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«DIVINE SYMMETRY (4CD+BLURAY) - David Bowie» la recensione di Rockol

La sacralità di David Bowie in un nuovo box-set

"Divine Symmetry" è un viaggio che passa dentro e fuori il perimetro di 'Hunky Dory'

Recensione del 25 nov 2022 a cura di Simöne Gall

Voto 8/10

La recensione

Chissà cosa ne penserebbe il Duca Bianco, immaginandolo in una supposta dimensione ultraterrena in cui potrebbe oggi dimorare, di tutte queste uscite discografiche postume, seppur ufficiali, atte a officiare i vari periodi relativi alla sua prodigiosa figura artistica. Per non parlare di quelle tante e forse troppe uscite editoriali che periodicamente e con volontà inderogabile continuano a tributarne il nome. Forse anche lui, a tal proposito, rimarrebbe quel tanto che basta stranito.

Il nuovo cofanetto qui in oggetto, già annunciato alla fine dello scorso settembre dalla Parlophone, vuole essere sopra ogni cosa un ennesimo "dono" ai fan nel ripercorrere i dodici mesi che avrebbero condotto David Bowie alla realizzazione di 'Hunky Dory' nel dicembre del 1971, appena dopo la firma con la major RCA. 'Divine Symmetry', di conseguenza, riesuma una voluminosa quantità di materiale di "scarto" (che in questo caso non ha un'accezione negativa) a ridosso di quel quarto album gioiello sulla cui copertina il cantante omaggiava, nella sua posa studiata, le attrici della Golden Age hollywoodiana. 

Se paragonato al sound del suo predecessore (il necessario 'The Man Who Sold The World'), 'Hunky Dory' è in maggior misura guidato dall'impiego del pianoforte e da un senso della melodia più lavorato e raffinato. Le preoccupazioni liriche sul disco vertono sulla natura compulsiva della reinvenzione artistica, come nella sempre fulgida "Changes", fino all'occultismo e alla filosofia nietzscheana di "Oh! You Pretty Things" e di quella perla sonora che risponde al titolo di "Quicksand". L'orgoglio di essere diventato padre - del piccolo Duncan, detto "Zowie" - è invece espresso in "Kooks", laddove altri brani manifestano l'infatuazione di Bowie per talune figure artistiche americane, in alcuni in forma esplicita sin dai titoli, come "Song For Bob Dylan" o "Andy Warhol". Bowie ebbe peraltro occasione di incontrare (fugacemente) il re della Pop art a New York, nel 1971, dove venne in contatto anche con Lou Reed. All'ex Velvet Underground, nonché alla band stessa, è infatti dedicata la traccia di chiusura su 'Hunky Dory', "Queen Bitch", precorritrice, in un certo senso, del peculiare stile glitter che avrebbe presto plasmato il capolavoro 'Ziggy Stardust And The Spiders From Mars'. 

I contenuti del cofanetto

Il disco uno di 'Divine Symmetry' pone in ascolto una serie di provini rimasti al buio ma già noti in passato presso la comunità dei fan più attenti. "Tired Of My Life" sa di "Space Oddity", ma ascoltandola meglio è in pratica una sorta di campione di "It's No Game (No. 1)" (da 'Scary Monsters') in versione acustica. "How Lucky You Are (Miss Peculiar)" non avrebbe sfigurato su 'Aladdin Sane', mentre "Shadow Man" è una gradita semiballata che la storiografia attribuiva alle sessioni di 'Ziggy Stardust' e non a quelle di 'Hunky Dory'. La qualità audio di queste tre tracce, sia detto, è pressoché ottima. Molto bassa è quella delle varie "Quicksand", "Waiting For The Man" (Velvet Underground) e "Amsterdam" (di Jacques Brel) salvate su nastro dal cantante stesso, accompagnato da una chitarra acustica, in una camera di hotel di San Francisco. Superiore è, per contro, il sonoro dell'interessante e sin qui mai svelata "King Of The City", mentre "Looking For A Friend" si era già fatta notare sul bellissimo doppio album 'Bowie At The Beeb' del 2000. "Right On Mother" è un'altra incisione d'epoca e dal sapore beatlesiano; trattasi di qualcosa di raro, sì, ma non di così inedito. Stesso discorso per "Bombers", che uscì nel novembre del '71 come singolo promozionale e che in origine avrebbe dovuto figurare su 'Hunky Dory' (al suo posto la spuntò invece "Fill Your Heart").  

Parte del materiale di sopra citato trova spazio in altre forme nel disco due, su cui si rintracciano le sessioni radiofoniche della BBC per il programma di John Peel. Le esecuzioni dei vari brani, sono fra queste le cover di "Almost Grown" di Chuck Berry e la versione a più voci di "It Ain't Easy", attribuita a Ron Davies (e successivamente registrata ai Trident Studios per 'Ziggy Stardust'), hanno un unico comune denominatore che si chiama qualità. Il disco tre restituisce dignità alla registrazione della performance al Friars Club di Aylesbury (Regno Unito) del 25 settembre 1971, occasione per la quale il giornalista Kris Needs scrisse di un Bowie con ancora la lunga chioma, ma nondimeno "fantastico da osservare sul palco". A scortarlo, in quell'occasione, il chitarrista Mick Ronson (presentato come "Michael" Ronson), il batterista Mick Woodmansey, il bassista Trevor Bolder, più l'ex Animals Tom Parker come ospite al piano. Gli stessi che molto presto (a eccezione, ovviamente, di Parker) avrebbero formato il nucleo originario degli Spiders From Mars. Nemmeno il disco quattro è poi carente di sorprese, a cominciare dalla "Life On Mars?" nella sua versione originale con finale inedito. Tra nuovi mix e remaster più recenti del materiale salvato nel '71, trova posto anche l'accattivante "Lightning Frightening", già inserita però come bonus sulla riedizione di 'Man Who Sold The World' operata ormai molti anni fa dalla Rykodisc. 

In 'Divine Symmetry', un prodotto che non rasenta certo l'ambito del superfluo, vi è anche un libro con copertina rigida di cento pagine che reca al suo interno foto esclusive, insieme a una replica composita dei taccuini d'epoca con testi scritti a mano, disegni di costumi, appunti di registrazione e scalette varie. Le note di copertina sono state approntate dall'esperto Tris Penna, insieme ai contributi del co-produttore di 'Hunky Dory' Ken Scott e di diversi altri, fra cui l'amico intimo e vecchio collaboratore di Bowie Geoff MacCormack (anche noto con lo pseudonimo Warren Peace).
 

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