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«1967: VACATIONS IN THE PAST - Robyn Hitchcock» la recensione di Rockol

Nel 1967 con Robyn Hitchcock

Il musicista inglese rivisita il suo passato e i suoi miti di quando il mondo è diventato a colori

Recensione del 16 nov 2024 a cura di Marco Di Milia

Voto 7/10

La recensione

Come suonava una radio del 1967? A dare risposta ci ha pensato Robyn Hitchcock, che quell’anno l’ha vissuto davvero intensamente, con i suoi 14 anni passati dallo struggersi per Teresa, la ragazza alla pari della sua famiglia a fan accanito di Bob Dylan con il desiderio di trasferirsi un giorno a Nashville. Un racconto di formazione suddiviso in dodici tracce dall’esplicativo titolo di “1967: Vacations In The Past”.

Il mondo a colori

Ideato come controparte musicale della biografia “1967: How I Got There and Why I Never Left”, il musicista inglese, a proposito di quell’anno così importante per i suoi capovolgimenti sociali e artistici, ha affermato: “Il 1967 è quando il mondo è diventato a colori e il bambino che ero è diventato un adolescente”.

Nel disco, Hitchcock fa esattamente ciò che promette, ovvero mette in sequenza, proprio come una sorta di ragionata playlist, i suoi brani preferiti dell’anno di grazia 1967, da un lato all’altro dell’Atlantico. Accompagnato principalmente dall’acustica, intona con il suo caratteristico timbro un po’ acido, una serie di grandi classici, dando non solo un tocco piuttosto omogeneo all’intero lavoro, ma anche conservando intatta l’essenza dei brani originali, interpretati principalmente nell’essenzialità di voce e chitarra.

Ci si avventura così, in una macchina del tempo che si apre e si chiude con due pietre miliari del periodo, una riflessiva e più oscura “A winter shade of pale” dei Procol Harum posta in avvio di programma e una “A day in the life” dei Beatles”, in conclusione, resa ancora più suggestiva da una voce che riesce a ricordare quella di John Lennon. Nel mezzo, un caleidoscopio dell’epoca che fu, tra una “Waterloo sunset” dei Kinks in cui i protagonisti Terry e Julie sembrano trovare nuova grazia, o “Burning of the midnight lamp” di Hendrix gonfia di riverberi. Ancora, in scaletta, “See Emily play” dei primissimi Pink Floyd e “San Francisco” di Scott McKenzie strimpellate in versione ballad, mentre nei canti e controcanti di “Itchycoo Park” si avvale della presenza di Kimberley Rew, vecchio compagno di Hitchcock nei Soft Boys. Infine, unico brano originale, è la title track “1967: vacations in the past”, quasi un’intima riflessione al suono di sitar, a raccordare l’intero lavoro.

Folk e meraviglie

In questo, “1967: Vacations In The Past” è soprattutto una raccolta che poco aggiunge alle coordinate musicali già conosciute di Robyn, il quale non ha mai fatto troppo mistero dei suoi modelli di riferimento, da Syd Barrett a Bob Dylan. Eppure, riesce a condensare con le sue melodie folk un periodo ricco di vitalità artistica, che avrebbe indiscutibilmente segnato un punto fermo nell’immaginario collettivo, musicale e non solo. Hitchcock in poco più di mezz’ora accompagna l’ascoltatore tra i suoi ricordi e le sue canzoni, conservando intatta la stessa meraviglia provata quando ai tempi della scuola d’arte di Winchester si è appassionato alla musica di Hendrix e Dylan, su suggerimento di Brian Eno. E avercene di amici così, verrebbe da aggiungere.

Tracklist

01. A Whiter Shade Of Pale (04:24)
02. Itchycoo Park (03:14)
03. Burning Of The Midnight Lamp (03:58)
04. I Can Hear The Grass Grow (03:48)
05. San Francisco (Be Sure to Wear Flowers in Your Hair) (03:29)
06. Waterloo Sunset (03:30)
07. See Emily Play (02:51)
08. My White Bicycle (03:36)
09. No Face, No Name, No Number (04:14)
10. Way Back In The 1960s (03:11)
11. Vacations In The Past (03:48)
12. A Day In The Life (05:03)
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