«MUSIC TO BE MURDERED BY - SIDE B
-
Eminem»
la recensione di Rockol
Ancora Eminem. Sempre più uguale a se stesso.
Questa versione Deluxe di “Music to Be Murdered By” è di fatto un nuovo disco del rapper. Nuovo solo perché si tratta di 16 canzoni mai pubblicate, ma il contenuto è sempre lo stesso. Virtuosismi senza motivo, provocazioni e battute di cattivo gusto.
Eminem ama le uscite a sorpresa. Così come era successo per gli ultimi due album, anche quest'ultimo arriva senza preavviso.
Dal titolo sembrerebbe una versione DeLuxe del precedente “Music to Be Murdered By” ma in realtà oltre a contenere l'intero disco di 11 mesi fa aggiunge 50 minuti di musica nuova, in una pratica già utilizzata da altri rapper come Lil Baby o Pop Smoke. Quindi di fatto possiamo trattarlo come un nuovo disco. E quindi tocca recensirlo.
Virtuosismi e provocazioni
Da un bel po' di anni è sempre più faticoso, irritante e noioso recensire un disco di Eminem.
Faticoso, perché lo stile è sempre quello: performance di virtuosismo lirico acrobatico, il più delle volte fine a se stesso, anche perché non sempre ha delle cose interessanti da dire.
Come nel precedente lavoro anche qui c'è un continuo riferimento ad Alfred Hitchcock: nell'intro compare la voce del regista, mentre “Alfred's Theme” è tutto giocato sul tema “Funeral March of a Marionette”, che precedeva la serie dei suoi storici telefilm, dove Eminem come era prevedibile gioca anche con il cognome del regista. I suoni poi sono sempre gli stessi e nemmeno l'ospitata di Dj Premier in “Book of Rhymes” riesce a cambiare la solita produzione che Dr. Dre porta avanti da anni, fedele a se stessa, come se fuori le cose non fossero cambiate – anche se questo non è precisamente un difetto. .
Marshall Mathers ha ormai 48 anni e mentre i suoi coetanei rapper si sono messi a fare gli imprenditori, i produttori o c'è chi si butta in politica, Eminem è uno dei pochi che continua a fare sempre la stessa cosa, compreso il doppio personaggio con Slim Shady che evidentemente non funziona più così bene.
Eminem è irritante perché continua sempre lo stesso gioco in cui la spara grossa per indignare e poi, capendo l'inadeguatezza, per cercare di rimediare raddoppia la dose: se l'altra volta aveva creato un mezzo putiferio su una battutaccia sull'attentato di Manchester dopo il concerto di Ariana Grande, questa volta in “Favourite Bitch” nel tentare di scusarsi per la battuta dell'altra volta, raddoppia la dose di cattivo gusto citando la maratona di Boston. E' un po' irritante anche quando fa quello serio, come in “Zeus” dove chiede scusa su battute pesanti fatte in passato (in questo caso contro Rihanna) passando però dalla parte della vittima incompresa. Questa volta non c'è nemmeno più Donald Trump su cui sfogare la sua rabbia e che in parte aveva anche rinvigorito la sua ispirazione, fa capolino il COVID ma solo per certificarne la contemporaneità. Non manca mai però la solita violenza gratuita come in “Black Magic” sui femminicidi con tanto di effetti sonori di stupro.
Eminem fa anche cose buone
Scrivere una recensione di un disco di Eminem è noioso perché ogni volta dopo aver stigmatizzato i testi omofobi, il tono violento e le battute da caserma ("My dick's a cockpit, fly by the seat of my pants" oppure "Hate to put you on blast, but you got a bomb ass" tra quelle contenute in questo disco) bisogna anche sempre ammettere che ce ne sono pochi come lui che continuano a rappare divinamente. Il pezzo fenomeno qui è “Gnat” che ha anche un beat contemporaneo e dove nella seconda parte ha una serie di raddoppi da infarto. “Killer” allude al momento in cui produceva con successo 50 cent con “In Da Club”, ed è anche divertente riascoltarlo in quest'ambito. Ma ovviamente non basta più.
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