Niente approcci enciclopedici né raffinatezze barocche: il terzo capitolo della trilogia di Nesli, “Vengo in pace”, si distanzia dai precedenti “Andrà tutto bene” (2015) e “Kill Karma” (2016) e nasce come un disco che cerca di imporre il meno possibile alle canzoni e di seguire piuttosto la loro evoluzione spontanea, fermentata - come un buon vino - negli incontri tra il cantautore di Senigallia e il suo produttore Brando, tra i molti studi di registrazione dove Nesli ha fatto tappa perché l’album prendesse forma.
Nessun obiettivo, dunque, se non quello di raccogliere brani scritti in momenti diversi, anche a distanza di tempo, sotto il segno di una narrazione sincera e senza veli. Il risultato è un disco omogeneo, denso di momenti riflessivi e dominato da un solo compromesso: “Non accettare compromessi è il compromesso più grande”.
Il verso apre la title track, che dopo l’intro parlata di “Nuvole e santi” ci conduce nel cuore del decimo album in studio di Nesli, al secolo Francesco Tarducci. Con “Nuvole e santi” e “Vengo in pace” arrivano le prime indicazioni sull’album: sono canzoni serie e richiedono un ascolto serio. Ci sono brani sul bullismo, come “Immagini”; riflessioni sulla battaglia dello stare al mondo, come in “Le cose belle”; elenchi di paure e ricerca di pace, come in “Maldito”; analisi, in musica, come in “Ma che ne so”, sullo scorrere del tempo, filone presente in maniera più o meno velata anche negli altri brani del disco e, più in generale, nella poetica dell’artista marchigiano. Il passato da rapper, ormai lontano, resta in qualche modo presente nei brani, conferendo la ritmicità degli incastri a un cantato caldo e morbido, che non sembra mai aver dimenticato del tutto gli esordi da MC, anche se Nesli è ormai a tutti gli effetti un cantautore. A sorreggere i testi, protagonisti assoluti di “Vengo in pace”, ci sono l’elettronica e la dance, che insieme alle chitarre elettriche e acustiche conferiscono ai brani il giusto crescendo d’intensità.
Trovata ormai da tempo la sua strada, Nesli sottolinea in “Maldito”, il brano che chiude il disco, l’importanza di “andare via”. E se è necessario, recita il testo della canzone, “per stare meglio”, lo è anche, aggiungiamo noi, per dare a se stessi l’opportunità di proseguire oltre i propri punti di forza e le proprie debolezze, artistiche o personali che siano. Il fiume di Eraclito scorre e le leggi del mutamento non concedono tregua. “Vengo in pace” ha chiuso, per Nesli, una trilogia: il prossimo capitolo del suo divenire, ancor più dei precedenti, è tutto da scrivere.
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