Rockol30

Simona Molinari: "Uno spettacolo femminile, non femminista"

Debutta il 27 giugno a Pisa "La donna è mobile".
Simona Molinari: "Uno spettacolo femminile, non femminista"

Una stanza tutta per sé. Avrebbe potuto intitolarsi così il nuovo spettacolo di Simona Molinari, che entra in un nuovo spazio creativo fra musica, teatro, letteratura. Invece opta per un titolo più scomodo e tutto da scardinare: “La donna è mobile”, partenza dalla celebre aria del “Rigoletto” per toccare tante figure femminili distanti e affini, da Mina a Violeta Parra, da Milly a Nina Simone, da Anna Magnani a Billie Eilish, collegandole tramite monologhi originali. Lo spettacolo, scritto con la giornalista e autrice Simona Orlando, debutta il 27 giugno a Pisa (rassegna Musica sotto la Torre), gira l’Italia e in autunno sbarca nei teatri, forte di una band tutta al femminile (Sade Mangiaracina al pianoforte, Chiara Lucchini ai fiati, Francesca Remigi alla batteria, Elisabetta Pasquale al basso), prodotto dalla stessa Molinari e Kinomusic. Con sette album alle spalle, collaborazioni prestigiose (Peter Cincotti, Al Jarreau, Gilberto Gil, Andrea Bocelli, Fabrizio Bosso, Paolo Fresu tra gli altri), quattro presenze a Sanremo (due in gara, due da ospite), due Targhe Tenco, e la sigla de “I delitti del Barlume”, la Molinari aveva già conquistato la sua fetta di pubblico, però adesso sente l’esigenza di esporsi ad una sfida più matura. La incontriamo in un momento di felicità. «Ho appena vinto il bando come docente al Conservatorio di Milano» esulta «Insegnerò canto nella sezione pop-rock».

Chiariamo subito: “La donna è mobile” è una provocazione?
«Sì, è una delle arie di Verdi più note, talmente canticchiate che non si fa più caso al testo, dove la donna “muta di pensiero”, è inaffidabile, volubile, che poi è un modo negativo per dire “libera”. È un pregiudizio diventato abitudine, quindi tentiamo di ridare il senso alle parole. Partiamo dalla Maddalena del “Rigoletto” e arriviamo a quella di “Jesus Christ Superstar”, che non se la passa meglio. Da secoli si porta avanti l’idea che fosse una prostituta, quando la Chiesa stessa sostiene sia un equivoco».

A chi è indirizzato lo spettacolo?
«Davvero a tutti, perché è pieno di aneddoti e curiosità. È servito innanzitutto a me, segna una sorta di risveglio, è la sintesi di mie conquiste personali. Esistono convinzioni e convenzioni che non appartengono ad una società evoluta eppure le reputiamo normali. Io stessa l’ho fatto, senza accorgermene: normale essere pagata meno di un uomo per lo stesso lavoro, normale avere paura di camminare per strada da sola. Mi rendo conto che molti, soprattutto i più giovani, lo trovano incredibile, eppure è sotto gli occhi di tutti. Per certi versi, lo spettacolo dà la grande possibilità di svelare l’ovvio».

Però la scelta delle canzoni non sembra ovvia.
«Sono brani meno famosi di grandi artiste o brani noti di cui non si conoscono le storie. Ad esempio, molti attribuiscono un testo a Gaber ma è di Maria Monti, colei che coniò il termine “cantautore”. O non sanno che talvolta dietro Dalla c’è Paola Pallottino, o che dietro gli Aerosmith c’è Diane Warren. Recuperiamo donne straordinarie come Milly, la nostra Piaf, o Lotte Lenya, che ha ispirato Kurt Weil e Bowie, e raccontiamo le donne omesse nei crediti, costrette a nomi maschili per potersi esprimere o a suonare di nascosto perché il violoncello è troppo sconcio».

È una specie di giro del mondo con guida femminile?
«Giro non organizzato, nel senso che siamo partite dalle loro storie, e queste storie ci hanno portato a zonzo fra le canzoni e quindi fra vari generi. Da Gabriella Ferri e la sua “Remedios”, si arriva a “Baraye” e al movimento iraniano Donna, Vita, Libertà. C’è un filo per niente sottile che unisce tutte queste donne vissute in epoche diverse».

Come avete legato Anna Magnani a Billie Eilish?
«Parlando di chi ha cercato di non omologarsi ad un ideale di bellezza, che tra l’altro oggi sembra più pressante che in passato. Rifacciamo “Bad Guy” in versione ska-swing, e raccontiamo dei pozzi in cui cadiamo noi donne, prendendo spunto da un bellissimo dialogo fra Natalia Ginzburg e Alba de Céspedes».  

