Le indimenticabili sigle TV degli anni Cinquanta

Le canzoni (e i brani musicali), come sigla – iniziale o finale – di un programma televisivo, non s’usano più molto, o almeno non si usano più nello stesso modo. Ma agli inizi della storia della televisione italiana sono state molte le canzoni che, dall’essere proposte come sigle di apertura o chiusura di un programma, sono diventate grandi successi popolari. Mi fa piacere riproporvene qualcuna.
Inizio però con le sigle “istituzionali”. Quella dell’apertura dei programmi della RAI: la musica è “Tutto cangia, il ciel s'abbella”, dal “Gugliemo Tell” di Gioacchino Rossini.
E quella della chiusura dei programmi RAI (la musica è “Armonie del pianeta Saturno”, composizione musicale per oboe o tromba, arpa e archi di Roberto Lupi)
Intervallo – andava in onda fra una trasmissione e l’altra, quando necessario. La musica è di Pietro Domenico Paradisi (1707 - 1791): “Toccata dalla Sonata in La maggiore, P 893.06” (1754), nell’esecuzione dell’arpista Anna Palomba Contadino.
La sigla dell’Eurovisione è il preludio dal "Te Deum" di Marc Antonie Charpentier (1643 - 1704)
1955 – Casa Cugat
Fu uno dei primissimi varietà televisivi della televisione di Stato, e fu anche il primo a provocare l’intervento della censura. “Casa Cugat” iniziò ad essere trasmesso la domenica sera dal 4 dicembre del 1955, ed era un classico spettacolo con musica, canzoni e balletti, di cui erano protagonisti un simpatico direttore d’orchestra, Xavier Cugat – dal suo cognome il titolo della trasmissione – spagnolo di nascita, cubano d’adozione,che aveva la buffa abitudine di dirigere i suoi musicisti tenendo in braccio un cagnolino chiwawa nano, e la sua giovane moglie americana, Abbe Lane. Fu lei, molto sensuale, provocante e spesso abbondantemente scollata, a suscitare da una parte l’entusiasmo del pubblico televisivo maschile, dall’altra l’irritazione delle mogli e l’intervento dell’occhiuta censura dell’epoca, che prima pretese di coprire le generose scollature della cantante e ballerina con improbabili rose di stoffa, poi – non riuscendo a impedirle di ancheggiare nei suoi cha cha cha – decise di troncare definitivamente il programma, che venne chiuso alla fine del marzo 1956.
La sigla della trasmissione s’intitolava “Pan, amor y cha cha cha”
1955 - Lascia o raddoppia
“Lascia o raddoppia?” era un quiz, versione italiana del francese Quitte ou double?, a sua volta derivato dallo statunitense The $64,000 Question.
La prima e più famosa edizione del programma, condotta da Mike Bongiorno, andò in onda a partire dal 26 novembre 1955 ogni sabato sera, alle ore 21:00, fino all'11 febbraio 1956 e ogni giovedì sera dal 16 febbraio 1956 al 16 luglio 1959, data di sospensione del programma.
I concorrenti che partecipavano al gioco (uno alla volta) si presentavano come esperti di un particolare argomento. Nel corso della prima serata il concorrente doveva rispondere obbligatoriamente a otto domande, nel tempo massimo di trenta secondi per ciascuna.
Il montepremi iniziale era di 2.500 lire (circa 50 euro di oggi) e a ogni risposta esatta il montepremi raddoppiava; alla prima risposta errata il concorrente era eliminato e in questo caso, se aveva risposto esattamente almeno alle prime cinque domande, portava a casa un gettone di consolazione del valore di 40.000 lire (circa 700 euro di oggi). Rispondendo alle otto domande totali, raggiungendo la quota di 320.000 lire (poco più di 5.000 euro di oggi), il concorrente acquisiva il diritto a ritornare la settimana successiva.
Al ritorno del concorrente in trasmissione, accompagnato dalla valletta, il conduttore cominciava porgendogli la fatidica domanda: "Lascia o raddoppia?": se egli "lasciava" intascava la somma vinta fino a quel momento, altrimenti lo si isolava acusticamente (per evitare i suggerimenti del pubblico in sala) invitandolo ad entrare in una cabina e a indossare una cuffia, attraverso la quale poteva sentire la sola voce del conduttore che gli parlava da un apposito microfono collegato con un filo alla cuffia stessa; successivamente veniva posta una domanda singola.
