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«DAL VIVO VOLUME 1 E 2 - BUONTEMPO/ CARTE DA DECIFRARE - Ivano Fossati» la recensione di Rockol

Ivano Fossati e i suoi capolavori, dal vivo

"Buontempo"/"Carte da decifrare" ritraggono l'artista in uno dei momenti migliori della sua carriera

Recensione del 19 apr 2022 a cura di Gianni Sibilla

Voto 9/10

La recensione

Incredibile a dirsi, oggi: c’è stato un tempo in cui gli album dal vivo erano snodi cruciali di una carriera di un artista. Succedeva in un periodo in cui non c’era l’abbondanza odierna di live su ogni piattaforma possibile, dal video all’audio. C’erano pochi modi per sentire se un artista era bravo sul palco: vederlo in concerto, o ascoltare un disco live. Se eri fortunato, faceva un film o pubblicava un live su videocassetta o DVD. 
Così vedere ristampati questi due album fa un certo effetto, perché sono uno dei punti più alti della carriera di uno dei più grandi cantautori italiani. E sono tra i migliori album dal vivo italiani degli ultimi decenni. Originariamente pubblicati in due volumi distinti nel ’93, sono stati rimasterizzati qualche anno fa: oggi tornano in vinile assieme agli altri dischi del decennio 1983-1993, da “Le città di frontiera” in poi. L’occasione è il 30nnale di un altro album storico, “Lindbergh”, pubblicato nel '92.

Lindbergh

“Un disco figlio del suo tempo”, lo definì Fossati: viene inciso e portato in giro negli anni del conflitto del golfo, con lo shock della prima guerra in diretta TV. Un disco che, per questo, oggi suona terribilmente attuale, con canzoni come la versione de “Il disertore” di Boris Vian (qualche giorno fa reinterpretata anche di Ornella Vanoni) o “Poca voglia di fare il soldato”. 
È l’album de “La canzone popolare”. una sorta di seguito de “La musica che gira intorno”,  che diventerà suo malgrado un inno politico quando verrà scelta dal centro sinistra per le elezioni del 1994. E lo stesso anno verrà rifatta dagli Afterhours ne “I disertori”, album tributo che salda due mondi distanti, il nuovo rock italiano e il cantautorato classico. C’è soprattutto “Mio fratello che guardi il mondo”, il vero capolavoro del disco: tra suoni acustici e sperimentazioni etniche, con una lunga ed emozionante coda strumentale.

Un album live dopo 20 anni, anzi due

Un anno dopo, Ivano Fossati pubblica il primo album live in 20 anni di carriera. “Io non ho mai amato granché i dischi live. Mi piace il suono delle canzoni lavorate in studio”, racconterà anni dopo. Lo fa a modo suo: registra un concerto al Ponchielli di Cremona, poi chiede alla Sony di pubblicarlo in due volumi distinti, a qualche mese l’uno dall’altro per evitare un doppio dal prezzo troppo alto. Funzionò e vendettero bene.
Ma il vero motivo che convinse Fossati è lo stato di grazia della band con cui va in tour in quel periodo, rodata e sotto la guida artistica di Beppe Quirici, bassista già produttore di “Lindbergh”: Elio Rivagli alla batteria, Armando Corsi alle chitarre, Vincenzo Zitello arpa e flauti, Mario Arcari fiati Stefano Melone alle tastiere, lo stesso Fossati al piano e alle chitarre. 
Il risultato è un suono minimale, con incursioni nel jazz e momenti strumentali, con qualche coloritura etnica - forse oggi l’unica cose che suona un po’ datata sono i tappeti di synth su cui talvolta si appoggiano le canzoni.
“Una canzone vecchia con un vestito nuovo”, dice Fossati di “E di nuovo cambio casa”: ma questi vestiti nuovi diventano i più belli e raffinati della sua discografia, con versioni definitive di capolavori come “Una notte in Italia”, “Vola”, “Quei posti davanti al mare”, “La costruzione di un amore”, assieme ai brani più ritmati “La musica che gira intorno” o all’unica versione su album della sua versione de “La pioggia di marzo”, la versione italiana di “Águas de Março” di Jobim. 
Nel 2004 sarebbe uscito un volume tre, derivato dalla tournée acustica di quel periodo, mentre nel 2012 sarebbe uscito “ Dopo tutto”, tratto da uno degli ultimi concerti del tour d'addio.

Il punto esatto in cui si spegne la strada

A questi album live sarebbe seguito un periodo di grande intensità: la colonna sonora del film “Il toro” ma sopratutto nel 1996 un altro album importante come “Macramé”. Pochi mesi dopo sarebbe arrivato “Anime salve”: Fossati scrive quasi tutte le musiche dell’ultimo album di Fabrizio DeAndré e canta in due canzoni: originariamente doveva essere accreditato ad entrambi, ma arriva dopo una lunga gestazione e qualche attrito.

“La voglio fare tutta questa strada, fino al punto esatto in cui si spegne”, canta in “Lindbergh” Fossati in questo periodo: non sta più parlando del solitario pilota transatlantico la cui storia da il titolo al disco. Sta parlando  di sé, è quasi una profezia della sua carriera, che terminerà a 60 anni, nel 2011, quando Fossati si ritirerà dalle scene, per tornare solo estemporeaneamente nel 2019 per un album con Mina.
Questi due album dal vivo sono uno dei punti più alti di questa strada e di una buona parte della musica italiana.

Tracklist

01. Terra dove andare - Live Vol. 1 Version (03:51)
02. La pianta tè - Live Vol. 1 Version (07:05)
03. Una notte in Italia - Live Vol. 1 Version (05:44)
04. Buontempo - Live Vol. 1 Version (04:31)
05. I Treni A Vapore - Live Vol. 1 Version (05:14)
06. Mio fratello che guardi il mondo - Live Vol. 1 Version (05:26)
07. Vola - Live Vol. 1 Version (03:54)
08. Sonatina - Live Vol. 1 Version (02:44)
09. Naviganti - Live Vol. 1 Version (02:30)
10. Panama - Live Vol. 1 Version (06:24)
11. La pioggia di marzo - Live Vol. 1 Version (06:13)
12. Questi posti davanti al mare - Live Vol. 1 Version (06:32)
13. Amore Degli Occhi - Live Vol. 1 Version (03:03)
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