Uno spettacolo femminista?
«Direi più uno spettacolo femminile, che dà un punto di vista nostro, più inedito di quello maschile. Non è ostico né ostile, anzi, cerca di coinvolgere gli uomini, di renderli nostri alleati. E celebra le donne, la loro forza. Se io oggi sono chi sono, lo devo a chi mi ha aperto la strada, perciò anche io ho voluto fare un passo avanti, portando con me sul palco una band di sole donne. Donne agli strumenti, donne alla scrittura, chiuse insieme a creare in una villetta in Svizzera. È stata un’esperienza bellissima, mi ha permesso di scoprire una modalità di lavoro totalmente diversa».  

Avevi già collaborato con una donna, Ornella Vanoni.
«Fu la mia madrina quando vinsi Sanremolab, il concorso che mi portò in gara a Sanremo. Andai a casa sua, mi squadrò da capo a piedi e disse: “Sei carina, deve essere per questo che ti hanno scelto”. Schietta, a dir poco! Non intendeva offendermi ma avvisarmi dell’ambiente maschilista che avrei trovato. Lei, oltre che carina, mi trovava brava, infatti poi ha inciso con me “Amore a prima vista”. È una sorellona».  

Come hai vissuto la maternità?
«Mi dicevano che sarebbe stato un problema, che avrebbe assorbito tutto il mio tempo e rovinato la mia forma fisica. Il mercato sfrutta la tua carica erotica e ti convince che non sei molto più di quello. Invece, con la maternità, mi sono scrollata di dosso proprio il peso della mia faccia e del mio corpo. Se lo uso, lo faccio consapevolmente. E se non lo uso, mostro che c’è molto altro»

“Per le eccelse qualità vocali” l’anno scorso hai vinto il premio Maria Callas a New York.
«C’era il mio faccione proiettato su Times Square! Credo abbiano premiato la mia versatilità. Ho il privilegio di essere un po’ atipica, passo dal jazz al pop, dal tributo a Ella Fitzgerald al Festival di Sanremo, e in Cina, a Tokyo, in Russia, al Blue Note di New York, mi hanno sempre accolto con calore. Per fortuna c’è un pubblico che apprezza la libertà di espressione e ama essere sorpreso. Anche questo va ricordato a chi pensa che esistano solo gusti dettati dall’algoritmo».

Questo però è un bel salto per te...
«Be’, è qualcosa di nuovo, più rischioso, ma spero più completo. Prima mi impegnavo in tanti progetti diversi, mentre in “La donna è mobile” metto tutte le diversità in un unico progetto. Stimolante all’ennesima potenza, perchè in ognuna riconosco una parte di me: rancorosa, istrionica, gentile, fragile, determinata, ironica. Ecco, l’ironia è un’arma che le donne hanno usato spesso, vedi Dorothy Parker, che non poteva mancare».

C’è una doppia data a Selinunte (13 agosto, 13 settembre). Come mai?
«Una è con lo spettacolo intero, l’altra è con un estratto dello spettacolo all’interno di “A nome loro”, il festival per le vittime di mafia nato dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro. Sono consigliere dell’associazione ed è bello vedere che il festival cresce in partecipazione. La mafia è un altro atto di prevaricazione che si percepisce come sopito e invece è vivo e vegeto».  

Nello spettacolo ci sono brani tuoi?
«Un paio, i più attinenti al tema. Mi sono messa completamente al servizio delle altre, perché già raccontano me e spero che ci si ritrovi anche chi viene a vederlo. Penso che il ruolo dell’artista non sia solo quello di manifestare il proprio ego, ma di divulgare contenuti. Siamo tutti in fila indiana nel percorso della vita e, chi impara qualcosa, alza una lanternina per facilitare il cammino a chi segue. Magari olre che piacevole, sarà uno spettacolo utile».

 

La fotografia dell'articolo è pubblicata non integralmente. Link all'immagine originale

© 2025 Riproduzione riservata. Rockol.com S.r.l.
Policy uso immagini

Rockol

  • Utilizza solo immagini e fotografie rese disponibili a fini promozionali (“for press use”) da case discografiche, agenti di artisti e uffici stampa.
  • Usa le immagini per finalità di critica ed esercizio del diritto di cronaca, in modalità degradata conforme alle prescrizioni della legge sul diritto d'autore, utilizzate ad esclusivo corredo dei propri contenuti informativi.
  • Accetta solo fotografie non esclusive, destinate a utilizzo su testate e, in generale, quelle libere da diritti.
  • Pubblica immagini fotografiche dal vivo concesse in utilizzo da fotografi dei quali viene riportato il copyright.
  • È disponibile a corrispondere all'avente diritto un equo compenso in caso di pubblicazione di fotografie il cui autore sia, all'atto della pubblicazione, ignoto.

Segnalazioni

Vogliate segnalarci immediatamente la eventuali presenza di immagini non rientranti nelle fattispecie di cui sopra, per una nostra rapida valutazione e, ove confermato l’improprio utilizzo, per una immediata rimozione.