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Libri musicali: le ragioni (secondo me) di un declino

Troppe pubblicazioni, poca qualità
Libri musicali: le ragioni (secondo me) di un declino

Come forse sapete, mi occupo da qualche anno delle recensioni dei libri di argomento musicale su Rockol (le trovate qui).

Negli ultimi anni la quantità di libri in qualche modo connessi alla musica è aumentata sensibilmente: diciamo che all’incirca ne escono una decina ogni mese (e la mia stima è al ribasso, giacché non tutte le case editrici me li spediscono).

Questo mi aveva indotto, nel 2021, ad istituire ed organizzare il Premio CartaCanta, assegnato a un libro di argomento musicale di autore italiano scelto da una giuria specializzata; per il premio erano presi in considerazione biografie e autobiografie, saggi critici e resoconti storici, ma anche opere di fiction ambientate nel mondo della musica o scritte da musicisti, pubblicati e distribuiti in Italia. Grazie alla collaborazione di una commissione competente (Marta Blumi Tripodi, Enrico Casarini e John Vignola) per quattro edizioni successive abbiamo premiato opere meritevoli. La prima edizione del premio è stata vinta da Carlo Boccadoro con "Bach/Prince, vite parallele" (Einaudi); la seconda da Marco Ongaro con “Il senso per la parola di Serge Gainsbourg” (Caissa Italia); la terza da Francesco Donadio con “Freewheelin’ in Rome” (Arcana Edizioni); la quarta da “Cosa farò da grande” di Gino Paoli con Daniele Bresciani (Bompiani).

Per il 2025, però, ho deciso di sospendere l’assegnazione del Premio. La causa è semplice: fra tutti i libri ricevuti quest’anno – parlo di quelli di autore italiano – non mi è parso di poterne individuare qualcuno che davvero meritasse di essere premiato per l’originalità del soggetto, o per la qualità della ricerca, o per quella della scrittura, o per quella dell’iconografia. Questo non significa che, fra i libri che ho ricevuto, non ce ne sia nessuno di interessante, di ben scritto, di realizzato con buona qualità grafica; ma nessuno, a mio e nostro avviso, poteva aspirare a quel voto molto alto (dal 9 in su) che è stato negli anni scorsi il nostro criterio di commissione.

Il che, secondo me, tradisce una deriva poco confortante. La sensazione, suffragata dal fatto che leggo per intero ogni libro che ricevo (almeno due per settimana), è che a un aumento della quantità di pubblicazioni non corrisponda (anzi) un aumento della qualità.

Già tre volte, nel solo 2025, ho rinunciato a recensire un libro per non doverne scrivere troppo male. E non parlo solo di libri autoprodotti, o pubblicati da piccoli editori non specializzati; parlo anche di libri stampati e distribuiti da case editrici importanti, grandi e prestigiose.

Ne ho parlato con i componenti della commissione del Premio e con un amico e collega che ha una lunga e profonda conoscenza del settore, Riccardo Bertoncelli, a lungo curatore di collana per Giunti. E abbiamo convenuto che, purtroppo, questa situazione sia la conseguenza di due concomitanti cause.

La prima: non ci sono (parlo sempre di libri scritti da autori italiani, le edizioni italiane di libri internazionali sono un’altra storia, pure non priva di criticità – particolarmente in merito alle traduzioni) titolari o curatori di case editrici che abbiano una chiara e netta visione di cosa può interessare al mercato. Nella maggior parte dei casi ci si limita a pubblicare libri “firmati” (e quasi mai scritti in prima persona – il che forse non è un male) da nomi popolari o di moda nella musica attuale (quanti libri di rapper! Che poi, come ha recentemente ammesso Tony Effe, sono scritti da un ghostwriter con il quale il protagonista e firmatario del libro ha chiacchierato due/tre ore), pubblicati con la speranza che la popolarità del nome in copertina sia sufficiente a vendere copie – cosa che spesso e purtroppo accade.

La seconda: nella grande maggioranza dei casi (e le benemerite eccezioni sono molto poche) non paiono esistere più, nelle case editrici, due figure professionali fondamentali: l’editor capace – quello che ragiona e discute con l’autore allo scopo di migliorare la stesura finale dell’opera - e il redattore attento, quello che impedisce che il libro esca contenendo errori, imprecisioni o veri e propri sfondoni (a tal proposito, se avete voglia, vi invito a leggere questa recensione).

E insomma: per quest’anno, il Premio CartaCanta non sarà assegnato. L’auspicio è che il 2024/2025 sia stata un’annata poco fortunata, e che nel 2026 possiamo tornare a premiare un’opera di qualità.

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