

Non comprate questo libro se sperate di trovare particolari scabrosi su qualche amico di Elton John. Trovereste molto poco, giusto degli appunti - peraltro non scabrosi - su Freddie Mercury. Non comprate questo libro se sperate in gossip, episodi glamour o piccanti. Non c'Ë niente di tutto ciò.

Questo, signori, Ë un libro sull'Aids. E su come il Rocket Man vi ha sbattuto contro la testa e, già da anni, sta lottando. Il libro, inoltre, con la musica c'entra solo fino ad un certo punto. A voi le considerazioni sull'eventuale acquisto. Se cercate cose frivole, statene lontani: non fa per voi. Se vi va di sapere (molto) di più sull'argomento, compratelo. Con l'avvertenza che a volte è un bel pugno nello stomaco. Aids: 25 milioni di morti in 30 anni, e ancora 500 morti al giorno.
Tutto ha inizio con Ryan White, disprezzato quando si seppe (1985) che aveva l'Aids, ostracizzato dalla scuola. Ryan alla scuola fece causa, ma ormai era una caccia alle streghe. Al suo paese gli davano del frocio e perfino esplosero un colpo d'arma da fuoco contro la sua finestra. Venuto a conoscenza della sua triste storia, il pianista di Pinner decise d'aiutare il giovane. Ma, scrive John, "all'epoca ero schiavo della cocaina". Alla fine non ci fu più nulla da fare. L'artista era accanto a lui il giorno (8 aprile 1990) in cui Ryan morì. Al funerale arrivò anche Michael Jackson. "Se oggi sono qui, è solo grazie a Ryan", scrive Sir Elton. "La nostra amicizia è stata la molla che mi ha permesso di cambiare vita. Oggi ce la puoi anche fare, ma se ti beccavi l'Aids negli anni Ottanta non avevi scampo". John è umile e sincero. La superstar planetaria si mette a nudo. "Mi vergogno profondamente di non aver fatto di più contro l'Aids all'epoca. Ogni tanto donavo una somma, ma la verità è che negli anni Ottanta io ero un gay imboscato. Mi devastavo di coca e alcol". La prima notizia ufficiale sull'Aids è del 5 giugno 1981. Ancora a metà anni Ottanta il politico William F. Buckley proponeva un bel tatuaggio: quello degli eroinomani sull'avambraccio, quello degli omosessuali su una chiappa. Manca solo la stella di David cucita sul cappotto, e poi siamo a posto. EJ, con un racconto sempre interessante ma più d'una volta con lo svolgimento temporale che scatta in avanti e poi torna indietro come una trottola impazzita, e questo è forse il principale punto debole del volume, dà atto all'ex presidente USA Ronald Reagan d'essere stato il primo politico ad essersi mosso contro l'Aids. Reagan chi, il conservatore bigottone destrorso anticomunista guerrafondaio? Sissignori, proprio lui. Elton ricorda che Ronnie nel 1987 tenne un importante discorso sul tema. "Parole che sarebbero state utili nel 1982...ma neglio tardi che mai". In uno dei rarissimi gossip - se cosÏ puÚ essere definito - del volume, il signor Reginald Kenneth Dwight parla dell'amico Freddie. Mercury gli confidÚ nel 1987 d'aver contratto l'Aids. "La notizia mi sconvolse. Avevo visto come la malattia aveva ridotto tanti altri miei amici e sapevo dunque benissimo quello che avrebbe fatto a Freddie. Lo sapeva anche lui". Tutto qui il gossip? Praticamente sì. Più avanti: "Sapevo di essere uno stronzo e di avere un problema. La mia vita era ostaggio della droga, dell'alcol e del cibo". Ha una data precisa la svolta radicale nella vita di EJ: luglio 1990, quando, dopo un incontro durissimo con l'allora fidanzato Hugh, si rinchiuse al Parkside Lutheran Hospital di Chicago per farsi infine trattare per dipendenze multiple. Nel 1992 la fondazione della Elton John Aids Foundation, che da quell'anno ad oggi ha distribuito 275 milioni di dollari in iniziative benefiche; varie pagine se ne vanno per spiegare il funzionamento della struttura. Nel 1993 conosce David Furnish. "Non siamo una coppia gay qualunque. So che, in quanto personaggi pubblici, godiamo di un occhio di riguardo. Purtroppo la grande maggioranza dei gay in tutto il mondo deve subire un certo grado di omofobia". Altre pagine sono dedicate al dramma dell'Aids e degli stupri in Sudafrica, altre alla situazione in Ucraina ed Haiti. Molto bello il racconto di Elton del suo discorso davanti ai senatori USA (pagina 140). Altra sorpresa, dopo quella reaganiana: ospite di George W. Bush, creduto "nemico", il presidente si rivela amicissimo della causa della Elton John Aids Foundation. Il libro mostra qualche limite quando, a questo punto, John si accavalla: temi già trattati in capitoli precedenti spuntano di nuovo, facendo perdere il filo. Per fortuna si tratta di un libro appassionato e non di un romanzo: ci può anche stare, anche se una limata non avrebbe stonato. John ricorda la "agghiacciante rigidità" di Giovanni Paolo II, esalta una dichiarazione (un po' contorta) di Papa Benedetto che "in singoli casi" non esclude, s'intende bene "per ridurre il rischio d'infezione", l'uso del profilattico. Infine una considerazione illuminante: con soli 5-7 miliardi di dollari in pi˘, gli USA da soli potrebbero mettere fine all'Aids. Quasi in chiusura: "Se sono cambiato io, può cambiare chiunque: istituzioni, comunità locali, la società in senso lato. Ne sono convinto con tutto me stesso. Se non ne fossi convinto non avrei scritto questo libro, mi sarei semplicemente arreso".

>br>(Franco Bacoccoli)

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