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«BLU - Giorgia» la recensione di Rockol

Giorgia è ancora uno spirito libero

Sette anni dopo l'ultimo album, la cantante torna e fa quello che vuole: la recensione di "Blu".

Recensione del 07 dic 2023 a cura di Mattia Marzi

Voto 7/10

La recensione

Fino al 29 dicembre, ripubblichiamo le recensioni dei dischi candidati ai Rockol Awards 2023 nella categoria "Miglior album italiano": è possibile votare qua. 
Qua invece le candidature per i migliori live.

Fondamentalmente fa quello che una diva con alle spalle una carriera come la sua dovrebbe fare arrivata a questo punto della sua carriera: quello che le pare. Fregandosene delle aspettative. E giocando in un campionato tutto suo, come peraltro ha fatto a Sanremo con “Parole dette male”. Chi sul palco che l’ha lanciata – e che è tornata a calcare da artista in gara a distanza di ventidue anni dall’ultima volta – s’aspettava di ritrovare la Giorgia di “Come saprei” o “Di sole e d’azzurro”, alla fine ha scoperto una nuova Giorgia, alle prese con una ballata dalla scrittura più moderna, diversa dai suoi incisi larghi: “In questa musica nuova avevo il dovere di trovare il mio spazio. Sono fortunata perché quello che va di moda oggi appartiene a quello che mi piaceva tanti anni fa”, ha detto lei, che a livello di sonorità e di arrangiamento, complice il tocco di Big Fish, arruolato come produttore e direttore artistico del suo nuovo progetto, ha ritrovato le sue radici r&b e soul.

“Blu¹”, primo album di inediti in sette anni della cantante romana, si rifà tutto a quel mondo lì. Big Fish, colonna portante della cultura hip hop italiana, prima con come mente dei Sottotono e poi come produttore di Mondo Marcio, Daniele Vit, Fabri Fibra e Ensi, tra gli altri, ha radunato intorno a Giorgia un team di autori, musicisti e compositori che hanno aiutato la cantante a recuperare le sue influenze adolescenziali e ad aggiornarle, assecondando la sua voglia di sporcarsi le mani. Senza l’ansia di apparire perfetta, in “Blu¹” Giorgia esce fuori dalla sua comfort zone e prova a divertirsi a modo suo, spiazzando.

In “Sì o no” accetta di fare un esperimento reggae, chiamando però al suo fianco mica Fred De Palma o i Boomdabash, ché sarebbe troppo semplice (e scontato), ma nientemeno che Paolo Baldini, bassista e produttore noto ai più per aver militato negli Africa Unite, la band più autorevole del reggae italiano: al divertimento fine a sé stesso preferisce il gusto. In “Senza confine” la penna è quella di Elisa (e si sente): il testo elenca le divinità connesse alla natura, da Mami Wata a Gaia, passando per Nana Buluku, Nemaya e Maliya – tutto vero. Anche quando duetta con un rapper, lo fa a modo suo. In “Ogni chance che hai”, con una strofa di Gemitaiz, c’è un campionamento di una vera e propria chicca del rap italiano, “Dio lodato per sta chance” di Joe Cassano, il rapper bolognese scomparso nel 1999 a soli venticinque anni (quell’anno Giorgia scalava le classifiche con “Girasole” e “Parlami d’amore”) e considerato, nonostante l’esigua quantità di dischi pubblicati nel corso della sua breve carriera, tra i maggiori esponenti dell’hip hop italiano Anni ’90: roba da cultori veri. Non solo. Giorgia ha citato nel ritornello della canzone il verso originale del brano del rapper: “E con le mani giunte ringrazio il passato / per questa chance ce c’ha dato”. In “Atacama” c’è lo zampino di Sissi, rivelazione dell’ultima edizione di “Amici”, nel soul minimal di “Tornerai” quello di Ghemon e di Francesca Michielin. In “Se”, l’altra ballata – sporcata d’elettronica – del disco oltre a “Parole dette male”, il testo è invece tutto farina del sacco della cantante.

“Blu¹” è un disco senza concessioni, che non strizza l'occhio a quello che gira in radio o funziona in classifica. Giorgia segue una strada tutta sua, provando ad essere classica e contemporanea al tempo stesso. L’interprete che con canzoni come “Di sole e d’azzurro”, “E poi” e “Strano il mio destino” ha dimostrato di avere classe da vendere, ma anche la popstar coraggiosa e intrepida che non ha paura di rischiare. Andatevi a riascoltare “Ladra di vento”, l’album del 2003 con il quale spaziava dall’europop di “Come si fa?” al trip hop di “Viaggio della mente”, spiazzando e dimostrando di essere, come cantava in uno dei singoli, uno “spirito libero”: “Non sopporto più di sentirmi dire / che non è questo il pezzo da interpretare / io oggi sai che faccio / scrivo come mi pare”, cantava nel 2003. Sono passati vent’anni ma il concetto resta lo stesso.  

Tracklist

01. Meccaniche celesti (03:11)
02. Normale (03:14)
03. Atacama (02:52)
04. parole dette male (03:06)
05. Senza confine (02:46)
06. Sì o no (02:27)
07. Se (02:53)
08. Ogni chance che hai (feat. Gemitaiz) (03:06)
09. Tornerai (03:01)
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