Il concorrente aveva un minuto di tempo per rispondere (nelle edizioni successive, un minuto e mezzo), scandito da un apposito orologio meccanico e da una musica di sottofondo, che sottolineava la suspense, eseguita da archi; se la risposta era corretta il suo montepremi raddoppiava e tornava la settimana successiva per ripetere la prassi qui descritta, mentre in caso di risposta sbagliata perdeva tutto il suo montepremi, era eliminato dal gioco e vinceva, come premio di consolazione, una Fiat 600.
Di raddoppio in raddoppio (il concorrente poteva presentarsi al massimo a cinque puntate consecutive), il premio massimo che il concorrente poteva vincere era di 5.120.000 lire (circa 90.000 euro di oggi), l'equivalente di 128 gettoni d'oro.
Il successo di “Lascia o raddoppia?” non solo consacrò Mike Bongiorno come “simbolo” della televisione italiana, ma diede anche un quarto d’ora di celebrità ad alcuni dei concorrenti. Il più imprevedibile fra i partecipanti fu il compositore statunitense John Cage, che si presentò come esperto di micologia.
La sigla di apertura, “Cominciamo”, era una composizione originale di Giampiero Boneschi.
1957 – “Telematch”
In onda sul Programma Nazionale dalla sera di domenica 6 gennaio del 1957, per la regia del celebre Piero Turchetti, “Telematch” era un gioco a quiz con tre conduttori (Silvio Noto, Enzo Tortora, Renato Tagliani) ricalcato su un analogo programma francese, “Vous êtes formidable”, di tre anni prima. Strutturato in quattro diverse fasi, corrispondenti a quattro diversi giochi (“”Passo e vedo”, “Le anime gemelle”, “Il braccio e la mente” e “L’oggetto misterioso”, fu la prima trasmissione in cui l’azione passava dallo studio a fuori attraverso collegamenti in diretta con diverse località italiane, ed ebbe un notevole successo.
Curioso notare come la sigla fosse stata “rubata” a un’altra trasmissione, questa della BBC – si intitolava “Top of the form”, ed era una gara fra studenti delle scuole medie, proprio come il nostro “Chissà chi lo sa”. Si intitola “Marching strings”, era stata composta da Marshall Ross (in arte Ray Martin), un emigrato austriaco in Inghilterra che all’anagrafe faceva Kurt Kohn. Potete ascoltarla qui di seguito:
1957 - Il Musichiere
Il Musichiere era un gioco musicale a quiz, ispirato allo statunitense “Name that tune!”; andò in onda dal 7 dicembre 1957 al 7 maggio 1960. Era condotto dall’attore romano Mario Riva. I concorrenti, seduti su una sedia a dondolo, dovevano ascoltare l'attacco di un brano musicale e, dopo averlo riconosciuto, correre a suonare una campanella a dieci metri di distanza per avere diritto a dare la propria risposta, accumulando gettoni d'oro per il montepremi finale. Il montepremi si conquistava indovinando il "motivo mascherato", eseguito all'apertura di una cassaforte che conteneva la vincita.
I motivi musicali erano eseguiti dall'orchestra di Gorni Kramer, assistito da un giovane Gianni Ferrio e da due cantanti: Nuccia Bongiovanni e Johnny Dorelli (poi sostituito da Paolo Bacilieri). Fra gli ospiti famosi della trasmissione, la più celebre è Mina, che proprio al Musichiere debuttò in TV.
Sigla della trasmissione era “Domenica è sempre domenica”, brano che Garinei, Giovannini e Kramer avevano composto per la commedia musicale “Un paio d’ali”, ma che divenne famoso proprio attraverso questa trasmissione.
1957 - Carosello
“Carosello” è stato un programma televisivo pubblicitario della RAI, un contenitore di cortometraggi realizzati dalle aziende per reclamizzare i prodotti: nato il 3 febbraio 1957 andò in onda fino al 1º gennaio 1977, quotidianamente dopo il telegiornale serale, per un totale di 7.261 puntate, tutte in bianco e nero.
Consisteva in una serie di filmati (spesso scenette comiche sullo stile del teatro teatro leggero o intermezzi musicali) seguiti da messaggi pubblicitari. Fra i registi che diressero filmati per Carosello ci sono anche Pupi Avati, Federico Fellini, Sergio Leone, Ermanno Olmi, Pier Paolo Pasolini.
La regola principale del Carosello era che la parte di spettacolo (il "pezzo", della durata di 1 minuto e 45 secondi), doveva essere rigidamente separata e distinguibile da quella puramente pubblicitaria (il "codino", della durata di 30 secondi). Il passaggio dal pezzo al codino avveniva con una frase-chiave pronunciata dal protagonista; solo nella parte finale poteva essere nominato il prodotto. Alcuni slogan pubblicitari lanciati da Carosello divennero veri e propri tormentoni, quasi proverbiali (“Una buona cera? Ottima, direi!”, “Con quella bocca può dire ciò che vuole”, “Basta la parola”, “Sembra facile…”).
