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«OCCHI DI RAGAZZO - SERGIO BARDOTTI - Nini Giacomelli (a cura di)» la recensione di Rockol

Nini Giacomelli (a cura di) - OCCHI DI RAGAZZO - SERGIO BARDOTTI - la recensione

Recensione del 25 mag 2010 a cura di Franco Zanetti

Rugginenti Editore, 170 pagine, 20 euro

La recensione

Come si fa a recensire una dichiarazione d’amore? E anzi, prima ancora: è giusto recensire una dichiarazione d’amore?
Chi mi legge in questo spazio sa bene con quanta severità giudichi solitamente i libri che parlano di musica e di cantanti. La severità, io credo, è giustificata dal fatto che, siccome l’intento di chi scrive e pubblica libri è solitamente l’interesse privato (o di vendere copie, o di promuoversi, o entrambi), mi pare ragionevole informare i potenziali acquirenti sui pregi e sui difetti del libro per il quale potrebbero decidere di spendere dei soldi.

Ecco, che l’intento di Nini Giacomelli (e della sua collaboratrice Lucia Carenini) nella preparazione di questo libro abbia qualcosa a che vedere con l’interesse privato, mi sento di escluderlo. Non solo perché conosco Nini, ma anche perché, diciamocelo: quanti sono, ragionevolmente, gli italiani che potrebbero decidere di spendere venti euro per un libro in cui si parla di Sergio Bardotti?
Ovvio che io vorrei tanto che fossero decine di migliaia, centinaia di migliaia, perché Sergio Bardotti è stato un uomo e un artista d’eccezione; ma gli italiani comprano libri (quando comprano libri) su personaggi e argomenti ben più corrivi, quindi so che questo affettuoso omaggio a Sergio non rischia di entrare nelle classifiche di vendita.
Alla fine, però, non importa granché. In queste pagine che, lo ripeto, sono una dichiarazione d’amore, Nini e Lucia hanno raccolto (un po’ in disordine) tributi e interviste, memorie e interventi, brevi saggi e disegni centrati su Sergio Bardotti, autore e compositore e produttore e persin cantante in proprio. Alcuni di questi scritti sono interessanti (o molto interessanti, come quello di Alberto Bazzurro sulle traduzioni), altri magari meno, alcuni di questi interventi sono generosi di tempo e di parole, altri magari meno (come quello di Massimo Ranieri): ma tutti contribuiscono a tracciare un (parziale) ritratto dell’uomo e dell’artista Sergio Bardotti.

Praticamente tutti insistono (certo con ottime intenzioni) sulla produzione “alta” del Bardotti paroliere e produttore. A pagina 139, Bazzurro scrive: “Detto che negli stessi anni Bardotti si occupa anche dei vari Mal, Patty Pravo, Anna Identici, Ricchi e Poveri ecc...”: e lo scrive, mi pare, con un che di fastidio - “Ma sì, sì è occupato anche di queste minuzie”, mi pare sia il sottinteso. Siamo un po’ alle solite, al sopracciglio alzato e alla scarsa considerazione per la canzonetta popolare. A me, invece, piace ricordare - l’ho già scritto due anni fa recensendo un bel libro di Emanno Labianca - che quando incontravo Sergio Bardotti (e succedeva troppo raramente, purtroppo) mi inginocchiavo a baciargli la mano dicendo “Bacio la mano che ha scritto le parole di ‘Se perdo te’”. Era uno scherzo, ma era vero: lui, Sergio, fingeva di essere burberamente imbarazzato, ma lo sapeva che quel testo – scritto nel 1967 - è una meravigliosa elegia d’amore. Fatta di settanta parole semplici, colloquiali, senza pretese poetiche, come sempre (forse) dovrebbero essere le parole delle canzoni – delle grandi canzoni.
E per quel testo, che ogni volta mi commuove, ancora ringrazio Sergio - e chi lo ricorda, e chi se lo ricorda.

(Franco Zanetti)

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