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«TUNNEL - Simba La Rue» la recensione di Rockol

Simba La Rue: rap che viene dal buio

Il debutto del rapper è crudo, a tratti asfissiante, ma lascia filtrare la luce della redenzione.

Recensione del 05 gen 2024 a cura di Claudio Cabona

Voto 6.5/10

La recensione

Il rapper italo-tunisino Simba La Rue dopo un’ultima parte di 2023 in cui a causa dei suoi reiterati problemi giudiziari, è stato più al centro delle cronache che delle classifiche musicali, ha inaugurato il nuovo anno con il suo album di debutto “Tunnel”, che schiera le collaborazioni di Guè, Ghali, Sfera Ebbasta, Baby Gang, Boy Mass, Paky e Tedua. Dopo l’ep “Crimi” del 2022 e una serie di singoli e  feat pubblicati nel 2023, pezzi che lo hanno portato ad avere quasi tre milioni di ascoltatori solo su Spotify, il rapper di Lecco, amico di Baby Gang, altro nome scritto tra i faldoni dei tribunali, ha pubblicato il suo primo album per una major, ma allo stesso tempo ha voluto tenere salde le mani sul volante, mettendo in mezzo anche la sua label Npt, che richiama al gruppo di cui fa parte. “Tunnel” è un disco oscuro, con un linguaggio senza mezzi termini e a tratti asfissiante, ma lascia filtrare anche la luce della redenzione. È un album dall’immaginario torbido e violento, i riferimenti a droga e armi sono costanti, e in certi momenti, proprio come una telecamera puntata sulla strada che non filtra nulla, ma riporta tutto così com’è, è disturbante. C'è verità, ma anche commedia, nel senso positivo e scenico del termine. 

Simba racconta il carcere, quello minorile Beccaria e poi quello di San Vittore, le scelte sbagliate, il vendere droga per sopravvivere, il disagio in famiglia, la brutalità: con la voce sporca, graffiata, è il suo modo di rappare, ammette di provenire “dal buio” già dalla prima traccia. Manda letteralmente “affanculo” lo Stato, le forze dell’ordine, i politici come Matteo Salvini, i giornalisti e descrive una realtà in cui a tratti non sembrano esserci speranze. Immancabile la traccia dedicata alla madre, “Amore di mamma” che, però, in questo progetto, appare meno scontata di quello che ci si potrebbe aspettare: dopo aver attraversato tanti e diversi cunicoli senza finestre, la traccia arriva a diluire il dolore. “Tunnel” ha al suo interno alcuni cliché evidenti e non è certo tecnicamente sorprendente, anzi, ma rappresenta sia un grido d’allarme che una lettera di riscatto indirizzata al futuro. Simba La Rue, esattamente come Baby Gang, propone un viaggio nell’oblio e lo fa con uno stile e un linguaggio scarni, da strada, ripetitivi, ma vividi.

Ascoltandolo, inevitabilmente, ci si pone interrogativi sul peso sociale e di responsabilità di una canzone, quando essa viene ascoltata da milioni di giovani. Le barre amare e scorticate di Simba La Rue sono il risultato, non la causa, di un terreno di abbandono e di privazione da cui è stato sputato fuori. Quel vuoto si trasforma in musica e da “Tunnel” senza via di uscita può diventare strada per fuggire dal disagio. Sono storie puramente hip hop, che fanno ogni cosa tranne che compiacere o essere digeribili. Simba La Rue, come tutto l’arrabbiato e discusso/discutibile ambiente del rap dei ragazzi di seconda generazione, figli di fenomeni migratori, è interessante più per quello che rappresenta, per il fuoco di protesta che lo alimenta, che per le caratteristiche della sua musica tout court. Ma come ricorda Tedua in “Hood”, il miglior feat del disco, sono le parole che devono colpire, non altro.

Tracklist

01. TUNNEL (02:24)
02. SHOPPING (feat. Guè) (02:36)
03. SOLDI A CASA (feat. Ghali) (02:12)
04. SUBMARINER (02:18)
05. BÂTIMENT (feat. Sfera Ebbasta) (03:24)
06. FREE ESCO FREE BABY (02:08)
07. BECCARIA SAN VITTORE (feat. Baby Gang) (02:23)
08. NO MIX NO MASTER (02:08)
09. AGITATO (01:54)
10. NINJA PLAQUETTE (feat. Boy Mass) (01:53)
11. FREESTYLE (01:43)
12. LEVANTE (feat. Paky) (02:19)
13. KALASHNIKOVA (02:43)
14. LATITANTE (02:23)
15. HOOD (feat. Tedua) (02:16)
16. AMORE DI MAMMA (02:34)
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