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« IO SONO IMMORTALE - Shel Shapiro» la recensione di Rockol

Shel Shapiro - IO SONO IMMORTALE - la recensione

Recensione del 04 mag 2010 a cura di Franco Zanetti

(Mondadori, 226 pagine, 18 euro)

La recensione

Sono contento che Shel - "Shel dei Rokes" - abbia deciso di mettere su carta un po' delle tante storie della sua vita. Da quando l'ho conosciuto di persona, ho imparato ad apprezzarlo ancor più di quanto già lo apprezzavo per il suo lavoro di cantante, musicista, produttore discografico. Ed è uno dei rari casi in cui questo mi è accaduto: di solito, infatti, incontrare da vicino personaggi che fanno parte del tuo piccolo pantheon personale lascia un po' delusi. Con Shel è stato il contrario.

L'uomo è spiritoso e autoironico, come dimostra la fotografia di copertina (il sottotitolo, invece - “L'avventura di un ragazzo e di una generazione innamorati della musica e della libertà” - suona un po' retorico. Mentre la retorica è un vezzo, o un vizio, del quale Shel è fortunatamente e intelligentemente esente).
E il libro in cui Shel si racconta assomiglia molto al suo autore. Purtroppo, leggendolo si perde il piacere e il divertimento di ascoltare Shapiro parlare e raccontare, con quel suo italiano articolato e colto ammorbidito dall'indelebile accento inglese – tanto che verrebbe da raccomandare all'editore di approntarne una versione in audiolibro.
Shel parte ordinato, cominciando dai suoi anni giovanili in Inghilterra, poi un po' si lascia andare, trascurando la narrazione rigidamente cronologica per allargare il campo a riflessioni, considerazioni e pensieri extramusicali (mentre per noi, appassionati delle minuzie, delle curiosità e degli aneddoti della storia della canzone, quello sarebbe il pane e companatico che vorremmo mangiare ogni giorno). Ma non gliene si può fare una colpa: come ho detto, Shel è intelligente e saggio, e rifugge dall'autocelebrazione. E poi, questa scelta rende il libro più piacevole per i lettori meno fanatici di noi storiografi.

Qua è là si concede delle finezze lessicali (a pagina 88: “avevano mestamente ringualdrappato gli equini”) e delle citazioni oblique (a pagina 140 riecheggia un paio di righe dell'“Avvelenata” di Francesco Guccini), in qualche occasione l'editor si distrae (a pagina 32 Alexis Korner è scritto “Corner”, a pagina 106 lo Speakeasy – il locale londinese – è scritto “Speak Easy”, a pagina 173 un pianoforte Bechstein diventa “Beckstein”: dettagli da correggere nella seconda edizione).
Ma smettiamola qui: comprate il libro, dai, che sono soldi ben spesi. Fidatevi, non ve ne pentirete. (Franco Zanetti)

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