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«(WATCH MY MOVES) - Kurt Vile» la recensione di Rockol

Guardando i pensieri di Kurt Vile

Riflessioni e arpeggi infiniti nel nuovo album pubblicato dalla storica etichetta jazz Verve Records

Recensione del 20 apr 2022 a cura di Marco Di Milia

Voto 7/10

La recensione

Guardare cosa combina Kurt Vile tra le mura di casa dev’essere un’esperienza totalizzante. Il cantautore, produttore e polistrumentista di Philadelphia ha realizzato il suo nuovo album, “(watch my moves)” - indicato così, con il titolo tra parentesi -, nella totale libertà creativa del proprio ambiente domestico, combinando il suo animo curioso con una tessitura sonora riflessiva, ma anche carica di un’energia dolcemente sognante.

Maratone e routine

Così, al solito, il musicista si divide tra pulsioni elettriche e acustiche e il piacere di dare una colonna sonora a una quotidianità di solitaria beatitudine. Gioie casalinghe vissute in compagnia della propria famiglia, qualche birra e un paio di dischi di Neil Young, come afferma in apertura con una esplicativa “Goin on a plane today” caratterizzata dal sax di James Stewart della Sun Ra Orchestra. Racconta in questo modo soprattutto di una routine figlia del lockdown, trascorsa con serena accettazione e soprattutto del tutto priva di particolari sussulti, dove i pensieri e gli umori si sono rincorsi gli uni con gli altri fino a formare immagini e associazioni di idee. “Benvenuti alla maratona di film horror da drive-in di KV” recita nell’ipnotica sequenza di accordi senza fine di “Like exploding stones”.

In quindici tracce, l’ex War On Drugs mette in scena la propria realtà di padre e marito soddisfatto, ma con un registratore sempre a portata di mano per mettere su nastro tutte le possibili ispirazioni pronte ad arrivare tanto da quello che lo circonda, quanto dalle sue elucubrazioni, spesso un filino nonsense, ma che in fondo provano tutte a condurre verso un “altrove”, interiore o esteriore che sia. Con un approccio po’ lo-fi e un po’ jazz, Vile in compagnia delle sue chitarre e di altre apparecchiature assortite evoca in questo modo scene da viaggi immaginifici e cinematografici - d’altronde le dissonanze cupe di “Kurt runner”, potrebbero rievocare proprio i replicanti di Ridley Scott - andando a perdersi in un labirinto di strade e di considerazioni.

Pensieri, parole, arpeggi e ossessioni

Dialoghi intimi e ossessioni tra americana, folk e pop in un flusso di coscienza che, di fluttuazione in fluttuazione, passa dal bilancio - in positivo - della sua vita personale in “Hey like a child” e allo spirito di Lou Reed chiamato in causa da “Fo sho”, all’estatica slide in “Mount airy hill (Way gone)”. E poi, nelle morbide pennellate di “(watch my moves)” trova spazio anche uno strano Gesù in preda a un esaurimento nervoso in una “Jesus on a wire”, intonata con il contributo di Cate Le Bon e della batterista delle Warpaint Stella Mozgawa, mentre in “Cool water” e “Chazzy don’t mind” emerge il suo lato più placidamente bucolico.

Ancora, in scaletta figura anche una versione di "Wages of sin" di Bruce Springsteen, brano scritto per “Born In The U.S.A.” e poi rimasto fuori dall’album, che Kurt fa proprio privandolo in qualche modo della sua sinistra aura attraverso una dinamica sfilacciata di riverberi di voce e chitarre che pare tendere più ai pensieri disordinati di una notte insonne che al senso di disperazione che in realtà traspare dal testo.

Un tocco di jazz

Attraverso arpeggi che sembrano doversi ripetere all’infinito e la gran parte dei brani al di sopra dei cinque minuti, il quarantaduenne Kurt si conferma un autore creativo e visionario, capace di convincere un’etichetta che ha fatto la storia del jazz come la mitica Verve Records a dargli il via libera per un album che di ispirazioni, da Sun Ra ai Velvet Underground sembra averne davvero tante da saturare le attrezzature del suo studio di registrazione - l’“OKV Central”, ricavato nella cantina di casa. Con la grana vagamente scomposta di “(watch my moves)” Kurt Vile non ha perciò alcuna esigenza particolare se non quella di seguire i tempi che lui stesso ha voluto dettarsi, assecondando così il ritmo dei propri pensieri, della natura che ha attorno e di tutto ciò che più lo appassiona. Senza curarsi troppo del resto, perché in fondo, a ben vedere, non ha molto altro a cui dover dare peso.

Tracklist

01. Goin on a Plane Today (02:29)
02. Flyin (like a fast train) (04:46)
03. Palace of OKV in Reverse (02:53)
04. Like Exploding Stones (07:18)
05. Mount Airy Hill (Way Gone) (05:32)
06. Hey Like A Child (05:46)
07. Jesus on a Wire (05:15)
08. Fo Sho (04:52)
09. Cool Water (05:05)
10. Chazzy Don't Mind (05:33)
11. (shiny things) (00:58)
12. Say the Word (05:48)
13. Wages of Sin (07:34)
14. Kurt Runner (03:16)
15. Stuffed Leopard (06:39)
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