La colonna sonora rimase immutata, con diversi arrangiamenti, per l'intero ventennio: si tratta della versione strumentale di una tarantella napoletana risalente al 1825 circa e raccolta dal musicista Vincenzo De Meglio (1825-1883), intitolata “Pagliaccio”.
1958 – “Buone vacanze”
In onda da sabato 4 luglio 1959, “Buone vacanze” era un varietà televisivo ideato dal direttore d’orchestra Gorni Kramer e diretto da Antonello Falqui, che aveva la peculiarità di non essere affidato a un presentatore; erano i cantanti ospiti del programma ad annunciarsi l’un l’altro. Il cast degli interpreti fissi vedeva impegnati Johnny Dorelli, Gino Corcelli, Wilma De Angelis, Betty Curtis e Jula De Palma, oltre a due ospiti speciali per ogni puntata. Il programma prevedeva anche un balletto (curato da Gino Landi), l’esibizione di un pianista (Paolo Cavazzini), un momento dedicato al jazz, curato da Gorni Kramer, e uno spazio fisso per il Quartetto Cetra, al quale Kramer affidò l’interpretazione della sigla, da lui scritta con Garinei e Giovannini, che si intitolava “Concertino” e divenne uno dei punti di forza del repertorio del popolare complesso vocale.
1958 – Perry Como Show
Nato negli Stati Uniti nel 1950 alla CBS, ma diventato un programma di successo nel 1955 con il passaggio alla NBC, il “Perry Como Show” era un varietà tipicamente americano, con ospiti di ogni genere – cantanti, ballerini, comici, illusionisti, contorsionisti, un po’ come il più celebre “Ed Sullivan Show – accolti da applausi e risate registrati. Perry Como, cantante confidenziale di evidenti origini italiane, era piuttosto popolare all’epoca negli USA.
Bizzarramente, la televisione italiana ripropose lo show - dal 20 maggio 1958, di martedì sera – in lingua originale, con qualche minimo intervento di doppiaggio, da parte di una voce fuori campo che naturalmente è in grave difficoltà nel dover riadattare le battute destinate al pubblico televisivo statunitense. Non sarebbe il caso di parlarne in questa nostra rubrica se non fosse per la sigla: una canzone nientemeno che di Burt Bacharach, con il testo di Hal David, che divenne un successo internazionale e andò in classifica anche in Italia, generando – a conferma della popolarità – una serie di parodie anche piuttosto salaci. Si intitola “Magic moments”.
1959 – La donna che lavora
Andò in onda fra marzo e aprile del 1959, il mercoledì in seconda serata, un’inchiesta in otto puntate intitolata “La donna che lavora”. Curata da Ugo Zatterin e Giovanni Salvi, si prefiggeva di raccontare il contributo femminile all’evoluzione del lavoro in Italia: dalla Lombardia alla puglia, si toccarono 31 diverse località raccogliendo rigorosamente dal vivo le testimonianze di altrettante donne. Era appunto il 1959, in un’Italia pre-boom, e l’inchiesta ebbe una notevole risonanza; tanto che parecchi anni dopo, nel 1993, venne riproposta da Rai Tre – all’epoca era stata trasmessa sul Programma Nazionale – arricchendola di nuove interviste alle stesse donne intervistate 35 anni prima.
La sigla della trasmissione, “Stasera tornerò”, era un terzinato classico composto da Gino Peguri, e affidata all’interpretazione della cantante e attrice Miranda Martino, che ne dava un’interpretazione davvero intensa. Riascoltatela qui sotto:
1959 - Giallo club
Andò in onda per tre stagioni, fra il 1959 e il 1961, condotto prima da Paolo Ferrari e poi da Francesco Mulè. Era una sorta di incrocio fra il telequiz e il telefilm: tre ospiti di un ipotetico club di giallisti erano invitati dal conduttore a seguire un telefilm che veniva interrotto poco prima dell'identificazione del colpevole. A quel punto, gli ospiti erano chiamati a dare la loro opinione sulla soluzione del giallo che, quindi, riprendeva fino alla conclusione. Il protagonista dei telefilm era il tenente Ezechiele Sheridan (interpretato da Ubaldo Lay). La sigla, “Chiamate 22 22”, fu composta da Armando Trovajoli.