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«LUCIO BATTISTI - AL DI LÀ DEL MITO - Alfonso Amodio e Mauro Ronconi» la recensione di Rockol

Alfonso Amodio e Mauro Ronconi - LUCIO BATTISTI - AL DI LÀ DEL MITO - la recensione

Recensione del 25 dic 1999

Arcana Editrice, pagg.183, £ 28mila

La recensione

Al di là del mito la cosa bella di questo libro è che si dà spazio al lavoro fatto da Lucio Battisti con Pasquale Panella, sicuramente il capitolo meno popolare della sua produzione anche perché – forse – non interamente compreso. Ci si divide in due, sull’argomento: c’è chi dice che nelle parole di Panella e nelle melodie costruite a comando da Battisti su testi già dati non ci sia niente da capire, ma soltanto brutta canzone da scampare. E chi, al contrario, s’è perso nelle scatole cinesi di quel bel mondo e fatica a uscirne per ritrovarsi nello spiazzante e confortevole mondo antico di Mogol. Un salto all’indietro sembrerebbero “Il salame” o “Io ti venderei” per chi ha navigato tra “Specchi opposti” e “Tutte le pompe”, badando a non urtare massi come quando si pagaia un fiume in canoa. Alfonso Amodio e Mauro Ronconi ricostruiscono le origini del mito, i suoi anni ’60 e ’70, e si gettano poi nel mondo di Battisti/Panella non senza aver analizzato per bene un album che costituisce uno spartiacque tra i due periodi, “E già”. Curiosità sulla lavorazione, svelate intervistando uomini chiave come Greg Walsh (produttore), Claudio Buja (discografico) e lo stesso Panella, vengono fuori a tratteggiare un quadro il meno frammentario possibile di quel periodo di Battisti, considerato quasi una parentesi e durato invece più di dieci anni e 5 dischi. Non si scoprono cose inedite, naturalmente, soprattutto nella prospettiva di chi è un fan di Battisti anche in versione Panella, ma i resoconti sono molto dettagliati e aiutano in molti casi a chiarirsi le idee sul processo artistico inaugurato dalla strana coppia. La separazione da Mogol acquista quindi a tutti gli effetti la valenza di una cosa necessaria, di un passaggio legato ad una trasformazione che investiva anzitutto Battisti e la sua visione musicale. Sarà un evento che darà il la ad un percorso a senso unico, portato avanti con coerenza e assoluto disinteresse nei confronti dell’opinione pubblica fino alla fine. Le interviste a Mogol e La vezzi sul ‘vecchio’ Battisti mettono ancora più in luce le differenze artistiche che progressivamente hanno fatto la differenza nella produzione dell’artista di Poggio Bustone. Non manca un po’ di egocentrismo tanto nelle parole di Mogol che in quelle di Panella, quasi che i contorni del loro pard fossero a volte sin troppo pesanti da sopportare e ci si ritrovi in difficoltà a parlare comunque soltanto dell’altro. Ma si sa, così sono gli artisti, i poeti, gli uomini.


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