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«RUN, ROSE, RUN - Dolly Parton» la recensione di Rockol

Intanto Dolly Parton non sbaglia un colpo

"Run, Rose, run" è il 48° disco per l'icona della musica americana, è legato ad un romanzo con James Patterson. Ennesima mossa perfetta di un'artista pressoché universale

Recensione del 09 mar 2022 a cura di Gianni Sibilla

Voto 7/10

La recensione

Potrebbe non succedere ma se succederà per qualcuno sarà una sorpresa: se Dolly Parton deciderà di vendere i diritti del suo catalogo, il valore della transazione sarà paragonabile a quello di icone come Dylan o Springsteen, se non superiore. Una questione quantitativa - ha firmato molte più canzoni dei colleghi - ma anche qualitativa: nel suo catalogo ci sono classici come "I will always love you" o "Jolene", veri e propri classici della musica americana.
Forse sarebbe una sorpresa per questa parte dell'oceano, dove solo a nominare la parola "country" pensiamo ai peggiori stereotipi. Ma non per gli americani stessi: Dolly Parton è un'icona, una delle poche artisti universali rimaste. Dolly piace a tutti, Dolly non sbaglia una mossa. Compreso questo album, il 48° della sua carriera.

Dollywood

È il nome (geniale) del parco a tema che ha creato nel suo Tennessee. È solo una delle tante imprese della Parton, in oltre 50 anni di carriera. La musica è solo una parte: solo negli ultimi anni ha pubblicato due libri, per Netflix ha fatto un documentario una serie TV tratta dalle sue canzoni ("Le corde del cuore", in cui i classici sono stati trasformati in storie, con lei a fare da saggia narratrice e deus-ex-machina).
Sostiene sempre le cause giuste: ha finanziato la ricerca sul vaccino Moderna ed è una portavoce della comunità LGBTQ+, perché nel mondo di Dolly, l'amore è amore. "Figlia della classe rurale bianca, poteva essere come Donald Trump invece è esattamente l'opposto", ha riassunto la sua biografa Sarah Smarsh. 
È vero che il mondo country un po' si sta rinnovando, ma è anche grazie a lei: non è un caso che nei giorni scorsi abbia anche condotto i Country Music Awards, mega show autocelebrativo da Las Vegas dove solo 5 anni fa la presenza di Beyoncé era fonte polemica. Questa volta si sono aperti  con un cantante di colore che cantava "Viva Las Vegas". Detto semplice: senza Dolly Parton, non esisterebbe Taylor Swift.

"Run, Rose, Run" è l'ultima operazione complessa, in questo senso: è il disco che accompagna un thriller scritto con il maestro del genere James Patterson che ha per protagonista, manco a dirlo, una cantante country.

Un disco per tutti

Un'operazione complessa, ma anche molto semplice. 12 canzoni, 39 minuti, grandi melodie e suoni classici: l'album regge tranquillamente senza il thriller, musicalmente è il tentativo di mettere assieme le diverse anime. Si apre con "Run", un pezzo bluegrass, a base di banjo e violino, ma già il secondo brano è un piacevole pop-country, che parla inevitabilmente di jeans sbiaditi e stivali, ma cita i classici ("Like that song Bobby McGee, I'm justing longing to be free") con una melodia perfetta. Al terzo pezzo Dolly infila una ballata con Ben Haggard (Figlio di Merle, altra icona country) che ricorda il mondo di Jimmy Webb e Glen Campbell, lo stesso frequentato da Springsteen per "Western stars". C'è spazio pure per un po' di pop-rock ("Snakes in the grass") e così via, viaggiando tranquillamente tra diversi generi, con grazia. Alcuni suoni rimangono lontani dal nostro mondo, ma poco importa. Dolly non sbaglia un colpo. 

Tracklist

01. Run (02:45)
02. Big Dreams and Faded Jeans (04:07)
03. Demons (03:24)
04. Driven (02:40)
05. Snakes In the Grass (02:41)
06. Blue Bonnet Breeze (05:19)
07. Woman Up (And Take It Like A Man) (02:27)
08. Firecracker (03:13)
09. Secrets (02:52)
10. Lost and Found (03:18)
11. Dark Night, Bright Future (02:37)
12. Love Or Lust (03:20)
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