Gli M83 sono tornati per suonare come i vecchi M83

Una fuga dal mondo iperconnesso, ma paradossalmente disconnesso, in cui viviamo oggi: è così che Anthony Gonzalez ha immaginato il concept di “Fantasy”, il nuovo album dei suoi M83, il nono della band che fa capo a lui. La musica suonata in carne ed ossa come antitesi ai software di composizione musicale, con loop pre-impostati e tracce senz’anima: “Fantasy” è frutto di due anni di lavorazione che hanno visto il musicista francese modificare il suo tipico processo di registrazione, incidendo in presa diretta sessions con il tastierista Justin Meldal-Johnsen e con il sassofonista Joe Berry, in modo da catturare l’energia delle esiizioni dal vivo degli M83.

La mentalità da jam alla base di “Fantasy” è particolarmente evidente in pezzi come “Oceans Niagara”, peraltro scelto come singolo di lancio del disco, o “Kool nuit”, con quei sintetizzatori massicci e pulsanti che travolgono gli ascoltatori e infondono una sensazione di stupore mistico, se così vogliamo definirlo. La miscela è praticamente la stessa dei precedenti album, da “Hurry up, we’re dreaming” - che nel 2011 rese gli M83 un fenomeno pop, facendogli vendere oltre un milione di copie e permettendogli di ottenere pure una njomination ai Grammy come Best Alternative Music Album - a “DSVII” del 2019: quel mix tra neo-shoegaze, ambient, dream pop e dance che ha intrigato moltissime band di musica elettronica negli ultimi dieci anni (e non solo - ha conquistato anche il mondo del cinema, permettendo a Gonzalez di collezionare una serie di collaborazioni: dalla colonna sonora di “Oblivion” di Joseph Kosinski a quella di “Suburra” di Stefano Sollima). È roba loro, d’altronde: non si vede, ma su quel sound è ben impresso il marchio degli M83.

Quella miscela torna naturalmente anche in “Fantasy”. Ma in questo disco - che è il primo degli M83 ad uscire su Other Suns, la neonata etichetta fondata dallo stesso Gonzalez, perché, ha spiegato lui, “se vai da un’etichetta oggi, ti chiedono più follower che musica” - c’è una carica e una freschezza che in “Junk” e “DSVII” forse mancava: “Volevo che questo disco avesse un grosso impatto dal vivo. L’idea era di tornare con qualcosa di più vicino all’energia di ‘Before the dawn heals us’ La combinazione di chitarre e sintetizzatori c’è sempre stata nella mia musica, ma forse è più presente in questo disco che nei precedenti”.

Se l’obiettivo è stato centrato i fan italiani lo capiranno il 19 giugno, quando gli M83 torneranno dal vivo nel nostro paese per un’unica data in programma al Magnolia Summer a Milano.