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«LIGHT VERSE - Iron and Wine» la recensione di Rockol

Il gradito ritorno di Iron and Wine

"Light verse" è il settimo album di Sam Beam... uno dei suoi migliori

Recensione del 06 mag 2024 a cura di Paolo Panzeri

Voto 8/10

La recensione

Quasi sette anni separano "Light verse" da "Beast epic", il precedente album di Iron and Wine, pseudonimo dietro il quale si cela da oltre una ventina di anni l'oggi 49enne Sam Beam. Per essere più precisi, quanto a separazione temporale, nel 2019 Sam si unì ai Calexico e pubblicò "Years to burn". Comunque sia - se non si mettono nel conto ristampe, EP e pubblicazioni d'archivio - da un lustro abbondante il ragazzo del South Carolina non si misura sulla lunga distanza. Per questo suo settimo album solista Sam si è fatto accompagnare da Tyler Chester alle tastiere, Sebastian Steinberg al basso, David Garza alla chitarra, Paul Cartwright al violino, Griffin Goldsmith, Beth Goodfellow e Kyle Crane alle percussioni. Un'ottima compagnia che lo asseconda al meglio lungo ognuno dei dieci brani di cui si compone "Light verse", rendendo Iron and Wine molto vicino ad essere una band e allontanando Sam dallo stereotipo indie folk acustico al quale lo si associa da sempre.

Iron and Wine capitolo settimo

L'unico intervento esterno nel disco è concesso alla voce di Fiona Apple che duetta insieme a lui nella stupenda "All in Good Time". Di certo non l'unico brano degno di nota di un disco in cui ogni canzone brilla per se stessa ma che moltiplica la propria qualità se ascoltata al fianco delle altre. "Light verse" è uno di quegli album in cui il totale è maggiore della somma delle sue parti. Non è presente nessuna hit da consumare allo sfinimento, che inevitabilmente pone in ombra gli altri brani. E' un album da ascoltare con attenzione e senza fretta per godere di ogni sfumatura: che sia dei testi (soprattutto), della voce e della musica. Detto questo, non si pensi che sia un disco noioso, al contrario. Sam ha una voce che ammanta di dolcezza e delicatezza ogni composizione regalando parecchio spazio oltre che al suono della chitarra anche agli archi che donano un surplus di eterea impalpabilità, quella di cui si compongono i sogni. Dolcezza e delicatezza (e aggiungiamo anche disincanto e ironia) proprie di un uomo che ha ormai raggiunto la mezza età, che sa benissimo queste possono essere e rivelarsi delle ottime armi da utilizzare per guardare e interpretare la realtà che ci circonda, anche quando questa si rivela amara, talmente amara da finire per mostrare spesso il suo lato ridicolo.

Uno dei migliori dischi della prima parte dell'anno

Da queste parti abbiamo sempre avuto molta stima per Iron and Wine e per il suo lavoro, ma solo ora, con il suo ritorno, ci rendiamo conto di quanto ci sia mancato. "Light verse" è davvero un ottimo disco, uno dei migliori pubblicati in questa prima parte dell'anno.

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