Rockol30

«MA COSA VUOI CHE SIA UNA CANZONE - Giuseppe Antonelli» la recensione di Rockol

Giuseppe Antonelli - MA COSA VUOI CHE SIA UNA CANZONE - la recensione

Recensione del 01 mar 2010 a cura di Franco Zanetti

(Il Mulino, 260 pagine, 16 euro)

La recensione

Più o meno dieci anni fa la casa editrice Il Mulino pubblicava un libro che cambiava radicalmente e irrevocabilmente lo scenario della critica della musica leggera: “Canzoni”, di Edmondo Berselli. Oggi, la stessa casa editrice pubblica un altro libro che è già imprescindibile: non solo dovrebbero leggerlo tutti quelli che si occupano professionalmente o amatorialmente di canzone italiana, ma il suo studio preventivo dovrebbe essere reso obbligatorio per tutti quelli che desiderano iniziare a scrivere canzoni. (Ci sarebbe ora da domandarsi come mai, mentre case editrici più grandi e forti continuano a pubblicare su argomenti musicali libri sciatti e malfatti, sia una piccola casa editrice a vocazione culturale e saggistica a dare alle stampe testi così importanti: ma sarebbe un discorso troppo lungo, lo faremo un’altra volta). Giuseppe Antonelli, professore di linguistica italiana, studia e analizza qui, con gli strumenti scientifici della sua specializzazione, “mezzo secolo di italiano cantato”: lo fa con un approccio rigoroso e colto, ma con una scrittura brillante e comprensibile anche ai non-tecnici (come me, come molti di voi), e il risultato è una lettura densa e interessante, ma al tempo stesso leggera e divertente, fitto com’è il libro di citazioni di testi di canzoni che hanno fatto la storia della musica leggera italiana. Per essere un semplice “appassionato di canzonette”, Antonelli se la cava benissimo anche nel campo della storiografia della musica leggera: ho trovato nel suo libro un solo svarione, l’attribuzione - a pagina 159 e 170 - dell’esecuzione vocale di “Buonasera dottore” a Claudia Mori e Alberto Lupo (colpa delle solite maledette ricorrenze di Google e dell’effetto contagio di “Parole parole”): in realtà la voce maschile della canzone è quella del doppiatore Franco Morgan. Ci sono anche tre punti sui quali non concordo con l’interpretazione di Antonelli (sono a pagina 108, su “Natale” di De Gregori, a pagina 130, su “4 marzo 1943” di Lucio Dalla, e a pagina 148 sull’uso del “che” subordinante): ma non posso certo mettermi a discuterne qui. Spero che mi capiti l’opportunità di farlo con l’autore di questo fondamentale e prezioso libro, al quale rinnovo tutta la mia ammirazione. (Franco Zanetti)

Prossimi articoli

© 2025 Riproduzione riservata. Rockol.com S.r.l.
Policy uso immagini

Rockol

  • Utilizza solo immagini e fotografie rese disponibili a fini promozionali (“for press use”) da case discografiche, agenti di artisti e uffici stampa.
  • Usa le immagini per finalità di critica ed esercizio del diritto di cronaca, in modalità degradata conforme alle prescrizioni della legge sul diritto d'autore, utilizzate ad esclusivo corredo dei propri contenuti informativi.
  • Accetta solo fotografie non esclusive, destinate a utilizzo su testate e, in generale, quelle libere da diritti.
  • Pubblica immagini fotografiche dal vivo concesse in utilizzo da fotografi dei quali viene riportato il copyright.
  • È disponibile a corrispondere all'avente diritto un equo compenso in caso di pubblicazione di fotografie il cui autore sia, all'atto della pubblicazione, ignoto.

Segnalazioni

Vogliate segnalarci immediatamente la eventuali presenza di immagini non rientranti nelle fattispecie di cui sopra, per una nostra rapida valutazione e, ove confermato l’improprio utilizzo, per una immediata rimozione.