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«COWBOY CARTER - Beyoncé» la recensione di Rockol

“Cowboy Carter”: Beyoncé rilegge a modo suo il country

Bey usa il country per un viaggio musicale inedito. Con W. Nelson, D. Parton, Post Malone e M. Cyrus

Recensione del 29 mar 2024 a cura di Michele Boroni

Voto 8/10

La recensione

Premessa 

Ogni uscita di un disco di Beyoncé si trasforma in evento, talvolta per le brillanti e creative strategie di lancio, altre volte per l'intersezione tra vita e arte.  Questa volta invece ha a che fare con una profonda questione culturale: perché in nuovo “Act II: Cowboy Carter”, come si evince dal titolo e dalla copertina, viene presentato come un disco country, la musica bianca per eccellenza, ed essendo Beyoncé afroamericana, benché texana, questo provoca negli States un clash culturale non da poco. 
Con uno dei due singoli - “Texas Hold 'Em” - lanciato qualche settimana fa per anticipare il disco, Beyoncé è diventata la prima donna nera ad arrivare al primo posto della Hot Country Songs di Billboard. La scorsa settimana la stessa Beyoncé con un post sul suo profilo Instagram ha chiarito che «Questo non è un album country. Questo è un album di Beyoncé» spiegando di fatto di aver trovato un percorso creativo che si muove attorno ai confini del genere. 
Ok, quindi. Diciamolo subito. Questo non è propriamente un disco country, così come “Act I: Renaissance” non era precisamente un disco dance.  Nel linguaggio beyonciano questa come l'altra sono un'experience, ovvero un progetto in cui attraverso canzoni, video, outfit e performance si riflette sulla musica come costrutto politico-culturale della società e della sua biografia (il riferimento è a quell'edizione del Country Music Award del 2016 in cui si esibì insieme alle Dixie Chicks – ora solo The Chicks – e in cui «non si sentì completamente accolta»). 

Il country come piattaforma ampia e inclusiva

Ma veniamo al disco: che è uno di quelli importanti, anche solo per la quantità di canzoni (27 di cui solo 5 sotto il minuto) e per la lunghezza (89 minuti). E' una sorta di piccolo trattato in musica che parte proprio con una dichiarazione d'intenti nell'iniziale “American Requiem” in cui rivendica il diritto di cantare il country in quanto anch'esso ha profonde radici black. 
Il country secondo Beyoncé diventa così una sorta di ampia piattaforma creativa che mette insieme il circuito chitlin – così chiamato l'insieme di chiese, nightclub, ristoranti e teatri che hanno lanciato le carriere di Ray Charles, Aretha Franklin e Tina Turner – e i Beatles, le arie da camera di Tommaso Giordani e i Beach Boys, insieme anche ai suoni r&b e hip-hop più contemporanei. Il solo pensare che il conservatorismo bianco del country possa essere così inclusivo fa capire che siamo dalle parti dell'utopia. 
Del resto è la stessa Linda Martell (lei sì la prima cantante country di colore a debuttare al Grand Ole Opry, il programma radiofonico e show di riferimento a Nashville) a dire in testa a “Spaghettii” «I generi sono un concetto un po' buffo, vero? In teoria, hanno una definizione semplice e facile da capire. Ma in pratica, beh, alcuni potrebbero sentirsi limitati» Ma soprattutto sono l'occasione per dare agio alla voce di Beyoncé di esprimersi in tutto il suo splendore, soprattutto nei brani in cui l'arrangiamento è minimale.

Tradizione, fusione e collaborazioni  

“Act II: Cowboy Carter” contiene una serie di canzoni eccellenti. A partire dalla cupa e drammatica “Daughter” che contiene anche una citazione dell'aria da camera napoletana “Caro Mio Ben” allo spiritual “Just for fun”, dai due singoli già usciti fino alle collaborazioni con Miley Cyrus e con Post Malone che suonano decisamente naturali.
Beyoncé si lancia anche - con ottimi risultati - nell'interpretazione di un totem del country pop, ovvero “Jolene”, introdotta dalla “titolare” Dolly Parton che nel presentare il pezzo fa un parallelismo tra il suo testo sull'infedeltà e «quella sgualdrina dai bei capelli" a cui faceva riferimento Bey in “Sorry” e a quel «Becky with the good hair» come veniva citata la presunta amante di suo marito Jay Z.   
Di ordinaria amministrazione invece la cover di “Blackbird” dei Beatles che ha poco a che fare con il country ma molto con la questione razziale, considerato che Paul McCartney fu ispirato dall'episodio dei nove studenti neri, conosciuti come Little Rock Nine, che affrontarono di petto la discriminazione dopo essersi iscritti ad un liceo bianco in Arkansas, 1957. Il tema razziale e la segregazione della musica country sono sempre presenti sottotraccia in tutto il disco, anche se mai dichiarati esplicitamente.
Una menzione a parte merita “Ya Ya” un divertente pezzo che interpola “These Boots Are Made For Walkin'” di Nancy Sinatra con “Good Vibrations” dei Beach Boys, il soul psichedelico di Tina Turner e il ricordo di “Hey Ya” degli Outkast. 
Beyoncé mette quindi insieme i suoi collaboratori più fedeli, tra cui The-Dream, NO ID, Raphael Saadiq e Pharrell (suo lo zampino dietro la ricca “Sweet ★ Honey ★ Buckiin”) con i padri del country come la già citata Dolly Parton e Willie Nelson e i volti nuovi del crossover country-rap Willie Jones e Shaboozey. 
“Act II: Cowboy Carter” è un disco davvero ben realizzato, anche se è decisamente lungo (3-4 canzoni forse erano evitabili) e spesso vuole dire troppo in un colpo solo, con l'impressione che a volte sembra eccessivamente concentrato dalla narrazione a scapito dello slancio e della pulsione che potrebbe trasferire.
 

(Nota: Quelle doppie 'i' che vedete nei titoli non sono dei refusi ma, essendo questo disco un Act II di una trilogia discografico,  Beyoncé come gioco grafico ha deciso in tutti i titoli delle canzoni - rigorosamente in CAPS LOCK - ci sia al posto una 'ii' al posto della 'i').

Tracklist

01. AMERIICAN REQUIEM (05:25)
02. BLACKBIIRD (02:11)
03. 16 CARRIAGES (03:47)
04. PROTECTOR (03:04)
05. MY ROSE (00:53)
06. SMOKE HOUR ★ WILLIE NELSON (00:50)
07. TEXAS HOLD 'EM (03:53)
08. BODYGUARD (04:00)
09. DOLLY P (00:22)
10. JOLENE (03:09)
11. DAUGHTER (03:23)
12. SPAGHETTII (02:38)
13. ALLIIGATOR TEARS (02:59)
14. SMOKE HOUR II (00:29)
15. JUST FOR FUN (03:24)
16. II MOST WANTED (03:28)
17. LEVII'S JEANS (04:17)
18. FLAMENCO (01:40)
19. THE LINDA MARTELL SHOW (00:28)
20. YA YA (04:34)
21. OH LOUISIANA (00:52)
22. DESERT EAGLE (01:12)
23. RIIVERDANCE (04:11)
24. II HANDS II HEAVEN (05:41)
25. TYRANT (04:10)
26. SWEET ★ HONEY ★ BUCKIIN' (04:56)
27. AMEN (02:25)
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