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«(SELF-TITLED) - Marcus Mumford» la recensione di Rockol

Storia di dolore e perdono: l'esordio solista di Marcus Mumford

Il frontman dei Mumford & Sons in "Self-titled" racconta se stesso, nel profondo

Recensione del 23 set 2022 a cura di Paolo Panzeri

Voto 8/10

La recensione

Dopo 15 anni di Mumford & Sons e quattro album con la band (l'ultimo, "Delta", datato novembre 2018), il cantante si è messo in proprio. Si dice sia destino, prima o poi, per il cantante, che è il volto più conosciuto di un gruppo, cedere alla tentazione di voler vedere il proprio nome stampato sulla copertina di un disco. Potrebbe essere così, oppure potrebbe essere che aprirsi a nuove esperienze non è mai una brutta idea quando ci si sente dentro di non avere più la motivazione necessaria per condividere i propri pensieri con i compagni di sempre.

La carriera solista

L'esordio solista del 35enne Marcus Mumford non è giunto come un fulmine a ciel sereno, infatti dopo il tour a supporto di "Delta" i ragazzi decisero per il liberi tutti (''Ci siamo dati a vicenda la benedizione di fare quanto ci sembra creativo", dichiarò Marcus nel marzo del 2020). A stretto giro arrivò la pandemia a sgombrare il campo da eventuali altre tentazioni. Due anni e mezzo più tardi l'opera prima solista di Mumford è realtà. Il titolo "Self-titled" è quanto mai esplicativo. Nel disco Marcus parla di Marcus, della storia di Marcus che utilizza musica e parole per affrontare e sconfiggere i propri demoni, per, in qualche modo, purificarsi da un passato doloroso e ritrovare un minimo della serenità perduta.

Il bambino e il cannibale

Il trauma della violenza sessuale subita da bambino viene denunciato in "Cannibal", primo brano in scaletta, e colpisce come un fortissimo pugno ben assestato. E' una canzone che rimane sospesa in un crudele vuoto dove le parole che raccontano di un dolore difficilmente ammissibile e sconvolgente hanno il sapore di una confessione che deve essere oltre modo sincera per raggiungere un finale che è catartico, anche musicalmente. Dopo la confessione di "Cannibal", la roccheggiante "Grace" ne è il suo ideale proseguio: ci vuole tempo per superare una tragedia di tale genere, Marcus lo sa e lo vuole urlare. "Prior warning" e "Better off high" portano nelle disperate e pericolose profondità in cui era caduto il musicista. Nell'acustica "Only child" si denunciano i propri errori e si mostra la voglia, dopo il riconoscimento della propria situazione, di provare a guadagnarsi un futuro migliore. La seconda parte di "Self-titled" regala l'ottimismo di chi dopo averci provato duramente con grande fatica guarda avanti ("Better angels"). E' indicativo che negli ultimi tre brani dell'album Marcus ricerchi la compagnia e il supporto di altre voci: Monica Martin ("Go in light"), Phoebe Bridgers ("Stonecatcher") e Brandi Carlile ("How", dove giunge a concedere il perdono per chi si è macchiato del crimine nei suoi confronti), a simboleggiare la piena volontà di tornare libero e guarito ad occupare il suo posto nel mondo.

Viaggio al termine della notte

"Self-titled" è un concept album il cui contenuto non può lasciare indifferenti. Marcus Mumford è ispirato come si è ispirati quando si parla di se stessi spogliati di ogni difesa. Dieci canzoni che viaggiano fino al termine della notte e guardano in faccia la luce, o così almeno mi piace pensare. Per Marcus, buona la prima.

Tracklist

01. Cannibal (04:00)
02. Grace (04:13)
03. Prior Warning (03:30)
04. Better Off High (04:30)
05. Only Child (04:27)
06. Dangerous Game (03:01)
07. Better Angels (03:25)
08. Go In Light (03:01)
09. Stonecatcher (03:42)
10. How (03:44)
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