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«I CAN ONLY BE ME - Eva Cassidy» la recensione di Rockol

Eva Cassidy, melodie lontane dall’oggi, ma totalmente di oggi.

"I Can Only Be Me", la voce della cantante scomparsa, l'orchestra e le tecnologie digitali

Recensione del 28 mar 2023 a cura di Ernesto Assante

Voto 7/10

La recensione

Sì, d’accordo, la musica d'oggi è sostanzialmente digitale, elettronica, suonata con strumenti nati negli ultimi venti o trent’anni, se non addirittura dopo. Sì, d’accordo, la parola domina spesso sopra la melodia e quest’ultima, anche quando c’è è spesso minimale. E in questo mondo siamo, alle volte con piacere, immersi. Ma l’avvento delle piattaforme, con la loro orizzontalità, ha reso tutta la musica ‘contemporanea’, e ha riconsegnato diritto di cittadinanza anche a suoni diversi, che un tempo avremmo definito come più ‘tradizionali’.

Ed è a questa categoria che appartiene, a prima vista, il bellissimo, appassionato, splendido album postumo di Eva Cassidy. Ma non è un album tradizionale, o ‘vecchio’ o ‘antico’, anzi è un album magnificamente contemporaneo. Innanzitutto per la sua realizzazione: le tracce vocali della cantante, scomparsa nel 1996 sono state isolate e ripulite, rese più precise e brillanti usando la stessa tecnologia usata da Peter Jackson in “Get Back” per isolare le voci dei singoli Beatles nelle loro chiacchierate in studio, e una volta portate ad uno straordinario livello d’ascolto, sono stati realizzati nuovi arrangiamenti scritti da William Ross (un solo brano, ‘Autumn Leaves’) e Christopher Willis per la London Symphony Orchestra, per arrivare a realizzare un album che in realtà è un puro prodotto della tecnologia odierna, ma con livelli di splendore e profondità davvero mai ascoltati prima.

L’album sembra, ed è incredibile usare il verbo ‘sembrare’, registrato in studio dalla cantante e dall’orchestra insieme, tanto forte è il sentimento, la presenza, l’attualità della voce di Eva Cassidy. Ma non è così, è un’operazione di laboratorio, un lavoro di precisione, un’operazione fredda e calcolata, che invece ottiene l’incredibile risultato di uno degli album emotivamente più coinvolgenti che ci sia capitato di ascoltare di recente. Insomma, un disco ‘nuovo’ di un’artista scomparsa nel 1996 e che non ha mai cantato queste canzoni con l’orchestra. 

Certo, tutta la carriera di Eva Cassidy è stata post-mortem: in vita la giovane cantante americana non ha conosciuto successo e fama, è stata ‘scoperta’ dopo la sua scomparsa e sono stati pubblicati nove album in studio e due dal vivo, molti dei quali, quest’ultimo compreso, hanno avuto un grande successo internazionale. 
Quindi perché meravigliarsi ancora? Perché il disco è perfetto, perché non c’è finzione, nonostante sia finto, nonostante le parti vocali siano già apparse in altri album, nonostante tutto questo sia opera di altri e non di lei.

E questo lascia interdetti, mentre ci si commuove ascoltando “Talk trees in Georgia” o “Songbird”, o “Time after time” o “Ain’t no Sunshine”, cantate oggi, adesso, davanti alle nostre orecchie.

Un album bellissimo, che non può lasciare indifferenti chi ama la musica, per le interpretazioni magnifiche di Eva Cassidy e per le bellissime orchestrazioni che le sostengono. Lontane dall’oggi, ma totalmente di oggi.

Tracklist

01. Songbird - Orchestral (03:50)
02. Autumn Leaves - Orchestral (04:34)
03. People Get Ready - Orchestral (03:22)
04. Waly Waly - Orchestral (05:10)
05. Time After Time - Orchestral (05:00)
06. Tall Trees In Georgia - Orchestral (05:01)
07. Ain't No Sunshine - Orchestral (03:58)
08. You've Changed - Orchestral (05:07)
09. I Can Only Be Me - Orchestral (04:21)
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