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«FANDANGO - Bandabardò» la recensione di Rockol

La Bandabardò prosegue nel solco della sua storia

Dopo il lavoro con Cisco “Fandango” il chitarrista Finaz diventa frontman

Recensione del 02 apr 2025 a cura di Luca Trambusti

Voto 7/10

La recensione

Dal 14 febbraio 2021, con la scomparsa del cantante e fondatore Enrico “Erriquez” Greppi, la storia della Bandabardò è cambiata ma è proseguita, per la precisa volontà del gruppo stesso. Nel 2022 è nata una collaborazione “temporanea” che ha visto la band toscana e Cisco (l’ormai sempre marchiato come “ex Modena City Ramblers”) collaborare per un nuovo disco e un infinito tour, ben accolto dal pubblico che si è allungato nel tempo, oltre l’idea iniziale.

Ma quella della Banda con Cisco era un’operazione, fin da subito, dichiarata a scadenza, limitata al progetto e nel tempo. Così finito il tour le strade delle due entità artistiche si sono allontanate e Cisco è “rientrato nel suo alveo”. A questo punto la Banda ha scelto di proseguire e il delicato ruolo di frontman è stato preso da Alessandro “Finaz” Finazzo, il chitarrista e cofondatore nel 1993 della Banda (che ha esordito discograficamente nel 1996). Quindi per questo nuovo “Fandango” è Finaz che si è fatto carico del ruolo che fu dell’amico Erriquez, prendendo sulle spalle la band non più solo come chitarrista e compositore ma anche come autore e cantante.

E in effetti questo passaggio si sente, Innanzitutto perché è il primo disco interamente della banda dopo la scomparsa di Erriquez. Se nel precedente album, “Non fa paura”, il graffio di Cisco era evidente, anche se non stravolgente, qui Finaz e il gruppo riportano indietro le lancette del tempo rielaborando a modo loro la lezione dello scomparso amico e collega.

La band, composta da Finaz - voce, chitarra, tastiera; Don Bachi - basso, contrabbasso; Orla - chitarra; Ramon - percussioni, tromba, voce; Pacio - tastiere; Nuto - batteria, percussioni, con “Fandango” viaggia in differenti mondi sonori.

C’è del Sud America, il flamenco e i virtuosismi chitarristici (“Manca poco “) e Cuba (“Caro amico”, non a caso affidata al percussionista Ramon), ma ci sono anche atmosfere anni ’60 (“Conto alla rovescia”). Si parte con il ritmo in levare e si passa attraverso il rockabilly/country rock con citazione di Neil Young (nella Orwelliana “La fattoria”). C’è un rimando agli Ottavo Padiglione di “Ho picchiato la testa” (nella lettera dal fronte di un soldato in “Niente di nuovo”) mentre spuntano anche gli svizzeri Vad Vuc con il loro folk rock d’autore (in “Canzone blu”) o la “gazzeiana” “Mon Dieu”.

La conclusione dell’album è affidata a “Notti di luna e falò”, con il feat. di Carmen Consoli e l’Orchestra Popolare Siciliana. Si tratta di un delicato, dolcissimo e commovente ricordo e un tributo d’infinita amicizia a Erriquez, una sorta di marcia funebre, un finora ritardato addio a uno degli artefici della band.

Ritorna la Bandabardò e lo fa con un album fresco, pieno di rimandi al passato e ad altre realtà musicali che si amalgamano brillantemente creando originalità nel solco del tempo. Doppio lavoro per Finaz che anche se s’impossessa del microfono non molla la sua sei corde che continua, insieme a quella di Orla, ad avere un ruolo primario.
Divertente e fruibile.

 

Tracklist

01. Mon Dieu (03:18)
02. Niente di nuovo (03:40)
03. La fattoria (02:35)
04. Caro amico (03:40)
05. Conto alla rovescia (03:06)
06. Canzone blu (03:23)
07. Non è colpa mia (03:11)
08. Manca poco (04:00)
09. Il mio superpotere (03:29)
10. Notti di luna e falò (feat. Carmen Consoli) (04:31)

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