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Live Aid: la diretta italiana, parla Ronnie Jones

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Dal libro "Live Aid - Il Juke-box globale compie 40 anni"
Live Aid: la diretta italiana, parla Ronnie Jones

Aldo Pedron e Angelo De Negri hanno pubblicato "Live Aid - Il Juke-box globale compie 40 anni" (Arcana, 552 pagine, 25 euro). Per gentile concessione degli autori e di Lit Edizioni ne pubblichiamo un estratto.


Nato nel 1937 a Springfield (Massachusetts) e cresciuto a Muskegon Heights, nel Michigan, vive ora a Milano. Celebre disc jockey, talent scout, attore e musicista della scena internazionale con numerosi successi all’attivo, Ronnie Jones, afroamericano, è uno dei cantanti più originali e versatili della scena europea.


Ciao Ronnie, tu hai commentato in radio il Live Aid.

Sì, facevo parte dello staff di RaiStereoUno di via Asiago a Roma, lì ci sono rimasto cinque anni. Con me ai microfoni per la diretta del Live Aid c’erano Gigi Marziali e Antonio De Robertis.

Come nacque l’idea di avere la possibilità di trasmettere in diretta tv lo show?

Se non ricordo male Mario Colangeli, responsabile di tutte le trasmissioni musicali di RaiTre, che aveva letto su un giornale inglese che Bob Geldof stava organizzando un grande concerto contro la fame in Etiopia, ha fatto contattare il settore esteri della Rai con la BBC e c’è riuscito.


Come hai vissuto l’esperienza?

È stato davvero bello, positivo perché ero in compagnia dei migliori dj di allora e negativo se pensi che per raccontare il Live Aid “mamma Rai” avrebbe potuto mandarci direttamente a Londra.


Ma hai lavorato gratis?
Diciamo che io ero stipendiato dalla Rai ma non ho certo ricevuto alcun compenso aggiuntivo per questo speciale evento.

Come ti sei preparato per raccontarci il Live Aid?

A dire la verità un’ora prima dello spettacolo arrivati in Rai ci hanno dato 6 ore su 15 totali di playlist con tutti i nomi e i dettagli riferiti a Londra, ma nulla di Filadelfia. Ero quasi da solo in regia, dovevo tradurre in simultanea e avevo accanto a me altri che chiacchieravano.

Quali sono le esibizioni che ti ricordi meglio o che ti sono piaciute di più?

La maggior parte degli artisti inglesi non li conoscevo, e anche nella controparte americana molti mi erano sconosciuti. A un certo punto c’è stato George Thorogood, bravo eh, ma non sapevo chi fosse e lì mi sono bloccato in diretta. Aggiungo che non avevo la scaletta di Filadelfia e quindi i vari artisti me li ritrovavo sul palco all’improvviso senza potermi documentare.

Com’era l’atmosfera di quei giorni? Crediamo che in Italia fosse stato sottovalutato l’evento…

L’ambiente in radio era quasi festoso ma sicuramente l’evento è stato molto sottovalutato qui da noi. Non ricordo, anzi non so, se sia passato l’evento anche in tv in diretta o il giorno dopo e il commento radio e tv fosse lo stesso…

Lo stesso commento è passato sia in radio che in tv in diretta su Londra e una parte dello show di Filadelfia. Ma chi c’era con te a RaiStereoUno in quel periodo?

Antonio de Robertis, Gigi Marziali, Bebo Moroni, Paolo Testa, Roberta Angeloni e come capi e producer Fabio Brasile e Carlo Principini. Altri conduttori erano Fiorella Gentile (di Popoff), Alfredo Morabito, Ernesto Bassignano (poi al Gr1) e Umberto Mostocotto. Sono passati tanti anni e di molti non ricordo i nomi.



 

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