La dose del sublime vintage di Drugdealer

Drugdealer altro non è che il progetto di Michael Collins, chitarrista di Los Angeles piuttosto famoso nella scena psych-pop. Sotto questo nome è giunto al suo terzo lavoro con una proposta musicale aperta, collaborativa e molto seventies e che con questo “Hiding in Plain Sight” raggiunge una sua sublime perfezione.  

La Retromania inconsapevole

Si dice che negli ultimi tempi nel mondo le persone comprano e ascoltano per 2/3 musica vecchia, in grande aumento rispetto a qualche anno fa. Insomma, pare che la Retromania, seppur spalmata su un repertorio vastissimo, sia diventato il vero mainstream. Quindi ci sono band del passato che stanno tornando a incassare e molta musica indie è diventata una sorta di fabbrica della nostalgia. 
Ecco, il disco di Drugdealer tutto piano Rhodes, soul, yacht-rock e melodie à la Harry Nilsson sembrerebbe rientrare nella classica operazione commercialmente opportunistica, ma in realtà non lo è. 
Michael Collins vive proprio con una certa idea della California da Beat Generation, Laurel Canyon e Haight-Ashbury, flower power, capelli lunghi e pantaloni a campana. Tuttavia, allo stesso tempo, l'approccio vintage è sempre piuttosto ironico, con quella certa distanza, che lo tiene ben distante dal tono nostalgico. Merito anche dal gruppo di musicisti che arrivano tutti più o meno dal giro di Mac De Marco che riesco a mantenere lo stile e l'approccio giusto. 

Un giro su una decappottabile 

Prendiamo l'iniziale “Madison” dove Collins si strugge per una donna affascinante e oscura che è fuggita al sud: la canzone è un omaggio al Van Morrison più soul e al suo ritrovato cantato à la Nick Lowe, il tutto con una freschezza struggente. Mentre in “Baby” chiama Tim Presley (dei White Fence) che porta la delicatezza del canto a un pezzo che sembra tirato fuori dal canzoniere di Buddy Holly, e in “Pictures of you” è Kate Bollinger a sostituire il ruolo che negli altri dischi era stato di Weyes Blood, mentre Michael Collins dà il meglio di sé alla chitarra. 
Insomma, sono poco più di 30 minuti che passano in un soffio e ti proiettano in una decappottabile immaginaria che percorre la highway a velocità di crociera: c'è l'r&b dal groove profondo (“Someone to love”) e le melodie degli Steely Dan (“Valentine”), il trionfo del sax (nel finale di “New Fascination”) e la funky jam di “Posse Cut”. 

L'atmosfera che si respira in questo “Hiding In Plain Sight” ricorda per certi versi l'ultimo “Daddy's Home” di St. Vincent, ma se quest'ultima ha sempre la necessità di caricarla di senso, spiegoni e significati, il buon Drugdealer suono libero da formati e schemi. E di questo lo ringraziamo immensamente.